Alle ore 9 di questa mattina, nellโAula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, lโEm.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la terza Predica di Quaresima (prima, seconda).
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: โMa voi, chi dite che io sia?โ (Matteo 16,15).
Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 15, e 22 marzo.
IO SONO IL BUON PASTORE
Continuiamo la nostra riflessione sui grandi โIo Sonoโ di Cristo nel Vangelo di Giovanni. Questa volta Gesรบ non si presenta a noi con simboli di realtร fisiche inanimate โil pane, la luce -, ma con un personaggio umano, il pastore: โIo โdice- sono il buon pastore!โ. Ascoltiamo la parte del discorso in cui รจ contenuta lโauto-proclamazione di Cristo:
Io sono il buon pastore. Il buon pastore dร la propria vita per le pecore. Il mercenario โ che non รจ pastore e al quale le pecore non appartengono โ vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perchรฉ รจ un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, cosรฌ come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore (Gv 10, 11-15).
Lโimmagine di Cristo โbuon Pastoreโ ha un posto privilegiato nellโarte e nelle iscrizioni paleocristiane. Il Buon Pastore รจ presentato, secondo il modulo classico, nello splendore della giovinezza. Porta sulle spalle la pecora che tiene ben salda per le zampe. Lโimmagine giovannea del buon pastore รจ ormai fusa per sempre con quella sinottica del pastore che va in cerca della pecorella smarrita (Lc 15, 4-7).
Il contesto del brano sul buon pastore รจ lo stesso dei due capitoli precedenti e cioรจ la discussione con โi giudeiโ che ha luogo a Gerusalemme, in occasione della festa delle Capanne. Ma in Giovanni si sa che il contesto conta relativamente, perchรฉ, diversamente dai Sinottici, egli non รจ preoccupato di darci un resoconto storico e coerente della vita di Gesรบ (che sembra dare per conosciuto), ma un insieme di โsegniโ e di insegnamenti del Maestro. Questi tuttavia non appaiono mai fuori del tempo e dello spazio, come avviene nei libri di teologia, ma anchโessi situati in luoghi e tempi precisi (a volte piรน precisi degli stessi Sinottici) che conferiscono ad essi un valore โstoricoโ nel senso piรน profondo del termine.
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Diciamocelo pure: lโimmagine del buon pastore, e quelle connesse di pecora e di gregge, non sono davvero di moda oggigiorno. Non teme, Gesรบ, chiamandoci sue pecore, di urtare la nostra sensibilitร e di offendere la nostra dignitร di uomini liberi? Lโuomo dโoggi rifiuta sdegnosamente il ruolo di pecora e lโidea di gregge. Non si accorge perรฒ di come, nella realtร , egli viva la situazione che condanna nella teoria. Uno dei fenomeni piรน evidenti della nostra societร รจ la massificazione. Stampa, televisione, internet, si chiamano โmezzi di comunicazione di massaโ, mass-media, non solo perchรฉ informano le masse, ma anche perchรฉ le formano, massificano.
Senza accorgersene, ci si lascia guidare supinamente da ogni sorta di manipolazione e di persuasione occulta. Altri creano modelli di benessere e di comportamento, ideali e obbiettivi di progresso, e la gente li adotta; si va dietro, timorosi di perdere il passo, condizionati e plagiati dalla pubblicitร . Mangiamo quello che ci dicono, vestiamo come impone la moda, parliamo come sentiamo parlare. Noi ci divertiamo quando si vede scorrere un filmato a passo accelerato, con le persone che si muovono a scatti, rapidamente, come marionette; ma รจ lโimmagine che avremmo di noi stessi se ci guardassimo con occhio meno superficiale.
Per capire in che senso Gesรบ si proclama il buon pastore e chiama noi le sue pecore, bisogna rifarsi alla storia biblica. Israele fu, allโinizio, un popolo di pastori nomadi. I Beduini del deserto ci danno oggi unโidea di quella che fu un tempo la vita delle tribรน dโIsraele. In questa societร , il rapporto tra pastore e gregge non รจ solo di tipo economico, basato sullโinteresse. Si sviluppa un rapporto quasi personale tra il pastore e il gregge. Giornate e giornate passate insieme in luoghi solitari, senza anima viva intorno. Il pastore finisce per conoscere tutto di ogni pecora; la pecora riconosce la voce del pastore che spesso parla a voce alta alle pecore, come fossero persone. Questo spiega come mai, per esprimere il suo rapporto con lโumanitร , Dio si รจ servito di questa immagine, oggi divenuta ambigua. โTu, pastore dโIsraeleโ, ascolta, tu che guidi Giuseppe come un greggeโ, prega il salmista (Sal 80, 2).
