Card. Raniero Cantalamessa โ€“ Seconda Predica di Quaresima in Vaticano โ€“ 5 Marzo 2021

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Alle ore 9 di questa mattina, nellโ€™ Aula Paolo VI , il Predicatore della Casa Pontificia, lโ€™Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima Predica di Quaresima.

Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: ยซVoi che dite che io sia?ยป (Matteo 16,15) โ€“ Il dogma cristologico, fonte di luce e ispirazione.

Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 12, e 26 marzo.

Leggi il testo della predica

โ€œCHI DI VOI PUร’ CONVINCERMI DI PECCATO?โ€
Gesรบ Cristo, โ€œvero uomoโ€

Il pensiero moderno, illuminista, nasce allโ€™insegna della massima di vivere โ€œetsi Deus non dareturโ€, come se Dio non esistesse. Il pastore Dietrich Bonhoeffer riprese questa massima, cercando di darle un contenuto cristiano positivo. Nelle sue intenzioni, essa non era una concessione fatta allโ€™ateismo, ma un programma di vita spirituale: fare il proprio dovere anche quando Dio sembra assente; in altre parole, non fare di lui un Dio โ€“ tappabuchi, sempre pronto a intervenire lร  dove lโ€™uomo ha fallito.

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Anche in questa versione, la massima รจ discutibile ed รจ stata, giustamente, contestata (tra gli altri da esempio da Benedetto XVI). Ma a noi in questo momento essa interessa per tuttโ€™altra ragione. Esiste un pericolo mortale per la Chiesa ed รจ quello di vivere โ€œetsi Christus non dareturโ€, come se Cristo non esistesse. รˆ il presupposto con cui il mondo e i suoi mezzi di comunicazione parlano tutto il tempo della Chiesa. Di essa interessano la storia (soprattutto quella negativa, non quella della santitร ), lโ€™organizzazione, il punto di vista sui problemi del momento, i fatti e i pettegolezzi interni ad essa. A stento si trova nominata una volta la persona di Gesรบ. รˆ stata proposta qualche anno fa lโ€™idea di una possibile alleanza tra credenti e non credenti, basata sui valori civili ed etici comuni, sulle radici cristiane della nostra cultura e via dicendo. Una intesa, in altre parole, non basata su ciรฒ che รจ avvenuto nel mondo con la venuta di Cristo, ma su ciรฒ che รจ avvenuto in seguito, dopo di lui.

A ciรฒ si aggiunge un fatto oggettivo, purtroppo inevitabile. Cristo non entra in questione in nessuno dei tre dialoghi piรน vivaci in atto oggi tra la Chiesa e il mondo. Non entra nel dialogo tra fede e filosofia, perchรฉ la filosofia si occupa di concetti metafisici, non di realtร  storiche come รจ la persona di Gesรน di Nazareth; non entra nel dialogo con la scienza, con la quale si puรฒ unicamente discutere dellโ€™esistenza o meno di un Dio creatore e di un progetto intelligente al di sotto dellโ€™evoluzione; non entra, infine, nel dialogo interreligioso, dove ci si occupa di quello che le religioni possono fare insieme, nel nome di Dio, per il bene dellโ€™umanitร .

Nella preoccupazione โ€“ per altro, giustissima โ€“ di rispondere alle esigenze e alle provocazioni della storia e della cultura, noi corriamo il pericolo mortale di comportarci, anche noi credenti, โ€œetsi Christus non dareturโ€. Come se si potesse parlare della Chiesa prescindendo da Cristo e dal suo Vangelo. Mi hanno fortemente colpito le parole pronunciate dal Santo Padre nellโ€™Udienza Generale del 25 Novembre scorso. Diceva โ€“e si capiva dal tono che la cosa lo toccava in modo particolare:

