Alle ore 9 di questa mattina, nellโAula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, lโEm.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la quarta Predica di Quaresima (prima, seconda, terza).
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: โMa voi, chi dite che io sia?โ (Matteo 16,15).
Lโultima predica di Quaresima avrร luogo venerdรฌ 22 marzo.
IO SONO LA RESURREZIONE E LA VITA
Nel nostro commento ai solenni โIo Sonoโ di Cristo nel Vangelo di Giovanni, siamo giunti al capitolo 11. Esso รจ tutto occupato dallโepisodio della risurrezione di Lazzaro. Lโinsegnamento che Giovanni ha voluto trasmettere alla Chiesa con la sapiente composizione del capitolo si puรฒ riassumere in tre punti:
Primo punto: Gesรบ risuscita lโamico Lazzaro (Gv 11, 1-44).
Secondo punto: La risurrezione di Lazzaro provoca la condanna a morte di Gesรบ (11, 47-50):
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: โChe cosa facciamo? Questโuomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare cosรฌ, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazioneโ. Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quellโanno, disse loro: โVoi non capite nulla! Non vi rendete conto che รจ conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!.
Terzo punto: La morte di Gesรบ procurerร la risurrezione di tutti quelli che credono in lui (11, 51-53). LโEvangelista infatti commenta:
Questo perรฒ [Caifa] non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quellโanno, profetizzรฒ che Gesรน doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Riassumendo, la risurrezione di Lazzaro provoca la morte di Gesรบ; la morte di Gesรบ provoca la risurrezione di chiunque crede in lui!
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Adesso possiamo concentrarci sulla parola di auto-rivelazione contenuta nel contesto:
Gesรน le disse: โTuo fratello risorgerร โ. Gli rispose Marta: โSo che risorgerร nella risurrezione dellโultimo giornoโ. Gesรน le disse: โIo sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrร ; chiunque vive e crede in me, non morirร in eterno (11, 23-25).
โIo sono la risurrezione!โ Ci domandiamo: di quale risurrezione parla qui Gesรบ? Marta pensa alla risurrezione finale. Gesรบ non nega questa risurrezione โdellโultimo giornoโ, che altrove egli stesso promette (Gv 6,54), ma qui annuncia una cosa nuova: che la risurrezione comincia giร fin da ora per chi crede in lui. SantโAgostino commenta: โIl Signore ci ha indicato una risurrezione dei morti che precede la risurrezione finale. E non si tratta di una risurrezione come quella di Lazzaro o del figlio della vedova di Nainโฆche risuscitarono per morire unโaltra voltaโ.
Come si vede, lโidea dโuna risurrezione โspiritualeโ ed esistenziale, che ha luogo giร in questa vita grazie alla fede, non era ignota nella tradizione cristiana. La novitร รจ intervenuta quando si รจ voluto fare di essa lโunico significato della parola di Gesรบ. ร nota la posizione di Bultmann, ora in gran parte superata, ma che imperversava quando studiavo teologia io. Secondo lui, la risurrezione di cui parla Gesรบ รจ una risurrezione esistenziale, un risveglio di coscienza, basato sulla fede. Siamo sulla linea del vago โappello alla decisioneโe del โdecidersi per Dioโ, a cui egli riduce pressochรฉ tutto il messaggio del Vangelo.
Ma Giovanni dedica due interi capitoli del suo Vangelo alla risurrezione reale e corporale di Gesรบ, fornendo alcune delle informazioni piรน dettagliate su di essa. Per lui, dunque, non รจ solo โla causa di Gesรบโ, cioรจ il suo messaggio, che รจ risorta da morte โcome qualcuno ha scritto โ ma la sua persona!
La risurrezione attuale non sostituisce quella finale del corpo, ma ne รจ la garanzia. Essa non vanifica e non rende inutile la risurrezione di Cristo dalla tomba, ma anzi si fonda proprio su di essa. Gesรบ puรฒ dire โIo sono la risurrezioneโ, perchรฉ egli รจ il Risorto! Prima di Giovanni, รจ stato lโApostolo Paolo ad affermare lโinscindibile legame tra la fede cristiana e la risurrezione reale di Cristo. ร sempre utile e salutare ricordare le sue veementi parole ai Corinzi:
Se Cristo non รจ risorto, vuota allora รจ la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perchรฉ contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se รจ vero che i morti non risorgonoโฆ ma se Cristo non รจ risorto, vana รจ la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati (1 Cor 15, 14-17).
