Alle ore 9 di questa mattina, nellโAula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, lโEm.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima Predica di Quaresima.
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: โChi ha orecchi ascolti ciรฒ che lo Spirito dice alle Chieseโ โ Un piccolo contributo ai lavori del Sinodo.
Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 17, 24, e 31 marzo.
โIL VANGELO ร POTENZA DI DIO PER CHIUNQUE CREDEโ (Rom 1, 16)
DallโEvangelii Nuntiandi di san Paolo VI allโEvangelii gaudium dellโattuale Sommo Pontefice, il tema dellโevangelizzazione รจ stato al centro dellโattenzione del Magistero papale. Ad esso hanno contribuito le grandi encicliche di san Giovanni Paolo II, come pure lโistituzione del Pontificio consiglio per lโevangelizzazione, promosso da Benedetto XVI. La stessa preoccupazione si nota nel titolo dato alla costituzione per la riforma della Curia Praedicate Evangelium e nella denominazione โDicastero per lโEvangelizzazioneโ, data allโantica Congregazione di Propaganda Fide. La stessa finalitร รจ assegnata ora principalmente al Sinodo della Chiesa. Eโ ad essa, cioรจ allโevangelizzazione, che vorrei dedicare la presente meditazione.
La definizione piรน breve e piรน pregnante dellโevangelizzazione รจ quella che si legge nella Prima Lettera di Pietro. In essa, gli apostoli sono definiti: โcoloro che vi hanno annunciato il Vangelo nello Spirito Santoโ (1 Pt 1, 12). Vi รจ espresso lโessenziale sullโevangelizzazione, e cioรจ il suo contenuto โ il Vangelo โ e il suo metodo โ nello Spirito Santo.
Per sapere cosa si intende con la parola โVangeloโ, la via piรน sicura รจ chiederlo a colui che per primo ha usato questa parola greca e lโha resa canonica nel linguaggio cristiano, lโapostolo Paolo. Abbiamo la fortuna di possedere un esposto di suo pugno che spiega cosa egli intende per โVangeloโ, ed รจ la Lettera ai Romani. Il tema di essa viene annunciato con le parole: โIo non mi vergogno del Vangelo, perchรฉ รจ potenza di Dio per la salvezza di chiunque credeโ (Rom 1,16).
Per la riuscita di ogni nuovo sforzo di evangelizzazione รจ vitale avere chiaro il nucleo essenziale dellโannuncio cristiano, e questo nessuno lo ha messo in luce meglio dellโapostolo nei primi tre capitoli della Lettera ai Romani. Dal capire e applicare alla situazione attuale il suo messaggio dipende, sono convinto, se dai nostri sforzi nasceranno figli di Dio, o se si dovrร ripetere amaramente con Isaia: โAbbiamo concepito, abbiamo sentito i dolori quasi dovessimo partorire:era solo vento; non abbiamo portato salvezza alla terra e non sono nati abitanti nel mondoโ (Is 26,18).
Il messaggio dellโApostolo in quei primi tre capitoli della sua Lettera si puรฒ riassumere in due punti: primo, qual รจ la situazione dellโumanitร dinanzi a Dio in seguito al peccato; secondo, come si esce da essa, cioรจ come si รจ salvati per la fede e fatti nuova creatura. Seguiamo lโApostolo nel suo serrato ragionamento. Meglio, seguiamo lo Spirito che parla per mezzo di lui. Chi ha fatto dei viaggi in aereo, avrร ascoltato qualche volta lโannuncio: โAllacciate le cinture di sicurezza perchรฉ stiamo per entrare in una zona di turbolenzaโ. Bisognerebbe far risuonare lo stesso avvertimento a chi si accinge a leggere le parole che seguono di Paolo.
Lโira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietร e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la veritร nellโingiustizia. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con lโintelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinitร ; essi sono dunque inescusabili, perchรฉ, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria nรฉ gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si รจ ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dellโincorruttibile Dio con lโimmagine e la figura dellโuomo corruttibile, di uccelli; di quadrupedi e di rettili (Rm 1, 18-23).
Il peccato fondamentale, lโoggetto primario dellโira divina, รจ individuato, come si vede, nellโasebeia, cioรจ nellโempietร . In che consiste, esattamente, tale empietร , lโApostolo lo spiega subito, dicendo che essa consiste nel rifiuto di โglorificareโ e di โringraziareโ Dio. Strano! Questo fatto di non glorificare e ringraziare abbastanza Dio, a noi sembra, sรฌ, un peccato, ma non cosรฌ terribile e mortale. Bisogna capire cosa si nasconde dietro di esso: il rifiuto di riconoscere Dio come Dio, il non tributare a lui la considerazione che gli รจ dovuta. Consiste, potremmo dire, nellโโignorareโ Dio, dove ignorare non significa tanto โnon sapere che esisteโ, quanto โfare come se non esistesseโ.