Troviamo qui [in Atti degli apostoli, 2, 42] quattro caratteristiche essenziali della vita ecclesiale: lโ€™ascolto dellโ€™insegnamento degli apostoli, primo; secondo, la custodia della comunione reciproca; terzo, la frazione del pane e, quarto, la preghiera. Esse ci ricordano che lโ€™esistenza della Chiesa ha senso se resta saldamente unita a Cristo, cioรจ nella comunitร , nella sua Parola, nellโ€™Eucaristia e nella preghiera. รˆ il modo di unirci, noi, a Cristo [โ€ฆ]. La predicazione e la catechesi testimoniano le parole e i gesti del Maestro; la ricerca costante della comunione fraterna preserva da egoismi e particolarismi; la frazione del pane realizza il sacramento della presenza di Gesรน in mezzo a noi: Lui non sarร  mai assente, nellโ€™Eucaristia รจ proprio Lui. Lui vive e cammina con noi. E infine la preghiera, che รจ lo spazio del dialogo con il Padre, mediante Cristo nello Spirito Santo. Tutto ciรฒ che nella Chiesa cresce fuori da queste โ€œcoordinateโ€, รจ privo di fondamentaโ€.
Le quattro coordinate della Chiesa, come si vede, si riducono, nelle parole del papa, a una sola: rimanere ancorata a Cristo. Tutto questo ha fatto nascere in me il desiderio di dedicare queste meditazioni quaresimali alla persona di Gesรบ Cristo. Ho dovuto superare, io per primo, una obiezione. Uno sguardo allโ€™indice dei documenti del Vaticano II, alla voce โ€œGesรบ Cristoโ€, o una veloce scorsa attraverso i documenti pontifici degli ultimi anni ci dice di lui infinitamente piรน di quello che possiamo dire in queste brevi meditazioni quaresimali. Qual รจ allora lโ€™utilitร  di scegliere questo tema? รˆ che qui si parlerร  solo di lui, come se esistesse solo lui e valesse la pena di occuparsi solo di lui (che รจ poi, in definitiva, la veritร  delle cose!).

Lo possiamo fare perchรฉ non siamo costretti, come lo รจ il Magistero, a occuparci anche di altro: dei problemi pastorali, di quelli etici, sociali, ambientali; in questo momento, dei problemi creati dalla pandemia. Guai, naturalmente, a fare solo quello che facciamo qui, ma guai a non farlo mai. Dalla mia esperienza con la televisione, ho imparato una cosa. Esistono vari modi di inquadrare un oggetto. Cโ€™รจ il โ€œtotaleโ€, in cui si inquadra chi parla con tutto ciรฒ che lo circonda; cโ€™รจ poi il โ€œprimo pianoโ€ in cui si inquadra solo la persona che parla, e cโ€™รจ infine il cosiddetto โ€œprimissimo pianoโ€ in cui si inquadra soltanto il volto o addirittura solo gli occhi di chi parla. Ecco, in queste meditazioni, noi ci proponiamo di fare, con lโ€™aiuto di Dio, dei primissimo piani sulla persona di Gesรบ Cristo.

Il nostro intento non รจ apologetico, ma spirituale. In altre parole, non parliamo per convincere gli altri, i non credenti, che Gesรบ Cristo รจ il Signore, ma perchรฉ egli divenga sempre piรน realmente il Signore della nostra vita, il nostro tutto, al punto da sentirci anche noi, come lโ€™Apostolo, โ€œconquistati da Cristoโ€ (Fil 3, 12) e poter dire con lui โ€“almeno come desiderio โ€“ โ€œPer me vivere รจ Cristoโ€ (Fil 1,21).
La domanda che ci accompagnerร  non sarร  dunque: โ€œChe posto occupa oggi Gesรบ nel mondo o nella Chiesa, ma: โ€œChe posto occupa Gesรบ nella mia vita?โ€ Sarร  questo, oltretutto, il mezzo migliore per invogliare altri a interessarsi di Cristo, il modo piรน efficace cioรจ di fare evangelizzazione.

Ma anzitutto una chiarificazione. Di quale Cristo intendiamo parlare? Esistono infatti diversi โ€œCristiโ€: cโ€™รจ il Cristo degli storici, dei teologi, dei poeti, esiste perfino il Cristo degli atei . Parliamo del Cristo dei Vangeli e della Chiesa. Piรน precisamente, del Cristo del dogma cattolico che il concilio di Calcedonia del 451 ha definito nei termini che, una volta tanto, รจ bene riascoltare, almeno in parte, nel testo originale:
Seguendo i santi Padri, allโ€™unanimitร  noi insegniamo a confessare
un solo e medesimo Figlio: il Signore nostro Gesรน Cristo,
perfetto nella sua divinitร  e perfetto nella sua umanitร ,
vero Dio e vero uomo, [composto] di anima razionale e del corpo,
consostanziale al Padre per la divinitร , e consostanziale a noi per lโ€™umanitร ,
simile in tutto a noi, fuorchรฉ nel peccato [โ€ฆ],
uno e medesimo Cristo Signore unigenito; da riconoscersi in due nature [โ€ฆ],
non essendo venuta meno [โ€ฆ] la proprietร  di ciascuna natura, e concorrendo a formare una sola persona e ipostasi.