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Gesรบ stesso aveva indicato la sua risurrezione come il segno per eccellenza dellโautenticitร della sua missione. Agli avversari che gli chiedevano un segno, egli dร una risposta che difficilmente si puรฒ attribuire ad altri che a Gesรบ stesso:
Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarร dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, cosรฌ il Figlio dellโuomo resterร tre giorni e tre notti nel cuore della terra (Mt 12, 39-40).
I suoi oppositori sapevano bene che Giona non era rimasto per sempre nel ventre della balena, ma che dopo tre giorni era uscito da essa.
Ho parlato, in una precedente meditazione, del pregiudizio presente nei non credenti nei confronti della fede, che non รจ minore di quello che essi rimproverano ai credenti. Rimproverano infatti ai credenti di non poter essere obbiettivi, dal momento che la fede impone loro, in partenza, la conclusione cui devono giungere, senza accorgersi che altrettanto avviene tra di essi. Se si parte dal presupposto che Dio non esiste, che il soprannaturale non esiste e che i miracoli non sono possibili, la conclusione a cui si giungerร รจ anchโessa data in partenza, perciรฒ, alla lettera, un pre-giudizio.
La risurrezione di Cristo costituisce il caso piรน esemplare di ciรฒ. Nessun evento dellโantichitร รจ suffragato da tante testimonianze di prima mano come questo. Alcune di esse risalenti a personalitร del calibro intellettuale di Saulo di Tarso che aveva in precedenza fieramente combattuto tale credenza. Egli fornisce un elenco dettagliato di testimoni, alcuni dei quali ancora in vita, che avrebbero potuto, perciรฒ, facilmente smentirlo (1Cor 15, 6-9).
Si fa leva sulle discordanze circa i luoghi e i tempi delle apparizioni, senza rendersi conto che questa non programmata coincidenza sul fatto centrale รจ una riprova della veritร storica di esso, piรน che una sua smentita. Nessuna โarmonia prestabilitaโ in questo caso! Prima di essere messi per iscritto, gli eventi della vita di Gesรบ furono per decenni trasmessi per via orale โ e variazioni e adattamenti marginali sono tipici di ogni racconto che una comunitร viva e in espansione fa delle proprie origini, secondo i luoghi e le circostanze. ร la conclusione cui รจ giunta la piรน recente e accreditata ricerca critica sui Vangeli .
Non ci sono, del resto, soltanto le apparizioni. San Giovanni Crisostomo ha, al riguardo, una pagina famosa, a cui tutta lโindagine critica moderna non ha tolto nulla della sua forza di persuasione. Diceva, dunque, in una omelia al popolo:
Come poteva venire in mente a dodici poveri uomini, e per di piรน ignoranti, che avevano passato la vita sui laghi e sui fiumi, di intraprendere una simile opera? Essi, che mai forse avevano messo piede in una cittร o in una piazza, come potevano pensare di affrontare tutta la terra? [โฆ] Non avrebbero, piuttosto, dovuto dire: E adesso? Non ha potuto salvare se stesso, come potrร difendere noi? In vita non รจ riuscito a conquistare una sola nazione e noi, con il solo suo nome, dovremmo conquistare il mondo intero? Non sarebbe da folli mettersi in una simile impresa, o anche semplicemente pensarla? ร evidente perciรฒ che se non lo avessero visto risuscitato e non avessero avuto una prova inconfutabile della sua potenza, non si sarebbero esposti mai a tanto rischio.
A tutte queste prove il non credente non puรฒ opporre se non la convinzione che la risurrezione dai morti รจ qualcosa di soprannaturale e il soprannaturale non esiste. E cosa รจ questo se non, appunto, un pre-giudizio e un โa prioriโ?
