Carlo Miglietta – Commento alle letture di domenica 20 Febbraio 2022

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Dalla vendetta all’amore per i nemici

Nella Bibbia c’è una progressione di comprensione del mistero di Dio tra l’Antico e il Nuovo Testamento, e solo in Gesù, il Verbo vivente del Padre, si ha la Rivelazione definitiva: tutto l’Antico Testamento altro non è che profezia di Gesù, che dell’Antico Testamento è l’esegesi ultima.

I libri dell’Antico Testamento “contengono cose imperfette e caduche… Dio… ha sapientemente disposto che il Nuovo fosse nascosto nel Vecchio e il Vecchio fosse svelato nel Nuovo. Poiché, anche se Cristo ha fondato la Nuova Alleanza nel sangue suo (cfr Lc 22,20; 1 Cor 11,25), tuttavia i libri del Vecchio Testamento, integralmente assunti nella predicazione evangelica, acquistano e manifestano il loro pieno significato nel Nuovo Testamento (cfr Mt 5,17; Lc 24,27), che essi a loro volta illuminano e spiegano” (Dei Verbum, nn. 15-16). “Per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare… al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura” (Dei Verbum, n. 12).

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Questa progressione si nota con chiarezza sul tema della vendetta. Lamech, pronipote di Caino, afferma: “Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette” (Gen 4,23-24). Il resto del Pentateuco fa già un grande passo avanti, limitando la vendetta alle dimensioni dell’offesa: “Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede” (Es 21,24), “Frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatta all’altro” (Lev 24,20; Dt 19,21); si passa cioè da una vendetta settantasette volte l’offesa a una ritorsione che non può superare l’offesa.

Con troppa facilità abbiamo epurato dalla Liturgia delle Ore i cosiddetti Salmi imprecatori, perché erroneamente considerati troppo crudi e violenti. In realtà essi rappresentano un’ulteriore maturazione dell’etica. Infatti sono espressione di un atteggiamento di non-violenza: gli uomini rinunciano ad ogni vendetta e affidano a Dio il giudizio, anche se esprimono ciò nel genere letterario della vittima che chiede l’eliminazione del carnefice: “Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame, per tanti loro delitti disperdili, perché a te si sono ribellati” (Sl 5,11); “Tornino gli empi negli inferi, tutti i popoli che dimenticano Dio” (Sl 9,18); “La loro tavola sia per essi un laccio, un’insidia i loro banchetti. Si offuschino i loro occhi, non vedano; sfibra per sempre i loro fianchi. Riversa su di loro il tuo sdegno, li raggiunga la tua ira ardente. La loro casa sia desolata, senza abitanti la loro tenda” (Sl 69,23-26); “Siano confusi e annientati quanti mi accusano, siano coperti d’infamia e di vergogna quanti cercano la mia sventura” (Sl 71,13); “Mio Dio, rendili come turbine, come pula dispersa dal vento. Come il fuoco che brucia il bosco e come la fiamma che divora i monti, così tu inseguili con la tua bufera e sconvolgili con il tuo uragano. Copri di vergogna i loro volti perché cerchino il tuo nome, Signore. Restino confusi e turbati per sempre, siano umiliati, periscano” (Sl 83,14-18).

Con Gesù si arriva invece ad un superamento completo della vendetta. Anzi, Gesù afferma: “Avete inteso che fu detto: «occhio per occhio e dente per dente»; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due” (Mt 5,38-41); “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da’ a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi” (Lc 6,27-35).

E Paolo, sull’esempio del Maestro, riprende: “Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: «A me la vendetta, sono io che ricambierò», dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” (Rm 12,19-21).

Chiamati all’“imitatio Dei”

Gesù porta una vera rivoluzione, che pare inaccettabile e folle agli occhi del mondo. Perché giunge e chiedere tanto ai suoi discepoli? Innanzitutto perché il credente è chiamato all’“imitatio Dei”, cioè a modellarsi su Dio stesso: “Egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,35-36). Ha detto Papa Francesco: “Dobbiamo guardare al Padre. Nostro Padre è Dio: fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni; fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Nostro Padre al mattino non dice al sole: «Oggi illumina questi e questi; questi no, lasciali nell’ombra!» Dice: «Illumina tutti». Il suo amore è per tutti, il suo amore è un dono per tutti, buoni e cattivi. E Gesù finisce con questo consiglio: «Voi dunque siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste». Dunque l’indicazione di Gesù è di imitare il Padre in quella perfezione dell’amore. Lui perdona ai suoi nemici. Fa tutto per perdonarli. Pensiamo con quanta tenerezza Gesù riceve Giuda nell’orto degli ulivi, quando tra i discepoli c’è chi pensa alla vendetta”; “Gesù non ha puntato il dito contro quelli che l’hanno condannato ingiustamente e ucciso crudelmente, ma ha aperto loro le braccia sulla croce. E ha perdonato. Allora, se vogliamo essere discepoli di Cristo, se vogliamo dirci cristiani, questa è la via. Amati da Dio, siamo chiamati ad amare; perdonati, a perdonare; toccati dall’amore, a dare amore senza aspettare che comincino gli altri; salvati gratuitamente, a non ricercare alcun utile nel bene che facciamo”.