Possiamo parlare di un triangolo dogmatico su Cristo: i due lati sono lโ€™umanitร  e la divinitร  di Cristo e il vertice lโ€™unitร  della sua persona.
Il dogma cristologico non vuole essere una sintesi di tutti i dati biblici, una sorta di distillato che racchiude in sรฉ tutta lโ€™immensa ricchezza delle affermazioni riguardanti Cristo che si leggono nel Nuovo Testamento, riducendo il tutto alla scarna e arida formula: ยซ due nature, una persona ยป. Se cosรฌ fosse, il dogma sarebbe tremendamente riduttivo e anche pericoloso. Ma non รจ cosรฌ. La Chiesa crede e predica di Cristo tutto ciรฒ che il Nuovo Testamento afferma di lui, nulla escluso. Mediante il dogma, ha solo cercato di tracciare un quadro di riferimento, di stabilire una specie di ยซlegge fondamentaleยป che ogni affermazione su Cristo deve rispettare. Tutto ciรฒ che si dice di Cristo deve ormai rispettare quel dato certo e incontrovertibile: cioรจ che egli รจ Dio e uomo nello stesso tempo; meglio, nella stessa persona.

I dogmi sono delle ยซ strutture aperte ยป (Bernhard Lonergan), pronte ad accogliere tutto ciรฒ che di nuovo e di genuino ogni epoca scopre nella parola di Dio. Sono aperti ad evolversi dal loro interno, purchรฉ sempre ยซ nello stesso senso e nella stessa linea ยป. Senza, cioรจ, che lโ€™interpretazione data in una epoca contraddica quella dellโ€™epoca precedente. Accostarsi a Cristo per la via del dogma non significa perciรฒ rassegnarsi a ripetere stancamente sempre le stesse cose su di lui, magari cambiando soltanto le parole. Significa leggere la Scrittura nella Tradizione, con gli occhi della Chiesa, cioรจ leggerla in modo sempre antico e sempre nuovo.

Cristo uomo perfetto

Vediamo cosa significa tutto questo, applicato al dogma della perfetta umanitร  di Cristo. Durante la vita terrena di Gesรน nessuno pensรฒ mai di mettere in dubbio la realtร  dellโ€™umanitร  di Cristo, cioรจ il fatto che egli fosse veramente un uomo come gli altri. Quando parla dellโ€™umanitร  di Gesรน, il Nuovo Testamento si mostra interessato piรน della santitร  di essa, che della veritร  o realtร  di essa, cioรจ piรน della sua perfezione morale che della sua completezza ontologica.

Al momento del concilio di Calcedonia questa idea dellโ€™umanitร  di Cristo non รจ cambiata, ma lโ€™attenzione non รจ piรน su di essa. Contro lโ€™eresia docetista, la Chiesa ha dovuto affermare che Cristo aveva avuto una vera carne umana; contro lโ€™eresia Apollinarista, che aveva avuto anchโ€™unโ€™anima umana e contro lโ€™eresia Monotelita dovrร  lottare piรน tardi, nel VII secolo, per fare riconoscere lโ€™esistenza in Cristo anche di una volontร , e quindi di una libertร , veramente umana. A causa delle eresie accennate, tutto lโ€™interesse per il Cristo ยซuomoยป si sposta dal problema della novitร , o santitร , di tale umanitร , a quello della sua veritร  o completezza ontologica.

