Nella Bibbia sta scritto che non si doveva avere rapporti con i samaritani, considerati fuori della comunione di Israele perché razzialmente ibridi e con un culto spesso sincretista, che univa l’adorazione al Dio di Israele con quella ad altre divinità (2 Re 17,34-41). Al ritorno dall’esilio, quando i samaritani si offrono di collaborare per ricostruire il tempio di Gerusalemme, gli Israeliti sdegnati rispondono: “Non c’è nulla tra voi e noi perché edifichiate una casa per il nostro Dio; noi soli dobbiamo edificarla per il Signore Dio d’Israele” (Esd 4,3). E il Siracide afferma: “Contro due popoli sono irritato, il terzo non è neppure un popolo: quanti abitano sul monte Seir e i Filistei e lo stolto popolo che abita in Sichem (ndr: i samaritani)” (Sir 50,25-26).
“Tra samaritani e giudei vi è un’inimicizia ancestrale: l’odio è radicato e risale almeno al dopo esilio, al tempo di Neemìa (sec. IV a.C.) quando ai samaritani è proibito di offrire sacrifici al tempio e ai giudei di sposare una samaritana. Se un giudeo offende un altro giudeo chiamandolo «samaritano», commette un delitto punito con i «quaranta colpi meno uno», cioè con trentanove frustate” (P. Farinella). Gesù stesso fu accusato di essere un samaritano, un eretico: “Gli risposero i Giudei: «Non diciamo con ragione noi che sei un samaritano e hai un demonio?»” (Gv 8,48).
Ma Gesù va anche in Samaria ad annunciare il Regno di Dio, anche se è respinto dai samaritani perché sta andando a Gerusalemme, mentre essi adorano Dio sul monte Garizim (Lc 9,52-55).
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Gesù parla bene dei samaritani: nella parabola su chi sia il nostro prossimo, mentre il sacerdote e il levita, forse proprio per non contrarre impurità legale, non si fermano a soccorrere il malcapitato assalito dai briganti, è solo un samaritano che è posto come modello di amore (Lc 10,30-37). Così nella guarigione dei dieci lebbrosi Gesù sottolinea come solo un samaritano sia tornato a ringraziare (Lc 17,11-19).
Papa Francesco ci ricorda che “proprio la popolazione samaritana sarà una delle prime ad aderire alla predicazione cristiana degli Apostoli”.
Nel brano odierno del Vangelo Gesù si ferma a parlare con una donna samaritana per annunciare a lei, al pozzo di Giacobbe, il Regno di Dio (Gv 4,1-43).
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Dice Papa Francesco: “Mentre i discepoli vanno nel villaggio a procurarsi da mangiare, Gesù rimane presso un pozzo e chiede da bere a una donna, venuta lì ad attingere l’acqua. E da questa richiesta comincia un dialogo. «Come mai un giudeo si degna di chiedere qualcosa a una samaritana?». Gesù risponde: se tu sapessi chi sono io, e il dono che ho per te, saresti tu a chiedere e io ti darei «acqua viva»”, un’acqua che sazia ogni sete e diventa sorgente inesauribile nel cuore di chi la beve (vv. 10-14)…
Quando la donna si accorge che l’uomo con cui sta parlando è un profeta, gli confida la propria vita e gli pone questioni religiose. La sua sete di affetto e di vita piena non è stata appagata dai cinque mariti che ha avuto, anzi, ha sperimentato delusioni e inganni. Perciò la donna rimane colpita dal grande rispetto che Gesù ha per lei e quando Lui le parla addirittura della vera fede, come relazione con Dio Padre «in spirito e verità», allora intuisce che quell’uomo potrebbe essere il Messia, e Gesù – cosa rarissima – lo conferma: «Sono io, che parlo con te» (v. 26). Lui dice di essere il Messia ad una donna che aveva una vita così disordinata…
Noi forse andiamo in cerca di «pozzi» le cui acque non ci dissetano. Quando dimentichiamo la vera acqua, andiamo in cerca di pozzi che non hanno acque pulite. Allora questo Vangelo è proprio per noi! Non solo per la samaritana, per noi. Gesù ci parla come alla Samaritana. Certo, noi già lo conosciamo, ma forse non lo abbiamo ancora incontrato personalmente. Sappiamo chi è Gesù, ma forse non l’abbiamo incontrato personalmente, parlando con Lui, e non lo abbiamo ancora riconosciuto come il nostro Salvatore. Questo tempo di Quaresima è l’occasione buona per avvicinarci a Lui, incontrarlo nella preghiera in un dialogo cuore a cuore, parlare con Lui, ascoltare Lui; è l’occasione buona per vedere il suo volto anche nel volto di un fratello o di una sorella sofferente. In questo modo possiamo rinnovare in noi la grazia del Battesimo, dissetarci alla fonte della Parola di Dio e del suo Santo Spirito; e così scoprire anche la gioia di diventare artefici di riconciliazione e strumenti di pace nella vita quotidiana”.
Carlo Miglietta
Il commento alle letture di domenica 5 marzo 2023 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.