NellโAntico Testamento sentiamo Mosรจ che grida al popolo: โRiconoscete che Dio รจ Dio!โ (cf Dt 7, 9) e un salmista riprende tale grido, dicendo: โRiconoscete che il Signore รจ Dio: egli ci ha fatti e noi siamo suoi!โ (Sal 100, 3). Ridotto al suo nucleo germinativo, il peccato รจ negare questo โriconoscimentoโ; รจ il tentativo, da parte della creatura, di cancellare, di propria iniziativa, quasi di prepotenza, la differenza infinita che cโรจ tra essa e Dio. Il peccato attacca, in tal modo, la radice stessa delle cose; รจ un โsoffocare la veritร nellโingiustiziaโ. ร qualcosa di molto piรน fosco e terribile di quanto lโuomo possa immaginare o dire. Se gli uomini conoscessero da vivi, come lo conosceranno al momento della morte, cosa significa il rifiuto di Dio, morirebbero di spavento.
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Tale rifiuto ha preso corpo, abbiamo sentito, nellโidolatria, per la quale si adora la creatura al posto del Creatore. Nellโidolatria lโuomo non โaccettaโ Dio, ma si fa un dio; รจ lui a decidere di Dio, non viceversa. I ruoli vengono invertiti: lโuomo diventa il vasaio e Dio il vaso che egli modella a suo piacimento (cf Rm 9, 20 ss). Oggi questo tentativo antico ha preso una veste nuova. Essa non consiste nel mettere qualcosa โ neppure se stessi โ al posto di Dio, ma nellโabolire, puramente e semplicemente, il ruolo indicato dalla parola โ Dioโ. Nichilismo! Il Nulla al posto di Dio. Ma non รจ il caso di trattenerci su ciรฒ in questo momento; interromperebbe lโascolto dellโApostolo che invece continua il suo ragionamento serrato.
Paolo prosegue la sua requisitoria mostrando i frutti che scaturiscono, sul piano morale, dal rifiuto di Dio. Da esso deriva una generale dissoluzione dei costumi, un vero e proprio โtorrente di perdizioneโ che trascina lโumanitร in rovina. E qui lโApostolo traccia un quadro impressionante dei vizi della societร pagana. La cosa piรน importante da ritenere, da questa parte del messaggio paolino, non รจ, perรฒ, questa lista di vizi, presente, tra lโaltro, anche presso i moralisti stoici del tempo. La cosa a prima vista sconcertante รจ che san Paolo fa di tutto questo disordine morale, non la causa, ma lโeffetto dellโira divina. Per ben tre volte ritorna la formula che afferma ciรฒ in modo inequivocabile:
Perciรฒ Dio li ha abbandonati allโimpuritร . [โฆ] Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami [โฆ]. Poichรฉ hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balรฌa di unโintelligenza depravata (Rm 1, 24.26.28).
Dio non โvuoleโ certamente tali cose, ma egli le โpermetteโ per far comprendere allโuomo dove porta il rifiuto di lui. โQueste azioni โ scrive santโAgostino โ sebbene siano castigo, sono esse pure dei peccati, perchรฉ la pena dellโiniquitร รจ di essere, essa stessa, iniquitร ; Dio interviene a punire il male e dalla sua stessa punizione pullulano altri peccatiโ .
Non ci sono distinzioni davanti a Dio tra giudei e greci, tra credenti e pagani: โTutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dioโ (Rom 3, 23). LโApostolo ci tiene tanto a mettere in chiaro questo punto che ad esso dedica lโintero capitolo secondo e parte del terzo della sua Lettera. ร tutta lโumanitร che si trova in questa situazione di perdizione, non questo o quellโ individuo o popolo.
Dove sta, in tutto questo, lโattualitร del messaggio dellโApostolo di cui parlavo? Sta nel rimedio che il Vangelo propone a questa situazione. Esso non consiste nellโimpegnarsi in una lotta per la riforma morale della societร , per la correzione dei suoi vizi. Sarebbe, per lui, come voler sradicare un albero cominciando a togliergli le foglie o i rami piรน sporgenti, oppure un preoccuparsi di eliminare la febbre, anzichรฉ curare il male che la provoca.