Fides christianorum resurrectio Christi est, ha scritto santโAgostino: โLa fede dei cristiani รจ la risurrezione di Cristoโ E aggiungeva: โ Tutti credono che Gesรน sia morto, anche i reprobi lo credono, ma non tutti credono che sia risorto e non si รจ cristiani se non si crede ciรฒโ . Questo รจ il vero articolo con cui โla Chiesa sta o cadeโ. Negli Atti, gli Apostoli sono definiti semplicemente come โtestimoni della sua risurrezioneโ (Atti, 1,22; 2,32). Valeva dunque la pena rinfrescare la nostra fede in essa, prima di celebrarla liturgicamente tra qualche settimana.
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Solo adesso, dopo aver messo al sicuro il fatto storico della Risurrezione di Cristo, possiamo dedicare la nostra attenzione al significato esistenziale della parola di Gesรบ: โIo sono la risurrezione e la vitaโ. Commentando lโepisodio dei morti risuscitati e apparsi in Gerusalemme al momento della morte di Cristo (Mt 27, 52-53), san Leone Magno scrive: โAppaiano anche ora nella Cittร Santa [cioรจ, nella Chiesa] i segni della futura risurrezione e ciรฒ che deve compiersi un giorno nei corpi, si compia ora nei cuoriโ . Ci sono, in altre parole, due tipi di risurrezione: cโรจ una risurrezione del corpo che avverrร nellโultimo giorno e cโรจ una risurrezione del cuore che deve avvenire ogni giorno!
Il modo migliore per scoprire cosa si intende per risurrezione del cuore, รจ osservare cosa produsse spiritualmente la risurrezione fisica di Gesรน nella vita degli Apostoli. Pietro inizia la sua Prima Lettera con queste alte parole:
Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesรน Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesรน Cristo dai morti, per una speranza viva, per unโereditร che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa รจ conservata nei cieli per voi. (1 Pt 1,3-4)
La risurrezione del cuore รจ dunque la rinascita della speranza. Stranamente, la parola โsperanzaโ รจ assente nella predicazione di Gesรน. I Vangeli riportano molti suoi detti sulla fede e sulla caritร , ma nessuno sulla speranza, anche se tutta la sua predicazione proclama che esiste una risurrezione dai morti e una vita eterna. Al contrario, dopo Pasqua, vediamo esplodere letteralmente lโidea e il sentimento della speranza nella predicazione degli Apostoli. Dio stesso viene definito โil Dio della speranzaโ (Rm 15,13). La spiegazione dellโassenza di detti sulla speranza nel Vangelo รจ semplice: Cristo doveva prima morire e risorgere. Risorgendo, ha aperto la fonte della speranza; ha inaugurato lโoggetto stesso della speranza che รจ una vita con Dio oltre la morte.
Proviamo a vedere cosa potrebbe produrre una rinascita della speranza nella nostra vita spirituale. Gli Atti degli Apostoli raccontano ciรฒ che accadde, un giorno, davanti alla porta del tempio di Gerusalemme chiamata โla Porta Bellaโ. Presso di essa giaceva uno storpio che chiedeva lโelemosina. Un giorno passarono di lรฌ Pietro e Giovanni e sappiamo cosa accadde. Lo storpio, guarito, balzรฒ in piedi e finalmente, dopo chissร quanti anni che giaceva lรฌ abbandonato, anche lui varca quella porta ed entra nel tempio โsaltando e lodando Dioโ (At 3,1-9).
Qualcosa di simile potrebbe accadere anche a noi, grazie alla speranza. Spesso ci troviamo anche noi, spiritualmente, nella posizione dello storpio sulla soglia del tempio; inerti e tiepidi, come paralizzati di fronte alle difficoltร . Ma ecco che la speranza divina passa accanto a noi, portata dalla parola di Dio, e dice anche a noi, come Pietro disse allo storpio e come Gesรน disse al paralitico: โAlzati e cammina!โ (Mc 2,11). E noi ci alziamo ed entriamo finalmente nel cuore della Chiesa, pronti ad assumere, di nuovo e con gioia, i compiti e le responsabilitร che ci sono assegnate dalla Provvidenza e dallโobbedienza. Questi sono i miracoli quotidiani della speranza. Essa รจ davvero una grande taumaturga, operatrice di miracoli; rimette in piedi migliaia di storpi e paralitici spirituali, migliaia di volte.