Con il passaggio dalla situazione di tribรน nomadi a quella di popolo sedentario, il titolo di pastore viene dato, per estensione, anche a quelli che fanno le veci di Dio in terra: i re, i sacerdoti, i capi in genere. Ma in questo caso il simbolo si scinde: non evoca piรน solo immagini di protezione, di sicurezza, ma anche quelle di sfruttamento e di oppressione. Accanto allโimmagine del buon pastore, fa la sua comparsa quella del cattivo pastore. Nel profeta Ezechiele troviamo una terribile requisitoria contro i cattivi pastori che pascolano solo se stessi; si nutrono di latte, si vestono di lana, ma non si curano minimamente delle pecore che trattano anzi โcon crudeltร e violenzaโ (cf Ez 34, 1 ss.). A questa requisitoria contro i cattivi pastori, segue una promessa: Dio stesso un giorno si prenderร cura amorevole del suo gregge:
Andrรฒ in cerca della pecora perduta e ricondurrรฒ allโovile quella smarrita, fascerรฒ quella ferita e curerรฒ quella malata (Ez 34, 16).
Gesรน, nel Vangelo, riprende questo schema del buono e del cattivo pastore, ma con una novitร . โIo โ dice โ sono il buon pastore!โ. La promessa di Dio รจ diventata realtร , superando ogni attesa.
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A questo punto, dobbiamo richiamare alla mente lโintento che ci siamo proposti con queste meditazioni: un intento personale piรน che โpastoraleโ, far penetrare il Vangelo nella nostra vita, per poterlo poi annunciare al mondo con piรน credibilitร .
Il discorso di Gesรบ ha due attori: il pastore e il gregge, cioรจ, al singolare ogni singola pecorella. Con quale dei due ci identificheremo? SantโAgostino, nel giorno anniversario della sua ordinazione episcopale, diceva al popolo: โPer voi io sono vescovo, con voi sono un cristiano!โ: โvobis sum episcopus, vobiscum sum christianusโ . E in altra occasione: โNei vostri confronti siamo come pastori, ma rispetto al sommo Pastore siamo delle pecore come voiโ . Dimentichiamo, dunque, il nostro ruolo โvoi di pastori e io di predicatore โ e sentiamoci per una volta soltanto e unicamente pecorelle del gregge. Ricordiamo la domanda che sta a cuore a Gesรบ nel dialogo di Cesarea: โPer voi chi sono io?โ. Come dicesse: โDimenticate per un momento chi sono per la gente e concentratevi su voi stessiโ.
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Il grande psicologo Carlo Gustavo Jung definisce lo psichiatra: โA wounded healerโ: un guaritore malato. Il senso della sua teoria รจ che bisogna conoscere le proprie ferite psicologiche per curare quelle degli altri e che conoscere le ferite degli altri aiuta a curare le proprie. Lโintuizione dello psicanalista vale anche per le ferite spirituali. Il pastore della Chiesa รจ anche lui un โwounded healerโ, un malato che deve aiutare gli altri a guarire.
Cerchiamo di vedere qual รจ la principale malattia di cui dobbiamo curarci, per curare altri. Qual รจ la cosa che, da un capo allโaltro della Bibbia, viene inculcata alle pecore nei confronti di Dio-Pastore? ร di non avere paura! Le parole si affollano nella memoria, a questo punto, cominciando da quelle di Gesรบ: โNon temere, piccolo greggeโ (Lc 12, 32), โPerchรฉ avete paura, gente di poca fedeโ, disse agli apostoli, dopo aver sedato la tempestaโ (Mt 8,26). Ricordiamo anche alcune parole familiari dei salmi, non come semplici citazioni bibliche, ma facendoli nostri ora mentre li ascoltiamo:
Il Signore รจ il mio pastore:
non manco di nullaโฆ
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perchรฉ tu sei con me (Sal 23, 1.4).