Il Nuovo Testamento dicevo โ€“ non รจ interessato tanto ad affermare che Gesรน รจ un uomo โ€œveroโ€, quanto che รจ lโ€™uomo ยซ nuovo ยป. Egli รจ definito da san Paolo ยซlโ€™Adamo ultimo ยป (eschatos), cioรจ ยซlโ€™uomo definitivo ยป (cfr. 1Cor 15,45ss.; Rm 5,14). Eโ€™ โ€œlโ€™Immagine di Dioโ€ (Col 1,15), a immagine del quale, secondo santโ€™Ireneo, รจ stato creato lโ€™uomo. Cristo ha rivelato lโ€™uomo nuovo, quello ยซ creato secondo Dio nella giustizia e nella santitร  veraยป (Ef 4,24; cfr. Col 3,10). Gesรบ Cristo รจ โ€œil Santo di Dioโ€: cosรฌ egli รจ solennemente proclamato in due momenti della sua vita terrena (Lc 4,34; Gv 6,69). Gesรน non รจ tanto lโ€™uomo che somiglia a tutti gli altri uomini, quanto lโ€™uomo al quale tutti gli altri uomini devono somigliare. Solo di lui si deve dire ciรฒ che i filosofi greci dicevano dellโ€™uomo in genere, e cioรจ che egli รจ โ€œla misura di tutte le coseโ€!

Una volta messo al sicuro il dato dogmatico e ontologico della perfetta umanitร  di Cristo, oggi noi possiamo tornare a valorizzare questo dato biblico primario. Dobbiamo farlo anche per un altro motivo. Nessuno oggi nega che Gesรน sia stato un uomo, come facevano i docetisti e gli altri negatori della piena umanitร  di Cristo. Si assiste anzi a un fenomeno strano e inquietante: la ยซveraยป umanitร  di Cristo viene affermata in tacita alternativa alla sua divinitร , come una specie di contrappeso.

รˆ una specie di corsa generale a chi si spinge piรน avanti nellโ€™affermare la ยซpienaยป umanitร  di Gesรน di Nazareth, fino ad attribuirgli non solo la sofferenza, lโ€™angoscia, la tentazione, ma anche il dubbio e perfino la possibilitร  di commettere errori. Cosรฌ il dogma di Gesรน ยซvero uomoยป รจ diventato o una veritร  scontata che non disturba e non inquieta nessuno; peggio, una veritร  pericolosa che serve a legittimare, anzichรฉ contestare, il pensiero secolare. Affermare la piena umanitร  di Cristo รจ oggi come sfondare una porta aperta.

La santitร  di Cristo

Dedichiamo dunque il resto del tempo a nostra disposizione a contemplare (รจ la parola giusta) la santitร  di Cristo, a lasciarcene abbagliare, prima di trarne qualsiasi conseguenza operativa. รˆ questo il โ€œprimissimo pianoโ€ su Gesรบ che vogliamo fare in questa meditazione: lasciarci affascinare dalla infinita bellezza di Cristo, il โ€œpiรน bello tra i figli dellโ€™uomoโ€.

Lโ€™osservazione dei vangeli ci fa vedere che la santitร  di Gesรน non รจ solo un principio astratto, o una deduzione metafisica, ma รจ una santitร  reale, vissuta momento per momento e nelle situazioni piรน concrete della vita. Le Beatitudini, per fare un esempio, non sono solo un bel programma di vita che Gesรน traccia per gli altri; รจ la sua stessa vita e la sua esperienza che egli svela ai discepoli, chiamandoli ad entrare nella sua stessa sfera di santitร . Le beatitudini sono lโ€™autoritratto di Gesรบ.

Egli insegna quello che fa; per questo puรฒ dire: ยซ Imparate da me che sono mite ed umile di cuoreยป (Mt 11,29). Egli dice di perdonare i nemici, ma si spinge, egli stesso, fino a perdonare quelli che lo stanno crocifiggendo, con le parole: ยซPadre, perdonali, perchรฉ non sanno quello che fannoยป (Lc 23,34). Non รจ, del resto, questo o quellโ€™episodio che si presta per illustrare la santitร  di Gesรน, ma ogni azione, ogni parola uscita dalla sua bocca.