Ciรฒ che รจ straordinario nella speranza รจ che la sua presenza cambia tutto, anche quando esteriormente non cambia nulla. Io ne ho un piccolo esempio nella mia vita. Io sono una persona che soffre molto piรน il freddo che il caldo. Ora in Italia a marzo, allโinizio della primavera, la temperatura, si sa, รจ piรน o meno la stessa che a fine ottobre e inizio novembre. Eppure per anni notavo che il freddo di marzo mi faceva meno problema che non quello di novembre. Mi sono chiesto perchรฉ, visto che la temperatura รจ la stessa, e finalmente ho scoperto la ragione. Il freddo di novembre รจ un freddo senza speranza perchรฉ si va verso lโinverno; il freddo di marzo รจ un freddo con speranza perchรฉ si va verso lโestate!
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La Lettera agli Ebrei paragona la speranza a โunโancora sicura e salda della nostra vitaโ. Sicura e salda perchรฉ gettata non sulla terra ma in cielo, non nel tempo ma nellโeternitร , โoltre il velo del santuarioโ, dice la stessa Lettera agli Ebrei (Eb 6,18-19). Questo simbolo della speranza รจ diventato classico. Ma abbiamo anche unโaltra immagine della speranza โ in un certo senso opposta alla precedente โ e cioรจ la vela. Se lโancora รจ ciรฒ che dร sicurezza alla barca e la mantiene ferma tra le onde del mare, la vela รจ ciรฒ che la fa muovere e avanzare nel mare.
In entrambi i modi opera la speranza, sia nei riguardi della barca che รจ la Chiesa che la barchetta della nostra vita. ร davvero come una vela che raccoglie il vento e senza rumore lo trasforma in una forza motrice che trasporta la barca sulle acque. Come la vela, nelle mani di un buon marinaio, รจ in grado di sfruttare qualsiasi vento, da qualsiasi direzione spiri, favorevole o sfavorevole, per muovere la barca nella direzione desiderata, cosรฌ fa la speranza.
Innanzitutto la speranza ci viene in aiuto nel nostro personale cammino di santificazione. La speranza diventa, in chi la esercita, il principio stesso del progresso spirituale. Essa รจ sempre allโerta per scoprire nuove โoccasioni di beneโ realizzabili. Perciรฒ non permette di adagiarsi nella tiepidezza e nellโaccidia. La speranza รจ lโesatto contrario di ciรฒ che a volte si pensa. Non รจ una disposizione interiore bella e poetica che fa sognare e costruire mondi immaginari. Al contrario, รจ molto concreta e pratica. Passa il suo tempo mettendoti sempre davanti compiti da svolgere.
Quando in una determinata situazione non cโรจ assolutamente nulla da fare โ dice il filosofo Kierkegaard, in uno dei suoi discorsi edificanti- , allora, sรฌ, sarebbe la paralisi e la disperazione. Ma la speranza scopre sempre che cโรจ qualcosa che si puรฒ fare per migliorare la situazione: lavorare di piรน, essere piรน obbedienti, piรน umili, piรน mortificati. Quando sei tentato di dire a te stesso โNon cโรจ piรน niente da fareโ (รจ ancora Kierkegaard che ci parla), la speranza si fa avanti e ti dice โPrega!โ Tu rispondi โMa ho pregato!โ e lei โPrega ancora!โ E anche quando la situazione dovesse diventare talmente dura, che non sembra ci sia davvero piรน nulla da fare, la speranza ci indica comunque un compito: resistere fino alla fine e non perdere la pazienza. Questi traguardi additati dal filosofo credente sono esigenti, se non addirittura eroici. ร chiaro che essi non sono possibili per i nostri sforzi, ma solo per la grazia di Dio che ci viene in aiuto e non ci lascia mai soli.