Il Signore รจ mia luce e mia salvezza, di chi avrรฒ timore?
Il Signore รจ difesa della mia vita,
di chi avrรฒ terrore?โ (Sal 27,1).
Parliamo dunque di questo โmale oscuroโ della paura che ha tanto potere di rubare agli uomini e alle donne la gioia di vivere. La paura รจ la nostra condizione esistenziale; essa ci accompagna dallโinfanzia alla morte. Il bambino ha paura di tante cose; li chiamiamo terrori infantili; lโadolescente ha paura delยฌlโaltro sesso e si avviluppa a volte in complessi di timidezza e di inferioritร ; Gesรน ha dato un nome alle principali nostre paure di adulti: paura del domani โโche mangeremo?โ- (Mt 6, 31)), paura del mondo e dei potenti, -โcoloro che uccidono il corpoโ (Mt 10,28). Su ognuna di queste paure ha pronunciato il suo: Nolite timere! Questa non รจ una parola vuota e impotente; รจ una parola efficace, quasi sacramentale. Come tutte le parole di Gesรน, opera ciรฒ che significa; non รจ come il semยฌplice: โFatti coraggio! โ che ci diciamo, lโun lโaltro, noi esseri umani.
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Ma che cosโรจ la paura? Lasciamo da parte lโangoscia esistenziale di cui disquisiscono i filosofi da un secolo e mezzo a questa parte. Parliamo delle paure comuni e familiari. Possiamo dire che la paura รจ la reazione a una miยฌnaccia al nostro essere, la risposta a un pericolo vero o presunto: dal pericolo piรน grande di tutti che รจ quello della morte, ai pericoli particolari che minacciano o la tranquillitร , o la incolumitร fisica, o il noยฌstro mondo affettivo. La paura รจ una manifestazione del nostro istinto fondamentale di conservazione. A seconda che si tratti di pericoli oggettivi e reali, o immaginari, si parla di paure giustificate e ingiustificate, o addirittura di nevrosi: claustrofobia, agorafobia, paura di malattie immaginarie, e via dicendo.
La psicologia e la psicanalisi cercano di curare paure e nevrosi analizzandole e portandole dallโinconscio al conscio. Il Vangelo non distoglie da questi mezzi umani, anzi li incoraggia, ma aggiunge qualcosa che nessuna scienza puรฒ dare. San Paolo scrive: โChi ci separerร dallโamore di Cristo? Forse la tribolazione, lโangoscia, la persecuzioยฌne, la fame, la nuditร , il pericolo, la spada?โฆ Ma in tutte queste cose noi siamo piรน che vincitori per virtรน di colui che ci ha amatiโ (Rm 8, 35.37). La liberazione non รจ, qui, in una idea o in una tecnica, ma in una persona! Il โ solvente โ di ogni paura รจ Cristo che ha detto ai suoi discepoli: โNon abbiate paura, io ho vinto il mondoโ (Gv 16,33).
Dallโambito personale, lโApostolo allarga poi lo sguardo sul grande scenario dello spazio e del tempo, dalle piccole paure individuali passa a quelle grandi e universali.
Scrive:
โIo sono infatti persuaso che nรฉ morte nรฉ vita, nรฉ angeli nรฉ principati, nรฉ presente nรฉ avvenire, nรฉ potenze, nรฉ altezza nรฉ profonditร , nรฉ alcunโaltra creatura potrร mai separarci dallโamore di Dio, che รจ in Cristo Gesรน, nostro Signoreโ (Rom 8, 38-39).
โNรฉ morte, nรฉ vita!โ. Cristo ha vinto la cosa che ci fa piรน paura al mondo, la morte. Di lui, la Lettera agli Ebrei, dice che รจ morto โper ridurre allโimpotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioรจ il diavolo, e liberare cosรฌ quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitรน per tutta la vitaโ (Ebr 2, 14-15).
