Dopo essersi proclamato luce del mondo (Gv 8,12), Gesù dà un segno concreto di quanto ha detto, portando un cieco, simbolo di ogni uomo, dalle tenebre alla luce. Il Battesimo ripete questo miracolo per ciascuno di noi. C’è qui una dura polemica antigiudaica, e la rappresentazione tipologica, nella figura del cieco, di ogni credente.
Gesù crea l’uomo nuovo (1-12)
Nella festa di chiusura di Sukkoth, la festa delle Capanne, l’ottavo giorno, si leggevano l’ultimo capitolo del Deuteronomio e i primi capitoli della Genesi, con la creazione dell’uomo. “Il cieco rappresenta la condizione naturale dell’uomo: egli è nell’oscurità anche se non ha peccato” (E. Bianchi). Gesù “gli unse gli occhi con il fango” è una chiara allusione alla creazione.
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E lo mandò alla piscina di Shiloh (= fonte d’acqua), translitterata da Giovanni in Siloe (= Inviato) per dare un preciso riferimento cristologico battesimale. Il cieco diventa un uomo nuovo, irriconoscibile (vv. 8-9), un altro Cristo, tanto che applica a sé il nome stesso di Dio: “IO SONO” (v. 9).
Un dibattito battesimale (13-34)
Il cieco professa davanti ai farisei che Gesù è il suo Salvatore. Nelle prime comunità i catecumeni adulti, presentati dai genitori-padrini, vengono interrogati sulla propria fede, e ne fanno pubblica professione.
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Ma il cieco viene “cacciato fuori” (v. 34). L’adesione a Cristo comporta la scomunica da parte della sinagoga e del mondo. Essere discepoli di Gesù significa andare incontro a emarginazioni ed esclusioni.
L’incontro con Gesù (35-41)
Ma è Gesù che ci viene a cercare nel momento della sofferenza e della persecuzione. Alla domanda battesimale: “Credi nel Figlio dell’uomo?”, non resta che rispondere con slancio, come il cieco guarito: “Io credo, Signore!”, e prostrarsi, gesto liturgico di adorazione (v. 38).
Ha detto Papa Francesco: “Il Vangelo odierno ci presenta l’episodio dell’uomo cieco dalla nascita, al quale Gesù dona la vista. Il lungo racconto si apre con un cieco che comincia a vedere e si chiude – è curioso questo – con dei presunti vedenti che continuano a rimanere ciechi nell’anima…
Oggi, siamo invitati ad aprirci alla luce di Cristo per portare frutto nella nostra vita, per eliminare i comportamenti che non sono cristiani… Dobbiamo pentirci di questo, eliminare questi comportamenti per camminare decisamente sulla via della santità. Essa ha la sua origine nel Battesimo. Anche noi infatti siamo stati «illuminati» da Cristo nel Battesimo, affinché, come ci ricorda san Paolo, possiamo comportarci come «figli della luce» (Ef 5,8), con umiltà, pazienza, misericordia.
Questi dottori della legge non avevano né umiltà, né pazienza, né misericordia…! Domandiamoci: come è il nostro cuore? Ho un cuore aperto o un cuore chiuso? Aperto o chiuso verso Dio? Aperto o chiuso verso il prossimo? Sempre abbiamo in noi qualche chiusura nata dal peccato, dagli sbagli, dagli errori. Non dobbiamo avere paura! Apriamoci alla luce del Signore, Lui ci aspetta sempre per farci vedere meglio, per darci più luce, per perdonarci. Non dimentichiamo questo!”.
Carlo Miglietta
Il commento alle letture di domenica 19 marzo 2023 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.