La speranza ha un rapporto privilegiato, nel Nuovo Testamento, con la pazienza. ร il contrario dellโimpazienza, della fretta, del โtutto e subitoโ. ร lโantidoto allo scoraggiamento. Mantiene vivo il desiderio. ร anche una grande pedagoga, nel senso che non indica tutto in una volta โ tutto quello che cโรจ da fare o si puรฒ fare โ ma ti mette davanti una possibilitร alla volta. Dร solo โil pane quotidianoโ. Distribuisce lo sforzo e permette cosรฌ di realizzarlo.
La Scrittura mette continuamente in luce questa veritร : che la tribolazione non toglie la speranza, ma anzi la aumenta: โLa tribolazione โscrive lโApostolo โ produce pazienza, la pazienza una virtรน provata e la virtรน provata la speranza. La speranza poi non delude, perchรฉ lโamore di Dio รจ stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci รจ stato datoโ (Rom 5, 3-5).
La speranza ha bisogno della tribolazione come la fiamma ha bisogno del vento per rafforzarsi. Le ragioni terrene di speranza devono morire, una dopo lโaltra, perchรฉ emerga la vera ragione incrollabile che รจ Dio. Succede come nel varo di una nave. ร necessario che vengano rimosse le impalcature che sostenevano artificialmente la nave, quando era in costruzione, e che vengano portati via uno dopo lโaltro tutti i vari puntelli, perchรฉ possa galleggiare e avanzare liberamente sullโacqua.
La tribolazione ci toglie ogni โpresaโ e ci porta a sperare solo in Dio. Conduce a quello stato di perfezione che consiste nel sperare quando sembra che non ci sia speranza (Rm 4,18), cioรจ nel continuare a sperare confidando nella parola una volta pronunciata da Dio, anche quando ogni ragione umana per sperare รจ scomparsa . Tale fu la speranza di Maria sotto la croce e per questo la pietร cristiana la invoca con il titolo di Mater Spei, madre della speranza.
La forza trasformatrice della speranza รจ meravigliosamente descritta in un bellissimo brano di Isaia:
Anche i giovani faticano e si stancano,
gli adulti inciampano e cadono;
ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza,
mettono ali come aquile,
corrono senza affannarsi,
camminano senza stancarsi. (Is 40,30โ31)
Lโoracolo รจ la risposta al lamento del popolo che dice: โLa mia sorte รจ nascosta al Signoreโ. Dio non promette di togliere le ragioni della stanchezza e dello sfinimento, ma dona speranza. La situazione rimane di per sรฉ quella che era, ma la speranza dร la forza per superarla.
Nel libro dellโApocalisse leggiamo che โQuando il drago si vide gettato sulla terra, inseguรฌ la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma alla donna furono date le due ali della grande aquila, affinchรฉ potesse volare verso il suo luogo nel desertoโ (Ap 12,13-14). Se lโimmagine delle ali dellโaquila si ispira, come sembra chiaramente, al testo di Isaia, ciรฒ significa che a tutta la Chiesa sono state donate le grandi ali della speranza, affinchรฉ con esse possa, ogni volta, sfuggire agli attacchi del male e superare ogni difficoltร . Oggi come allora.
Terminiamo ascoltando, come fatta ora su di noi, lโinvocazione che lโApostolo Paolo fa a favore dei fedeli di Roma al termine della sua Lettera ad essi indirizzata:
Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perchรฉ abbondiate nella speranza per la virtรน dello Spirito Santo. (Rom 15,13)
1.Agostino, Trattati sul Vangelo di Giovanni, 19,9.
2.W. Marxsen, La risurrezione di Gesรบ di Nazareth, Bologna 1970 (ed. Ingl. The Resurrection of Jesus of Nazareth, London 1970).
3.Cf. J.D.G. Dunn, Gli albori del Cristianesimo, 3 voll, Paideia, Brescia 2006, sintetizzato nel suo Cambiare prospettiva su Gesรบ, Paideia, Brescia 2011.
4.Giovanni Crisostomo, Omelie sulla I lettera ai Corinzi, 4, 4 (PG 61, 35 s.).
5.Agostino, Enarr. in Psaslmos, 120,6.
6.Leone Magno, Sermo 66, 3: PL 54, 366.
7.Sรธren Kierkegaard, Gli atti dellโamore, Parte II, nr. 3.