Tradotto in linguaggio attuale, questo significa che lโevangelizzazione non comincia con la morale, ma con il kerygma; nel linguaggio del Nuovo Testamento, non con la Legge, ma con il Vangelo. E qual รจ il contenuto, o il nucleo centrale, di esso? Cosa intende Paolo per โVangeloโ quando dice che esso โรจ potenza di Dio per chiunque credeโ? Credere in che cosa? โSi รจ manifestata la giustizia di Dio!โ (Rm 3, 21): ecco qual รจ la novitร . Non sono gli uomini che, improvvisamente, hanno mutato vita e costumi e si sono messi a fare il bene. Il fatto nuovo รจ che, nella pienezza dei tempi, Dio ha agito, ha rotto il silenzio, ha teso per primo la sua mano allโuomo peccatore.
Ma ascoltiamo ormai direttamente lโApostolo che ci spiega in che cosa consiste questo โagireโ di Dio. Sono parole che abbiamo letto o ascoltato centinaia di volte, ma le arie di una bella sinfonia si ama riascoltarle sempre di nuovo:
Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtรน della redenzione realizzata da Cristo Gesรน. Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesรน (Rm 3, 23-26).
Vorrei subito tranquillizzare tutti: non intendo fare unโennesima predica sulla giustificazione mediante la fede. Cโรจ un pericolo nellโinsistere unicamente su questo tema. Non รจ una dottrina quella che Paolo ci presenta, ma un evento, anzi una persona. Noi non siamo salvati genericamente โper la graziaโ: siamo salvati per la grazia di Cristo Gesรน; non siamo giustificati genericamente โmediante la fedeโ: siamo giustificati mediante la fede in Cristo Gesรน. Tutto รจ cambiato โin virtรน della redenzione operata da Cristo Gesรบโ. Il vero articolo con cui sta o cade la Chiesa (il famoso Articulum stantis et cadentis Ecclesiae) non รจ una dottrina, ma una persona.
Io rimango senza parole ogni volta che rileggo questa parte della Lettera ai Romani. Dopo aver descritto, con i toni che abbiamo sentito, la situazione disperata dellโumanitร , lโApostolo ha il coraggio di dire che essa รจ radicalmente cambiata a causa di quello che รจ avvenuto pochi anni prima, in una oscura parte dellโimpero romano, ad opera di un singolo uomo, morto per di piรน su una croce! Solo un โacutoโ dello Spirito Santo, una sua folgorazione, poteva dare a un uomo lโardire di credere e proclamare questa cosa inaudita. Tanto piรน che questo stesso uomo un tempo diventava โfuribondoโ se qualcuno osava proclamare in sua presenza una cosa del genere. Il diacono Stefano ne aveva fatto le speseโฆ
In noi lo shock รจ attutito da venti secoli di conferme, ma pensiamo a come dovevano suonare le parole dellโApostolo a delle persone colte del tempo. Se ne rendeva conto lui stesso; per questo ha sentito il bisogno di dire: โIo non mi vergogno del Vangeloโ (Rom 1,16). Ci si poteva infatti vergognare di esso. Io non riesco a capire come degli storici onesti possano credere (come รจ avvenuto per tanto tempo) che Paolo abbia attinto questa sua certezza dai culti ellenistici, o non so da quale altra fonte. Chi aveva mai immaginato, o poteva umanamente immaginare, una cosa del genere?
Ma torniamo al nostro intento specifico che รจ lโevangelizzazione. Cosa impariamo dalla parola di Dio appena riascoltata? Ai pagani, Paolo non dice che il rimedio alla loro idolatria sta nel tornare a interrogare lโuniverso per risalire dalle creature a Dio; ai giudei, non dice che il rimedio sta nel tornare a osservare meglio la Legge di Mosรจ. Il rimedio non รจ in alto o indietro; รจ in avanti, รจ nellโaccogliere โla redenzione operata da Cristo Gesรบโ.
Paolo, a dire il vero, non dice una cosa del tutto nuova. Se fosse lui lโautore di questo inaudito messaggio, avrebbero ragione quelli che dicono che il vero fondatore del cristianesimo รจ Saulo di Tarso, non Gesรบ di Nazareth. Ma si sbagliano! Paolo non fa che riprendere, adattandolo alla situazione del momento, lโannuncio inaugurale della predicazione di Gesรบ: โIl tempo รจ compiuto e il regno di Dio รจ vicino. Convertitevi e credete al Vangeloโ (Mc 1,15). Sulla sua bocca โconvertiteviโ non voleva dire, come nei profeti antichi e in Giovanni Battista: โTornate indietro, osservate la Legge i comandamenti!โ; significa piuttosto: โFate un balzo in avanti; entrate nel Regno che รจ venuto gratuitamente tra voi! Credete al Vangelo! Convertirsi รจ credere. โLa prima conversione consiste nel credereโ, ha scritto san Tommaso dโAquino: Prima conversio fit per fidem .