Perdonare perché perdonati

Il secondo motivo è che “dobbiamo perdonare perché Dio ci ha perdonato e ci perdona sempre”, afferma Papa Francesco: “Se non perdoniamo del tutto, non possiamo pretendere di essere perdonati. Invece, se i nostri cuori si aprono alla misericordia, se si suggella il perdono con un abbraccio fraterno e si stringono i vincoli della comunione, proclamiamo davanti al mondo che è possibile vincere il male con il bene”.

La “differenza cristiana”

Afferma Papa Francesco: “Amare i nemici non è un optional, è un comando. Non è per tutti, ma per i discepoli”. Tertulliano diceva: “Amare gli amici lo fanno tutti, i nemici li amano soltanto i cristiani.”. “«Gesù — ha ricordato il Papa — dice che si deve fare questo perché altrimenti siete come i pubblicani, come i pagani, e non siete cristiani». “Questa è la «differenza cristiana», la differenza del discepolo di Gesù rispetto a giudei o pagani, indifferenti o non credenti. Amare l’altro nella sua irriducibile alterità, al di fuori di ogni logica di reciprocità, che richiede il contraccambio e il riconoscimento reciproco dei diritti. Spetta dunque al cristiano vincere la paura del diverso, avere il coraggio di opporre il bene al male, assumere un comportamento pieno di amore gratuito verso i nemici, chiedere a Dio il bene, la felicità, la vita dell’aggressore. David Flusser, un grande studioso ebreo che pure era affascinato e in attento ascolto di Gesù, diceva che questo suo comando era l’unico che non poteva trovare realizzazione, ma era destinato a restare utopia. Eppure la storia testimonia di discepoli e discepole che, come Stefano, il primo martire cristiano, hanno vissuto questo comando fino alla morte, invocando il perdono (cfr At 7,60), come Gesù aveva fatto sulla croce (cfr Lc 23,34)” (E. Bianchì).

L’estremismo dell’Amore

 Anche Papa Francesco parla di “novità cristiana. È la differenza cristiana. Pregare e amare: ecco quello che dobbiamo fare; e non solo verso chi ci vuol bene, non solo verso gli amici, non solo verso il nostro popolo. Perché l’amore di Gesù non conosce confini e barriere. Il Signore ci chiede il coraggio di un amore senza calcoli. Perché la misura di Gesù è l’amore senza misura; Il Signore non è stato prudente, non è sceso a compromessi, ci ha chiesto l’estremismo della carità. È l’unico estremismo cristiano: quello dell’amore”; “Chi ama Dio – ha ribadito Papa Francesco – non ha nemici nel cuore. Il culto a Dio è il contrario della cultura dell’odio. E la cultura dell’odio si combatte contrastando il culto del lamento. Ecco la rivoluzione di Gesù, la più grande della storia: dal nemico da odiare al nemico da amare, dal culto del lamento alla cultura del dono. Se siamo di Gesù, questo è il cammino!”.

Come fare?

Dice ancora Papa Francesco: “Di fronte ai tanti drammi che segnano l’umanità è difficile fare questa scelta: come si può amare, infatti, quelli che prendono la decisione di fare un bombardamento e ammazzare tante persone? Come si possono amare quelli che per amore dei soldi non lasciano arrivare le medicine a chi ne ha bisogno, agli anziani, e li lasciano morire? E ancora: come si possono amare le persone che cercano solo il loro interesse, il loro potere e fanno tanto male?”.

Pregare

“Come si può fare? Gesù ci dice: pregate, pregate per i vostri nemici». La preghiera fa miracoli e ciò vale non solo quando siamo in presenza di nemici; vale anche quando nutriamo qualche antipatia, «qualche piccola inimicizia». E allora bisogna pregare, perché «è come se il Signore venisse con l’olio e preparasse i nostri cuori alla pace»” (Papa Francesco).

“Perché tutto questo sia possibile è indispensabile ciò che sempre è ricordato dai Vangeli accanto al comando di amare i nemici, e cioè la preghiera per i persecutori, l’intercessione per gli avversari: «Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori» (Mt 5,44). Se non si assume l’altro – e in particolare l’altro che si è fatto nostro nemico, che ci contraddice, che ci osteggia, che ci calunnia – nella preghiera, imparando così a vederlo con gli occhi di Dio, nel mistero della sua persona e della sua vocazione, non si potrà mai arrivare ad amarlo! Ma deve essere chiaro che l’amore del nemico è questione di profondità di fede, di «intelligenza del cuore», di ricchezza interiore, di amore per il Signore, e non semplicemente di buona volontà!” (E. Bianchi).

Lasciarci trasformare da Gesù

“Gesù sa benissimo che amare i nemici va al di là delle nostre possibilità, ma per questo si è fatto uomo: non per lasciarci così come siamo, ma per trasformarci in uomini e donne capaci di un amore più grande, quello del Padre suo e nostro. Questo è l’amore che Gesù dona a chi lo ascolta. E allora diventa possibile! Con Lui, grazie al suo amore, al suo Spirito noi possiamo amare anche chi non ci ama, anche chi ci fa del male. Gesù vuole che in ogni cuore l’amore di Dio trionfi sull’odio e sul rancore” (Papa Francesco).

Carlo Miglietta


Il commento alle letture di domenica 20 febbraio 2022 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.