โNรฉ altezza, nรฉ profonditร โ, che รจ come dire: nรฉ lโinfinitamente grande che รจ lโuniverso con le proporzioni che vanno sempre piรน dilatandosi, nรฉ lโinfinitamente piccolo โ lโatomo โ di cui abbiamo scoperto, a nostro rischio, la terribile potenza. Oggi siamo piรน che mai esposti a questo genere di paure cosmiche. Lโuomo moderno avverte acutamente la sua vulnerabilitร in un mondo violento e impazzito. Che ne sarร dellโavvenire del nostro pianeta se, nonostante i gridi di allarme del Papa e delle persone piรน responsabili della societร , continuiamo, a briglie sciolte, a consumare e inquinare?
Al termine delle sue riflessioni filosofiche sul pericolo della tecnica per lโuomo moderno, Martin Heidegger, quasi gettando la spugna, esclamava: โSolo un dio ci puรฒ salvare!โ . โUn dioโ (lettera minuscola!) รจ il solito modo mitico per parlare di qualcosa che sta sopra di noi. Noi togliamo lโarticolo indeterminativo e diciamo โsolo Dioโ ( e sappiamo quale Dio!) ci puรฒ salvare!โ
Non รจ uno scaricare su Dio le nostre responsabilitร , ma credere, che, alla fine, โtutto concorre al bene di coloro che amano Dioโ [e che Dio ama!] (cf. Rom 8,28). Quando si ha a che fare con Dio, la misura รจ lโeternitร . Si puรฒ essere delusi nel tempo, ma non per lโeternitร . Noi cristiani abbiamo un motivo ben piรน forte del salmista per ripetere, davanti agli sconvolgimenti fisici e morali del mondo :
Dio รจ per noi rifugio e forza,
aiuto sempre vicino nelle angosce.
Perciรฒ non temiamo se trema la terra,
se crollano i monti nel fondo del mare. (Sal 46)
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Ma non abbiamo preso ancora in considerazione la cosa piรน consolante che il Vangelo ha da dirci sulle nostre paure e angosce! Dopo avere, in mille modi, esortato i suoi discepoli a non temere, egli ha fatto qualcosa dโaltro. Mai si era sentito dire, nella Bibbia, che il pastore buono dร la vita per le sue pecorelle. Che le conosce, le guida, le cura, le difende: questo sรฌ; ma non che dร la vita per esse. Gesรบ ha promesso di farlo e lo ha fatto!
Egli ha preso su di sรฉ le nostre paure. Dice lโautore della Lettera agli Ebrei: โNei giorni della sua vita terrena egli offrรฌ preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morteโ (Eb 5,7). Lโautore allude a quello che avvenne in Gesรบ nella notte del Getsemani. LโEvangelista Marco dice che nellโOrto degli ulivi Gesรบ โcominciรฒ a sentire paura e angoscia e disse ai discepoli: La mia anima รจ triste fino alla morte. Restate qui e vegliateโ (Mc 14, 33-34). Gesรบ si sente solo, tagliato fuori dal consorzio umano; chiede agli apostoli di stargli vicino, di rimanere con lui. La stessa Lettera agli Ebrei mette in luce il messaggio consolante racchiuso per noi in questa misteriosa pagina del Vangelo:
Non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso รจ stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, cosรฌ da essere aiutati al momento opportuno (Eb 4, 15-16).
Prendendole su di sรฉ, Gesรบ ha redento anche le nostre paure e angosce. โDalle sue piaghe siamo stati guaritiโ, dice di lui la Scrittura (Is 53,5-6; 1 Pt 2, 24). Gesรบ รจ il vero โwounded healerโ, di cui parlava lo psicologo, il piagato che guarisce le piaghe. Ha fatto delle paure e delle angosce occasioni di crescita in umanitร e in comprensione degli altri.
Ma neppure questo esaurisce ciรฒ che il Vangelo ha da dirci circa le nostre paure. Se tutto finisse qui, la nostra consolazione sarebbe ancora incompleta. Avremmo davanti agli occhi un eroico e commovente esempio da seguire, ma non una mano che ci sostiene. Ma ecco il secondo grande annuncio del Vangelo: il guaritore trafitto รจ risorto da morte e ha detto: โIo sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondoโ (Mt 28,20). Non ci ha dato solo lโesempio di come vincere lโangoscia; ci ha dato il mezzo per vincerla: la sua presenza e la sua grazia. A Paolo che si rattristava a causa della sua โspina nella carneโ, il Risorto risponde: โTi basta la mia grazia!โ (2 Cor 12,9).