Nรฉ il discorso di Gesรบ nรฉ quello di Paolo si fermano, naturalmente, a questo punto. Nella sua predicazione Gesรบ esporrร cosa comporta accogliere il Regno e Paolo dedicherร tutta la seconda parte della sua Lettera a elencare le opere, o le virtรน, che devono caratterizzare chi รจ diventato creatura nuova. Al kerygma fa seguire la parenesi, allโannuncio lโesortazione. Lโimportante รจ lโordine da seguire nella vita e nellโannuncio, da dove cominciare, giacchรฉ, diceva giร san Gregorio Magno โnon si perviene alla fede partendo dalle virtรน, ma alle virtรน partendo dalla fedeโ . Ogni iniziativa di evangelizzazione che volesse cominciare con il riformare i costumi della societร , prima di cercare di cambiare il cuore delle persone, รจ votata a finire nel nulla, o, peggio, in politica.
Ma non รจ il caso di insistere neppure su ciรฒ, in questo momento. Dobbiamo piuttosto raccogliere lโinsegnamento positivo dellโApostolo. Cosa dice la parola di Dio a una Chiesa che โ pur ferita in se stessa e compromessa agli occhi del mondo โ ha un sussulto di speranza e vuole riprendere, con nuovo slancio, la sua missione evangelizzatrice? Dice che bisogna ripartire dalla persona di Cristo, parlare di lui โa tempo e fuori tempoโ; non dare mai per esaurito, o supposto, il discorso su di lui. Gesรบ non deve stare sullo sfondo, ma al cuore di ogni annuncio.
Il mondo secolare fa del tutto (e purtroppo ci riesce!) per tenere il nome di Gesรบ lontano, o taciuto, in ogni discorso sulla Chiesa. Noi dobbiamo fare del tutto per tenerlo sempre presente. Non per ripararci dietro di esso, ma perchรฉ รจ lui la forza e la vita della Chiesa. Allโinizio della Evangelii gaudium, leggiamo queste parole:
Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesรน Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non cโรจ motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non รจ per lui.
Che io sappia, questa รจ la prima volta che, in un documento ufficiale del Magistero, compare lโespressione โincontro personale con Cristoโ. Nonostante la sua apparente semplicitร , questa espressione contiene una novitร che dobbiamo cercare di capire.
Nella pastorale e nella spiritualitร cattolica, erano familiari, in passato, altri modi di concepire il nostro rapporto con Cristo. Si parlava di un rapporto dottrinale, consistente nel credere in Cristo; di un rapporto sacramentale che si realizza nei sacramenti, di un rapporto ecclesiale, in quanto membra del corpo di Cristo che รจ la Chiesa; si parlava anche di un rapporto mistico o sponsale riservato ad alcune anime privilegiate. Non si parlava โ o almeno non era comune parlare โ di un rapporto personale โ come tra un io e un tu โ aperto a ogni credente.
Durante i cinque secoli che abbiamo alle spalle โ che impropriamente vengono detti โdella Controriformaโ โ la spiritualitร e la pastorale cattolica hanno guardato con sospetto a questo modo di concepire la salvezza. Vi si vedeva il pericolo (tuttโaltro che remoto e ipotetico del resto) del soggettivismo, cioรจ di concepire la fede e la salvezza come un fatto individuale, senza un vero rapporto con la Tradizione e con la fede del resto della Chiesa. Il moltiplicarsi delle correnti e delle denominazioni nel mondo Protestante non faceva che rafforzare questa convinzione.
Ora noi siamo entrati, grazie a Dio, in una fase nuova in cui ci sforziamo di vedere le differenze, non necessariamente come incompatibili tra di loro e quindi da combattere, ma, fin dove รจ possibile, come ricchezze da condividere. In questo nuovo clima, si capisce lโesortazione ad avere un โrapporto personale con Cristoโ. Questo modo di concepire la fede ci sembra, anzi, lโunico possibile da quando la fede non รจ piรน un fatto scontato che si assorbe da bambini con lโeducazione familiare e scolastica, ma รจ frutto di una decisione personale. Il successo di una missione non si puรฒ piรน misurare dal numero delle confessioni ascoltate e delle comunioni distribuite, ma da quante persone sono passate dallโessere cristiani nominali a cristiani reali, cioรจ convinti e attivi nella comunitร .