Accanto a questo elemento positivo che consiste nella costante e assoluta adesione alla volontร  del Padre, la santitร  di Cristo presenta anche un elemento uno negativo che รจ lโ€™assoluta mancanza di ogni peccato, ยซChi di voi puรฒ convincermi di peccato? ยป, dice Gesรน ai suoi avversari (Gv 8,46). Su questo punto abbiamo un coro unanime di testimonianze apostoliche: ยซ Egli non aveva conosciuto peccatoยป (2 Cor 5,21); ยซegli non commise peccato e non si trovรฒ inganno sulla sua boccaยป (1 Pt 2,22); ยซ egli fu provato in ogni cosa a somiglianza di noi, escluso il peccato ยป (Eb 4,15); ยซtale era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatoriยป (Eb 7,26). Giovanni, nella prima lettera, non si stanca di proclamare: ยซEgli รจ puro โ€ฆ ; in lui non vโ€™รจ peccato โ€ฆ ; egli รจ giustoยป (1 Gv 3,3-7).
La coscienza di Gesรน รจ un cristallo trasparente. Mai la benchรฉ minima ammissione di colpa, o richiesta di scuse e di perdono, nรฉ nei confronti di Dio, nรฉ degli uomini. Sempre la tranquilla certezza di essere nella veritร  e nel giusto, di aver agito bene; che รจ tuttโ€™altra cosa dallโ€™umana presunzione di giustizia. Nessun altro personaggio della storia ha osato dire di sรฉ la stessa cosa.

Una tale assenza di colpa โ€“ e di ammissione di colpa!- non รจ legata a questo o quel passo o detto del vangelo, della cui storicitร  si possa dubitare, ma trasuda da tutto il vangelo. รˆ uno stile di vita che si riflette in tutto. Si puรฒ frugare nelle pieghe piรน riposte dei vangeli e il risultato รจ sempre lo stesso. Non basta a spiegare tutto ciรฒ lโ€™idea di unโ€™umanitร  eccezionalmente santa ed esemplare. Questa infatti sarebbe piuttosto smentita da quello. Una tale sicurezza, una tale esclusione di peccato, come quella che si nota in Gesรน indicherebbe sรฌ unโ€™umanitร  eccezionale, ma eccezionale nellโ€™orgoglio, non nella santitร . Una coscienza cosรฌ fatta o รจ in se stessa il piรน grande peccato mai commesso, piรน grande di quello di Lucifero, o รจ invece la pura veritร . La risurrezione di Cristo e la storia successiva del cristianesimo sono la prova concreta che era la pura veritร .

ยซSantificati in Cristo Gesรนยป

Ora passiamo a vedere quello che la santitร  di Cristo significa per noi. E qui ci viene incontro subito una buona notizia. Cโ€™รจ infatti una buona notizia, un lieto annuncio, anche a proposito della santitร  di Cristo. Esso non รจ tanto che Gesรน รจ il Santo di Dio, o il fatto che anche noi dobbiamo essere santi e immacolati. No, la lieta sorpresa รจ che Gesรน comunica, dona, regala a noi la sua santitร . Che la sua santitร  รจ anche la nostra. Di piรน: che egli stesso รจ la nostra santitร .

Ogni genitore umano puรฒ trasmettere ai figli ciรฒ che ha, ma non ciรฒ che รจ. Se รจ un artista, uno scienziato, o anche un santo, non รจ detto che i figli nascano anche loro artisti, scienziati o santi. Egli puรฒ al massimo insegnarle loro, dare loro un esempio, ma non trasmetterle quasi in ereditร . Gesรน, invece, nel battesimo, non solo ci trasmette ciรฒ che ha, ma anche ciรฒ che รจ. Egli รจ santo e ci fa santi; รจ Figlio di Dio e ci fa figli di Dio.

Lo riafferma anche il Vaticano II: โ€œI seguaci di Cristo, chiamati da Dio, non a titolo delle loro opere, ma a titolo del suo disegno e della grazia, giustificati in Gesรน nostro Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciรฒ realmente santiโ€ (LG, 40).

La santitร  cristiana, prima che un dovere, รจ un dono. Eโ€™ ciรฒ che distingue la religione cristiana da ogni altra religione o filosofia religiosa. Ogni religione comincia dicendo agli uomini quello che devo fare per salvarsi. Possono essere speculazioni intellettuali, esercizi ascetici, particolari opere ed attiโ€ฆIl cristianesimo non comincia dicendo agli uomini quello che devono fare per salvarsi; comincia dicendo quello che Dio ha fatto per salvarli. Comincia con il dono, non con il dovere. Questo cโ€™รจ, ma viene dopo, come conseguenza, non come causa della grazia.

