III DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C
Letture: Es 3,1-8.13-15; 1 Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9
In questo brano evangelico (Lc 13,1-9) Gesรน rifiuta la tradizione ebraica secondo cui le sofferenze e la morte sono castighi di Dio per i peccati degli uomini. La mentalitร etico-giuridica ebraica e poi del mondo romano hanno poi anche spesso presentato la morte di Gesรน come sacrificio necessario per dare soddisfazione adeguata allโoffesa infinita arrecata dallโuomo a Dio con il peccato.
Ma la croce di Cristo non fu โla necessitร della volontร di un Dio avido di riparazione per la sua maestร offesaโฆ Lโequivoco di questa teologia consiste nellโaccettare il Padre come lโassassino di Gesรน. Lโira divina non si sazia con la vendetta sui figli, fratelli di Gesรน: si estende al Figlio unigenito. A una visione talmente macabra dobbiamo rifiutare ogni legittimitร cristiana, perchรฉ distrugge tutta la novitร del Vangeloโฆ Tale rappresentazione ha molto poco a vedere con il Dio-Padre di Cristo… Dio assume i tratti del giudice crudele e sanguinario, pronto a richiedere fino allโultimo centesimo i debiti che si riferiscono alla giustizia… Ma questo รจ il Dio che abbiamo imparato ad amare e a cui ricorrere, sulla base dellโesperienza di Cristo? ร ancora il Dio del Figliol prodigo, che sa perdonare? Il Dio della pecorella smarrita, che lascia le novantanove nellโovile e va a cercare sui prati lโunica smarrita?โ (L. Boff).
Il modello di comprensione elaborato invece secondo la mentalitร greca pare piรน consono alla rivelazione di Gesรน. Tale concezione parte da questa riflessione: Dio ha creato lโuomo per amore: ma essendo infinito, illimitato, eterno, per creare qualcuno che potesse essergli partner nellโamore e che fosse quindi altro da sรฉ lo ha dovuto creare finito, limitato, mortale. Il dolore non รจ perciรฒ una โpunizioneโ, ma fa parte dellโordine biologico, del nostro essere creature e quindi โnon-Dioโ, e perciรฒ privi della sua perfezione (Catechismo Chiesa Cattolica, nn. 302.310). In altre parole, di fronte al nostro consueto chiederci: โMa perchรฉ Dio mi manda questa malattia o questo lutto?โ, la Fede cristiana risponde: โNon รจ Dio che ti manda il male. Il male fa parte della nostra condizione creaturale. Anzi, Dio si commuove in profonditร per la condizione dellโamato, e nel momento stesso in cui lo crea finito, pensa per lui il modo di farlo partecipe della sua vita infinita: per questo Dio progetta lโincarnazione del Figlio, per mezzo della quale Egli stesso prenderร su di sรฉ il limite dellโuomo e del creato fino alla morte e, per la sua resurrezione, porterร la finitudine umana nellโeternitร e nellโimmensitร della sua vita divina (Rm 8,17). Dio quindi non solo non ci manda le disgrazie, ma soffre con noi, porta le nostre croci nella sua Croce, muore con noi, discende agli inferi con noi, per distruggere con la sua resurrezione le nostre sofferenze e la nostra morteโ. Come dice S. Atanasio, โDio si รจ fatto uomo perchรฉ lโuomo si facesse Dioโ.
Che cammino di conversione dobbiamo fare per passare dalla concezione di un Dio giudice a quella di un Dio โche osserva la miseria del suo popoloโฆ, ascolta il suo gridoโฆ, e viene a liberarloโ (Prima Lettura: Es 3,1-8.13-15), a un Dio โche ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenitoโ (Gv 3,16)!
Questo Dio che ci chiede oggi solo due cose: di โnon mormorareโ, cioรจ di vivere un Cristianesimo gioioso, senza brontolamenti o lamentele continue (Seconda Lettura: 1 Cor 10,1-6.10-12), e di portare frutti di Amore, di generositร , di servizio (Vangelo: Lc 13,1-9).
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Il commento alle letture della domenica a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โBuona Bibbia a tuttiโ.