Carlo Miglietta – Commento alle letture di domenica 22 Gennaio 2023

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Siamo nel momento di passaggio tra il ministero del Battista e quello di Gesù. Giovanni Battista viene “consegnato” (paredòke): “essere consegnato” (paradìdonai) è non essere più padroni di se stessi, è accettare che gli altri ci dominino, è diventare servi, schiavi. Anche Gesù, come il Battista, sarà “consegnato”, come il Servo di IHWH (Is 53,10.12), i profeti (Ger 26), i giusti (Dn 7,24-27). Tutta la vita di Gesù è un “consegnarsi”: infatti è “consegnato” ai Sommi Sacerdoti (Mc 14,10-11), a Pilato (Mc 15,1-10), ai soldati (Mc 15,15), e nell’Eucarestia il suo corpo è “consegnato” (Lc 22,19). È la Chiesa, siamo tutti noi, sono io, che ogni giorno rifiutiamo praticamente di seguire l’esempio di Gesù e del Battista. Tutti noi vogliamo essere i primi e non gli ultimi; tutti noi vogliamo “realizzare” la nostra vita e non certo perderla; tutti noi vogliamo decidere di noi stessi, e non certo che gli altri dispongano di noi; tutti noi vogliamo gli onori e rifuggiamo gli oltraggi e la persecuzione; tutti noi prediligiamo una vita di comodità piuttosto che di sacrificio; tutti noi preferiamo godere che soffrire, comandare che obbedire, ricevere che dare, essere serviti piuttosto che servire. A nessuno va di essere “consegnato”, divenire “un uomo per gli altri”, un possesso altrui, che tutti possono usare; a nessuno va di “svuotarsi” per gli altri, perdersi per essi, farsi consumare, mangiare dagli altri, diventare “l’ultimo e il servo di tutti” (Mc 9,35), come Gesù il Cristo: eppure è a questo che siamo chiamati alla sequela del Signore! 

Gesù “si ritirò (verbo anachoréo) in Galilea” (Mt 4,13), nella zona di Cafarnao, che diventa la seconda patria di Gesù, dove resterà fino al capitolo 18. 

Cafarnao, nella cosiddetta “Galilea delle genti”, è un luogo a metà strada tra Israele e i pagani. La zona di Neftali è molto popolosa, molto fertile. Giuseppe Flavio dice che il più piccolo dei paesi contava almeno quindicimila abitanti.  La salvezza è per Israele e per i pagani, e quindi il luogo più adatto per il primo annuncio del Vangelo è proprio questa zona, abitata da Giudei e da pagani. Si compie così la profezia di Isaia, che Matteo cita modificandone profondamente il testo: “Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce” (Is 8,23-9,1). 

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Questa regione, in cui abitavano i due figli di Giacobbe, Zabulon e Neftali, che vengono nominati espressamente, subì una dura vessazione da parte del re assiro Tiglatpileser III nel 733 a. C., tanto da essere considerata “zona di oppressione”. Per questo Isaia profetizza la sua liberazione. 

In questa regione Gesù inizia a proclamare il Vangelo del Regno, che è per tutti, ebrei e pagani: Matteo, che scrive per gli ebrei, vuole subito chiarire loro che la salvezza non sarà solo per il Popolo di Israele, ma che sarà offerta a tutte le nazioni. Inoltre la scelta di iniziare in questo territorio sottolinea che il Vangelo è un annuncio di redenzione.  

Matteo rimarca: “perché si adempisse ciò che era stato detto” (Mt 4,14), come farà altre undici volte. La Parola di Dio si compie sempre. La Parola di Dio si realizza con certezza. Come aveva profetizzato Isaia: “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55,10-11). 

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“Convertitevi (Metanoeìte)!” (Mt 4,17): convertirsi vuol dire cambiare modo di pensare (meta – nous, girare il cervello), di sentire, di agire, cambiare direzione alla vita. E perché convertirsi? Perché il Regno dei cieli è vicino. Il verbo “è vicino” (ègghiken) si può anche tradurre “è arrivato”. Cioè tutto il Regno di Dio, che è luce, libertà, giustizia, fraternità, gioia non è qualcosa da attendere per chissà quando. È arrivato, è qui. Basta che tu ti converta, ti giri e lo viva.

Per questo segue il racconto di due chiamate, quelle dei primi quattro discepoli. Il racconto è plasmato sul modello delle chiamate dei profeti (1 Re 19,19-21) e vuole essere paradigmatico per ogni credente. Gesù passa lungo il mare di Galilea e innanzitutto “vede”, con il suo sguardo di discernimento, “due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettano le reti in mare” (Mt 4,18): e dice loro: “Venite dietro a me (opíso mou), vi farò pescatori di uomini” (Mt 4,19).

A questa parola i due fratelli rispondono “subito” (Mt 4,22), prontamente, abbandonando la loro professione per seguire Gesù. C’è poi il racconto della vocazione dell’altra coppia di fratelli, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo. “Stessa dinamica, con l’aggiunta della precisazione che i due fratelli non lasciano solo la barca, ma anche il padre; c’è dunque una rinuncia alla professione e alla famiglia, c’è una reale rottura tra ciò che si era e ciò che si diventa alla sequela di Gesù. La risposta del chiamato (nessuna auto-candidatura al discepolato!) è incondizionata e senza dilazioni, ieri come oggi” (E. Bianchi).

Due annotazioni:

  1. Primo: Gesù è l’unico Rabbi, di cui si sa, nella storia del Giudaismo, che si scegliesse lui i discepoli. Come ancora oggi, erano sempre i discepoli a scegliersi un Rabbi, un maestro. Per capirci, non scelgo io se fare il liceo scientifico, il classico, o geometra o istituti professionali vari… No!! Qui è il Preside che mi chiama e mi dice: “Vieni!”.
  2. Secondo: la Parola di Cristo è Parola di Dio, e quindi sempre si realizza. Tutta questa sezione è proprio sotto questo segno. Il tema dominante è la Parola autorevole di Gesù, potente nell’insegnare come nell’operare. 

Il nostro brano è concluso da un “sommario” che riassume tutta l’attività di Gesù (Mt 4,23-25): la predicazione itinerante in Galilea, quindi aperta anche ai pagani, l’insegnamento nelle sinagoghe ebraiche, e la sua intensa attività taumaturgica: in Gesù il Regno si è fatto a noi vicino con tutta la sua ricchezza di guarigione, di liberazione, di salvezza. 

Carlo Miglietta


Il commento alle letture di domenica 22 gennaio 2023 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.