Cosa fare per accogliere questo dono e farne per cosรฌ dire una esperienza vissuta e non soltanto creduta? La prima e fondamentale risposta รจ la fede. Non una fede qualsiasi, ma la fede mediante la quale ci appropriamo di ciรฒ che Cristo ha acquistato per noi. La fede che fa il colpo di audacia e che fa fare il colpo dโ€™ala alla nostra vita cristiana. Paolo ha scritto: ยซCristo Gesรน [โ€ฆ] per noi รจ diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perchรฉ, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signoreยป (1 Cor 1, 30-31). Quello che Cristo รจ diventato ยซper noiยป โ€“ giustizia, santitร  e redenzione โ€“ ci appartiene; รจ piรน nostro che se lo avessimo fatto noi! โ€œPoichรฉ noi non apparteniamo piรน a noi stessi, ma a Cristo che ci ha ricomprati a caro prezzo, ne consegue โ€“ scrive il grande maestro bizantino Cabasilas โ€“ che quello che รจ di Cristo ci appartiene, รจ piรน nostro di quello che viene da noi. Io non mi stanco di ripetere, a questo riguardo, ciรฒ che ha scritto san Bernardo:

Io, in veritร , prendo con fiducia per me [nellโ€™originale, usurpo!] ciรฒ che mi manca dalle viscere del Signore, perchรฉ esse traboccano di misericordia. [โ€ฆ] Il mio merito, pertanto, รจ la misericordia del Signore. Non sarรฒ sicuramente privo di merito fino a quando il Signore non sarร  privo di misericordia. Se le misericordie del Signore sono molte, anchโ€™io sono molto grande per quanto riguarda i meriti. [โ€ฆ] Canterรฒ forse anche la mia giustizia? ยซSignore, mi ricorderรฒ solo della tua giustiziaยป (cf Sal 71, 16). Essa, in veritร , รจ anche mia; perchรฉ tu ti sei fatto per me giustizia che viene da Dio (cf 1 Cor 1, 30) .

Non dobbiamo rassegnarci a morire prima di aver fatto, o rinnovato, questa specie di โ€œcolpo di manoโ€ suggeritoci da san Bernardo. Questa santa sfrontatezza! San Paolo esorta spesso i cristiani a ยซspogliarsi dellโ€™uomo vecchioยป e ยซrivestirsi di Cristoยป . Lโ€™immagine dello svestirsi e rivestirsi non indica una operazione soltanto ascetica, consistente nellโ€™abbandonare certi ยซabitiยป e sostituirli con altri, cioรจ nellโ€™abbandonare i vizi e acquistare le virtรน. รˆ anzitutto unโ€™operazione da fare mediante la fede. In un momento di preghiera, in questo tempo di Quaresima, uno si mette davanti al Crocifisso e, con un atto di fede, consegna a lui tutti i propri peccati, la propria miseria passata e presente, come chi si spoglia e getta nel fuoco i propri stracci sporchi; poi si riveste della giustizia che Cristo ha acquistato per lui. Dice, come il pubblicano nel tempio: ยซO Dio, abbi pietร  di me peccatore!ยป, e se ne torna a casa anche lui ยซgiustificatoยป (cf Lc 18, 13-14). Oh, se potessimo una volta crederci davvero! Come cambierebbe la nostra vita spirituale e il nostro rapporto con Dio!

Alcuni Padri della Chiesa hanno racchiuso in una immagine questo grandioso segreto della vita cristiana. Immagina, dicono, che si sia svolta, nello stadio, unโ€™epica lotta. Un valoroso ha affrontato il crudele tiranno che teneva schiava la cittร  e, con immane fatica e sofferenza, lo ha vinto. Tu eri sugli spalti, non hai combattuto, non hai nรฉ faticato nรฉ riportato ferite. Ma se ammiri il valoroso, se ti rallegri con lui per la sua vittoria, se gli intrecci corone, se provochi e scuoti per lui lโ€™assemblea, se ti inchini con gioia al trionfatore, gli baci il capo e gli stringi la destra; insomma, se tanto deliri per lui, da considerare come tua la sua vittoria, io ti dico che tu avrai certamente parte al premio del vincitore.