Cerchiamo di capire in che cosa consiste, in concreto, questo famoso โincontro personaleโ con Cristo. Io dico che รจ come incontrare una persona dal vivo, dopo averlo conosciuto per anni solo in fotografia. Si possono conoscere libri su Gesรน, dottrine, eresie su Gesรน, concetti su Gesรน, ma non conoscere lui vivente e presente. (Insisto soprattutto su questi due aggettivi: un Gesรบ risorto e vivo e un Gesรบ presente!). Per tanti, anche battezzati e credenti, Gesรบ รจ un personaggio del passato, non una persona viva nel presente.
Aiuta a capire la differenza quello che succede nellโambito umano, quando si passa dal conoscere una persona allโinnamorarsi di essa. Uno puรฒ conoscere tutto di una donna o di un uomo: come si chiama, quanti anni ha, che studi ha fatto, a quale famiglia appartiene โฆPoi un giorno scocca una scintilla e si innamora di quella donna o di quellโuomo. Cambia tutto. Si vuole stare con quella persona, piacerle, averla per sรฉ, paura di dispiacerle e di non essere degni di essa.
Come fare perchรฉ scocchi in tanti quella scintilla nei confronti della persona di Gesรน? Essa non si accenderร in chi ascolta il messaggio del Vangelo, se non si รจ accesa prima โ almeno come desiderio, come ricerca e come proposito โ in chi lo proclama. Vi sono state e vi sono eccezioni; la parola di Dio, ha una forza propria e puรฒ agire, a volte, anche se pronunciata da chi non la vive; ma รจ lโeccezione.
Per la consolazione e lโincoraggiamento di quanti lavorano istituzionalmente nel campo dellโevangelizzazione, vorrei dire loro che non tutto dipende da essi. Da essi dipende creare le condizioni perchรฉ si accenda quella scintilla e si diffonda. Ma essa scocca nei modi e nei momenti piรน impensati. Nella maggioranza dei casi che ho conosciuto nella mia vita, la scoperta di Cristo che ha cambiato la vita era stata occasionata dallโincontro con qualcuno che aveva giร sperimentato quella grazia, dalla partecipazione a un raduno, dallโascolto di una testimonianza, dallโaver sperimentato la presenza di Dio in un momento di grande sofferenza, e โ non posso tacerlo, perchรฉ รจ avvenuto cosรฌ anche per me โ dallโaver ricevuto il cosiddetto battesimo dello Spirito.
Qui si vede la necessitร di fare sempre piรน assegnamento sui laici, uomini e donne, per lโevangelizzazione. Essi sono piรน inseriti nelle maglie della vita in cui si realizzano di solito quelle circostanze. Anche per la scarsitร del numero, a noi del clero riesce piรน facile essere pastori che pescatori di anime: piรน facile pascere con la parola e i sacramenti quelli che vengono in Chiesa, che andare in alto mare a pescare i lontani. I laici possono supplirci nel compito di pescatori. Molti di essi hanno scoperto cosa significa conoscere un Gesรบ vivo e sono ansiosi a condividere con altri la loro scoperta.
I movimenti ecclesiali, sorti dopo il Concilio, sono stati per tantissimi il luogo in cui hanno fatto tale scoperta. Nella sua omelia per la Messa crismale del Giovedรฌ Santo 2012, lโultimo del suo pontificato, Benedetto XVI affermรฒ: โChi guarda alla storia dellโepoca post-conciliare puรฒ riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili lโinesauribile vivacitร della santa Chiesa, la presenza e lโazione efficace dello Spirito Santoโ. Accanto ai frutti buoni, alcuni di questi movimenti hanno prodotto anche frutti marci. Bisognerebbe ricordarsi del detto: โNon buttare via il bambino insieme con lโacqua sporcaโ.
Termino con le parole conclusive dellโItinerario della mente a Dio di san Bonaventura, perchรฉ esse ci suggeriscono da dove cominciare per realizzare, o rinnovare, il nostro โrapporto personale con Cristoโ e diventarne coraggiosi annunciatori:
Questa sapienza mistica segretissima โscrive-, nessuno la conosce se non chi la riceve; nessuno la riceve se non chi la desidera; nessuno la desidera se non chi รจ infiammato nellโintimo dallo Spirito Santo mandato da Cristo sulla terra .
1.Agostino, De natura et gratia, 22,24.
2.Tommaso dโAquino, S.Th. I-IIae, q.113, a. 4.
3.Gregorio Magno, Omelie su Ezechiele, II,7 (PL 76, 1018),
4.Bonaventura da Bagnoregio, Itinerarium mentis in Deum, VII, 4.