CHIAMATI AD ESSERE “CONSEGNATI”, COME GESU’
Il Vangelo odierno ci presenta il secondo (Mc 9,31-32) dei tre annunci di Passione in Marco: nel primo (8,30-33) Gesรน, subito dopo che Pietro a Cesarea lo aveva riconosciuto come il Cristo (Mc 8,27-29), a scanso di equivoci “apertamente cominciรฒ a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molte cose (“pollร ”), ed essere riprovato”.
Nel secondo annuncio, che la Liturgia ci propone oggi, il concetto chiave รจ “essere consegnato” (9,31): “essere consegnato” รจ non essere piรน padroni di se stessi, รจ accettare che gli altri ci dominino, รจ diventare servi, schiavi. Gesรน “sarร consegnato”, come il Servo di IHWH (Is 53,10), i profeti (Ger 26), i giusti (Dn 7,24-28), il Battista (Mc 1,14).
Nel terzo annuncio (10,32-34) verrร ancor meglio esplicitato il senso di questa “consegna” (10,33) del Figlio: “lo condanneranno a morte,…, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno”, come profetizzato giร oggi nella prima Lettura (Sap 2,12.17-20).
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Tutta la vita di Gesรน รจ un “consegnarsi”: infatti sarร “consegnato” ai Sommi Sacerdoti (Mc 14,10), a Pilato (15,1-10), ai soldati (15,15), e “si consegnerร ” nell’Eucarestia (Lc 22,19; 1 Cor 11,24).
Di fronte a questa prospettiva i discepoli si ribellano: al primo annuncio, Pietro si pone a fianco di Gesรน, “lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo” (8,32). Ma Gesรน rimette Pietro nel suo ruolo di discepolo, che deve camminare dietro al Maestro: “Opรฌso mou!”, “Va’ dietro a me!”, e lo chiama satana, avversario (8,33). E subito in cinque sentenze annuncia il programma per coloro che vogliono mettersi alla sua sequela: il discepolo dovrร rinnegare, cioรจ disconoscere, sรจ stesso, e non conoscere altro che la volontร di Dio (8,34); solo nel prendere la croce potrร seguire il Maestro (8,34); dovrร misurare la propria vita non in base a ciรฒ che avrร ma per quanto sarร capace di donare (8,35-37); Gesรน si vergognerร di coloro che si vergognano della sua logica (8,38); chi invece si “consegna” come Gesรน, giร in questa vita ne sperimenterร la potenza (9,1).
Dopo questo secondo annuncio, i discepoli non osano piรน contestarlo apertamente (9,32), ma tra loro continuano a “discutere chi fosse il piรน grande” (9,34). Gesรน ribadisce con chiarezza: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti” (9,35). Anche dopo il terzo annuncio di Passione, Giacomo e Giovanni andranno a chiedergli “di sedere nella gloria uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra” (10,37). E Gesรน ribadirร la chiamata al farsi “servi di tutti”, sul suo esempio (10,44-45).
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Ci viene da sorridere di fronte a tanta ostinazione dei discepoli, a tanta stupiditร spirituale. Ma gli evangelisti hanno insistito nel presentarci questa apostolica stoltezza perchรฉ essa รจ la grande tentazione di sempre per il credente. ร la Chiesa, siamo tutti noi, sono io, che ogni giorno rifiutiamo praticamente questa logica di Dio. Tutti noi vogliamo essere i primi e non gli ultimi; tutti noi vogliamo “realizzare” e la nostra vita e non certo perderla; tutti noi vogliamo decidere di noi stessi, e non certo che gli altri dispongano di noi; tutti noi vogliamo gli onori e rifuggiamo gli oltraggi e la persecuzione; tutti noi prediligiamo una vita di comoditร piuttosto che di sacrificio; tutti noi preferiamo godere che soffrire, comandare che obbedire, ricevere che dare, essere serviti piuttosto che servire. A nessuno va di essere “consegnato”, divenire “un uomo per gli altri”, un possesso altrui, che tutti possono usare; a nessuno va di “svuotarsi” per gli altri, perdersi per essi, farsi consumare, mangiare dagli altri, diventare “l’ultimo e il servo di tutti” (9,35)…
Eppure siamo chiamati, ci dice la seconda Lettura (Gc 3,16-4,3) ad una vita โanzitutto รจ pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sinceraโ: a vivere, cioรจ, come Gesรน!
Il commento alle letture della domenica a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โBuona Bibbia a tuttiโ.