Carlo Miglietta – Commento alle letture di domenica 14 Maggio 2023

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Affermava Bonhoeffer: “Il sacerdote, contrapposto al profeta, la Chiesa del mondo contrapposta alla Chiesa della fede, la Chiesa di Aronne contrapposta a quella di Mosè: questo è l’eterno conflitto nella Chiesa di Cristo… Chiesa dei sacerdoti – Chiesa della Parola; Chiesa di Aronne – Chiesa di Mosè: questo scontro storico ai piedi del Sinai, la fine della Chiesa del mondo e l’apparire della parola di Dio, si ripete nella nostra Chiesa giorno per giorno, domenica per domenica. Una Chiesa del mondo, che non vuole aspettare, che non vuole vivere dell’invisibile, una Chiesa che si fa da sola i suoi dei; una Chiesa che vuole avere il dio che le piace e che non si preoccupa di piacere a Dio; una Chiesa che vuole fare da sé ciò che Dio non fa; una Chiesa che è pronta a qualunque sacrificio, purché vi sia idolatria, divinizzazione di pensiero e valori umani; una Chiesa che si attribuisce una divina onnipotenza nel sacerdozio: così continua ad essere la nostra Chiesa che si raduna per il culto divino.

E come Chiesa che ha i propri idoli distrutti e infranti al suolo, come Chiesa che deve di nuovo sentirsi dire: «Io sono il Signore tuo Dio», come Chiesa che si annienta, colpita da questa parola, come Chiesa di Mosè, Chiesa della Parola: così dovremmo allora uscirne. Da impaziente che era, la Chiesa si fa Chiesa della silenziosa attesa, da Chiesa dell’impetuosa esigenza di vedere, si fa Chiesa della fede senza esaltazione, da Chiesa dell’autoidolatria, si fa Chiesa che adora il solo Dio… In quanto Chiesa che è contemporaneamente Chiesa di Mosè e di Aronne, noi indichiamo la croce e diciamo: «Ecco, Israele, questo è il tuo Dio che ti ha liberato dalla schiavitù e continuerà a farlo. Venite, credete, adorate!»”.   

La Chiesa deve essere innanzitutto docile all’azione dello Spirito, che “viene in aiuto alla nostra debolezza” (Rm 8,26), per trasformare la sua Chiesa con la sua “azione” costante (2 Cor 3,18), con la sua “forza” (Lc 24,49), con la sua “potenza” (Lc 4,14): “Ricevete su di voi la forza dello Spirito Santo… Allora diventerete miei testimoni” (At 1,8).  

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Lo Spirito rende la Chiesa capace di entusiasmo e di estasi (At 2,1-40). “Entusiasmo”, come dice la parola stessa, significa “possedere Dio dentro”: “èntheos” è colui che è inabitato da Dio. Lo Spirito dà alla Chiesa la consapevolezza di essere il luogo della Presenza di Dio: avere entusiasmo è lasciarsi guidare dall’energia creativa e vivificante dello Spirito stesso (Gv 14,16-17; Rm 8,9-11; 1 Cor 3,16). Estasi non è tanto esperienza prodigiosa quanto saper “uscire da noi stessi” andare verso il mondo per servirlo, amarlo, proclamare l’Evangelo.

Lo Spirito dà alla Chiesa novità e freschezza (Gen 1,2; Mt 1,20; Rm 1,4; 1 Tm 3,16; At 2,32), forza di sintesi e di unità, e al contempo energia di differenziazione e di pluralismo (1 Cor 12,7-13), capacità di comunicazione e relazione (At 2,11), vita piena (Gv 6,63) nello Spirito stesso (Gv 14,16-17; Rm 8,9-11; 1 Cor 3,16).

“Sì, voglio una Chiesa aperta, una Chiesa che abbia le porte aperte alla gioventù, una Chiesa che guardi lontano. Non saranno né il conformismo né tiepide promesse a rendere la Chiesa interessante. Io confido nella radicalità della parola di Gesù che dobbiamo tradurre nel nostro mondo: come aiuto nell’affrontare la vita, come buona novella che Gesù vuole portare” (C. M. Martini).  “Spiritualità” sarà allora essere pieni di Spirito santo per orientare con passione tutta la propria esistenza a contrapporsi alla logica di morte presente nel mondo attuale, impegnandosi a promuovere ogni forma di vita, di tutti e in ogni occasione, a partire da quelle vite più minacciate e oppresse, in cui lo Spirito Santo “è spento” (1 Ts 5,19) e “rattristato” (Ef 4,30). 

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Ha detto Papa Francesco: “Il dono dello Spirito Santo, che è presente in noi, ci istruisce, rende viva la Parola di Dio che leggiamo, suggerisce significati nuovi, apre porte che sembravano chiuse, indica sentieri di vita là dove sembrava ci fossero solo buio e confusione. Io vi domando: voi pregate lo Spirito Santo? Ma chi è questo grande Sconosciuto? Noi preghiamo il Padre, sì, il Padre Nostro, preghiamo Gesù, ma dimentichiamo lo Spirito…! Tante volte – questo mi ha fatto pensare – per noi lo Spirito Santo è lì, come se fosse una Persona che non conta. Lo Spirito Santo è quello che ti dà vita all’anima! Lasciatelo entrare.

Parlate con lo Spirito così come parlate con il Padre, come parlate con il Figlio: parlate con lo Spirito Santo…! In Lui c’è la forza della Chiesa, è quello che ti porta avanti. Lo Spirito Santo è discernimento in azione, presenza di Dio in noi, è il dono, il regalo più grande che il Padre assicura a coloro che lo chiedono (cfr Lc 11,13). E Gesù come lo chiama? “Il dono”: “Rimanete qui a Gerusalemme aspettando il dono di Dio”, che è lo Spirito Santo. È interessante portare la vita in amicizia con lo Spirito Santo: Lui ti cambia, Lui ti fa crescere… Mai lasciare questo dialogo con lo Spirito Santo. E con questi aiuti, che il Signore ci dà, non dobbiamo temere. Avanti, coraggio e con gioia!”.

Carlo Miglietta


Il commento alle letture di domenica 14 maggio 2023 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.