I martiri ne hanno fatto โe ne fanno tuttora!- lโesperienza tangibile. Negli Atti dei martiri cartaginesi, uccisi sotto lโimperatore Settimio Severo nei primi anni del III secolo, (tra i piรน attendibili, storicamente, tra tutti gli Atti dei martiri!), si legge che una di essi, di nome Felicita, era incinta allโottavo mese e nei dolori del parto gemeva, nel carcere, per il dolore. Uno dei custodi le disse: โSe ti lamenti adesso, che farai quando sarai gettata alle fiere nellโarena?โ E lei in risposta: โAdesso sono io a soffrire, allora un altro soffrirร per me!โ .
Abbiamo un esempio piรน vicino a noi. In carcere e alla vigilia di essere impiccato, in seguito al fallito colpo di stato contro Hitler, il Pastore Dietrich Bonhoeffer, scrisse questi versi che vengono spesso usati come inno liturgico:
Da forze amiche a meraviglia avvolti
attendiamo con calma lโavvenire.
Dio รจ con noi di sera e di mattino,
sarร con noi in ogni giorno nuovo .
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Ci siamo imposti di non parlare, in queste meditazioni, di quello che dobbiamo fare per gli altri, ma solo di quello che Gesรบ รจ e fa per noi: di identificarci con le pecorelle, non con il pastore. Ma una piccola eccezione dobbiamo farla in questa occasione. Nonostante tutte le esortazioni del Vangelo, non sempre รจ in nostro potere liberarci dalla paura e dallโangoscia. In compenso, รจ in nostro potere liberare qualcun altro (o aiutarlo a liberarsi) da esse.
Pascal ha scritto nel suo Memoriale: โGesรบ รจ in agonia fino alla fine del mondo e non bisogna lasciarlo solo in tutto questo tempoโ . Egli continua ad essere in agonia perchรฉ, nella dimensione dellโeternitร in cui รจ entrato, non esiste piรน un passato, ma tutto รจ misteriosamente presente, anche la sua notte nel Getsemani. Ma รจ in agonia anche in un altro modo meno misterioso. Lo รจ nel suo corpo mistico: in coloro che sono oppressi dallโangoscia e dalla paura a causa della solitudine, delle malattie, della persecuzione, dellโesilio, della guerra. Siamo noi ora gli occhi, la bocca e le mani di Cristo. Cerchiamo con essi di recare conforto a qualcuno di loro e ci sentiremo dire nel cuore: โLโavete fatto a me!โ (Mt 25, 40). Dobbiamo essere anche noi -pastori o semplici credenti โ altrettanti wounded healers, poveri malati che guariscono gli altri.
Termino con un aneddoto che molti, penso, conoscono, ma che ci aiuta a incidere in noi lโimmagine di Gesรบ che ci porta sulle spalle nei momenti difficili della nostra vita. Parla di un uomo che in sogno rivede tutta la sua vita. Ecco un breve riassunto della storia:
Cammino sulla sabbia in riva al mare, lasciando dietro di me, non uno ma due paia di orme. Capisco che il secondo paio sono le orme di Gesรบ che cammina al mio fianco e sono felice. Ma ecco che, a un certo punto, quel secondo paio scompare e sulla sabbia si vedono soltanto le orme di due piedi. Questo, capisco, avviene proprio in corrispondenza ai momenti piรน bui e difficili della mia vita. Me ne lamento e dico: โSignore, mi hai lasciato solo proprio quando avevo piรน bisogno di te!โ โFigliolo โ mi risponde Gesรบ โ quel solo paio di orme erano le mie. Tu eri sulle mie spalle!โ
1.Agostino, Sermo 340, 1 (PL 38,1483).
2.Agostino, Espos. sui Salmi, 126, 3.
3.Martin Heidegger, Antwort. Martin Heidegger im Gesprรคch, Gesamtausgabe, vol. 16, Frankfurt 1975.
4.Passio Sanctarum Perpetuae et Felicitatis, XV (Ed. C.J. von Beek, Bonn 1938).
5.Von guten Mรคchten wunderbar geborgen /erwarten wir getrost, was kommen mag.
Gott ist mit uns am Abend und am Morgen / und ganz gewiss an jedem neuen Tag.
6.B. Pascal, Pensieri, 553, ed. Br.