Ma cโ€™รจ di piรน: supponi che il vincitore non abbia alcun bisogno per sรฉ del premio che ha conquistato, ma desideri, piรน di ogni altra cosa, vedere onorato il suo fautore e consideri quale premio del suo combattimento lโ€™incoronazione dellโ€™amico, in tal caso quellโ€™uomo non otterrร  forse la corona, anche se non ha nรฉ faticato nรฉ riportato ferite? Certo che lโ€™otterrร ! Cosรฌ, dicono questi Padri, avviene tra Cristo e noi. รˆ lui il valoroso che sulla croce ha vinto il grande tiranno del mondo e ci ha ridato la vita . Da noi si richiede che non siamo ยซspettatoriยป distratti di tanto dolore e di tanto amore. Scrive san Giovanni Crisostomo:
Le nostre spade non sono insanguinate, non siamo stati nellโ€™agone, non abbiamo riportato ferite, la battaglia non lโ€™abbiamo neppure vista, ed ecco che otteniamo la vittoria. Sua รจ stata la lotta, nostra la corona. E poichรฉ siamo stati anche noi a vincere, imitiamo quello che fanno i soldati in questi casi: con voci di gioia esaltiamo la vittoria, intoniamo inni di lode al Signore .

Naturalmente non tutto finisce qui. Dalla appropriazione dobbiamo passare alla imitazione. Il testo del Concilio che ci ha presentato la santitร  come dono (LG 40), prosegue dicendo:
Essi quindi devono, con lโ€™aiuto di Dio, mantenere e perfezionare con la loro vita la santitร  che hanno ricevuto. Li ammonisce lโ€™Apostolo che vivano โ€˜come si conviene a santiโ€™ (Ef 5,3), si rivestano โ€˜come si conviene a eletti di Dio, santi e prediletti, di sentimenti di misericordia, di bontร , di umiltร , di dolcezza e di pazienza โ€˜ (Col 3,12) e portino i frutti dello Spirito per la loro santificazione (cfr. Gal 5,22; Rm 6,22).
Ma abbiamo tante altre occasioni per parlare e sentir parlare del dovere di imitare Cristo e coltivare le virtรน, che, per una volta, รจ bene fermarci qui. Anche perchรฉ se non facciamo quel primo salto nella fede che ci apre alla grazia di Dio, non andremo mai molto lontano nelโ€™imitazione. โ€œNon si perviene dalle virtรน alla fede โ€“diceva san Gregorio Magno โ€“ ma dalla fede alle virtรนโ€ .

Se proprio non vogliamo terminare senza almeno un piccolo proposito pratico, eccone uno che ci puรฒ aiutare. La santitร  di Gesรบ รจ consistita nel fare sempre quello piaceva al Padre. โ€œIo faccio sempre โ€“ diceva โ€“ le cose che gli sono graditeโ€ (Gv 8, 29). Proviamo a domandarci piรน spesso che possiamo, cominciando da oggi, davanti a ogni decisione da prendere e ogni risposta da dare: โ€œQuale รจ, nel caso presente, la cosa che piacerebbe a Gesรบ che io facessi?โ€ e farla senza indugio. Sapere qual รจ la volontร  di Gesรบ รจ piรน facile che sapere in astratto qual รจ โ€œla volontร  di Dioโ€ (anche se le due cose di fatto coincidono). Per conoscere la volontร  di Gesรบ non dobbiamo fare altro che pensare a ciรฒ che egli dice nel Vangelo. Lo Spirito Santo รจ lรฌ, pronto a ricordarcelo, come ci ha promesso Gesรน.

1.Cf. Milan Machovec, Gesรบ per gli atei, Cittadella Editrice, Assisi 1973.
2.Denzinger โ€“ Schoenmetzer, Enchiridion Symbolorum, nr. 301-302.
3.N. Cabasilas, Vita in Cristo, IV, 6 (PG 150, 613).
4.Bernardo di Chiaravalle, Sermoni sul Cantico, 61, 4-5 (PL 183, 1072).
5.Cf Col 3, 9; Rm 13, 14; Gal 3, 27; Ef 4, 24.
6.Cf N. Cabasilas, Vita in Cristo, 5 (PG 150, 516 s.).
7.Giovanni Crisostomo, De coemeterio et de cruce (PG, 49, 396).
8.S. Gregorio Magno, Omelie su Ezechiele, II, 7 (PL 76, 1018).

 

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