Card. Raniero Cantalamessa โ€“ Quarta Predica di Quaresima in Vaticano โ€“ 15 Marzo 2024

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Alle ore 9 di questa mattina, nellโ€™Aula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, lโ€™Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la quarta Predica di Quaresima (prima, seconda, terza).

Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: โ€œMa voi, chi dite che io sia?โ€ (Matteo 16,15).

Lโ€™ultima predica di Quaresima avrร  luogo venerdรฌ 22 marzo.

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IO SONO LA RESURREZIONE E LA VITA

Nel nostro commento ai solenni โ€œIo Sonoโ€ di Cristo nel Vangelo di Giovanni, siamo giunti al capitolo 11. Esso รจ tutto occupato dallโ€™episodio della risurrezione di Lazzaro. Lโ€™insegnamento che Giovanni ha voluto trasmettere alla Chiesa con la sapiente composizione del capitolo si puรฒ riassumere in tre punti:
Primo punto: Gesรบ risuscita lโ€™amico Lazzaro (Gv 11, 1-44).
Secondo punto: La risurrezione di Lazzaro provoca la condanna a morte di Gesรบ (11, 47-50):
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: โ€œChe cosa facciamo? Questโ€™uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare cosรฌ, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazioneโ€. Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quellโ€™anno, disse loro: โ€œVoi non capite nulla! Non vi rendete conto che รจ conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!.

Terzo punto: La morte di Gesรบ procurerร  la risurrezione di tutti quelli che credono in lui (11, 51-53). Lโ€™Evangelista infatti commenta:
Questo perรฒ [Caifa] non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quellโ€™anno, profetizzรฒ che Gesรน doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

Riassumendo, la risurrezione di Lazzaro provoca la morte di Gesรบ; la morte di Gesรบ provoca la risurrezione di chiunque crede in lui!
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Adesso possiamo concentrarci sulla parola di auto-rivelazione contenuta nel contesto:
Gesรน le disse: โ€œTuo fratello risorgerร โ€. Gli rispose Marta: โ€œSo che risorgerร  nella risurrezione dellโ€™ultimo giornoโ€. Gesรน le disse: โ€œIo sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrร ; chiunque vive e crede in me, non morirร  in eterno (11, 23-25).

โ€œIo sono la risurrezione!โ€ Ci domandiamo: di quale risurrezione parla qui Gesรบ? Marta pensa alla risurrezione finale. Gesรบ non nega questa risurrezione โ€œdellโ€™ultimo giornoโ€, che altrove egli stesso promette (Gv 6,54), ma qui annuncia una cosa nuova: che la risurrezione comincia giร  fin da ora per chi crede in lui. Santโ€™Agostino commenta: โ€œIl Signore ci ha indicato una risurrezione dei morti che precede la risurrezione finale. E non si tratta di una risurrezione come quella di Lazzaro o del figlio della vedova di Nainโ€ฆche risuscitarono per morire unโ€™altra voltaโ€.

Come si vede, lโ€™idea dโ€™una risurrezione โ€œspiritualeโ€ ed esistenziale, che ha luogo giร  in questa vita grazie alla fede, non era ignota nella tradizione cristiana. La novitร  รจ intervenuta quando si รจ voluto fare di essa lโ€™unico significato della parola di Gesรบ. รˆ nota la posizione di Bultmann, ora in gran parte superata, ma che imperversava quando studiavo teologia io. Secondo lui, la risurrezione di cui parla Gesรบ รจ una risurrezione esistenziale, un risveglio di coscienza, basato sulla fede. Siamo sulla linea del vago โ€œappello alla decisioneโ€e del โ€œdecidersi per Dioโ€, a cui egli riduce pressochรฉ tutto il messaggio del Vangelo.

Ma Giovanni dedica due interi capitoli del suo Vangelo alla risurrezione reale e corporale di Gesรบ, fornendo alcune delle informazioni piรน dettagliate su di essa. Per lui, dunque, non รจ solo โ€œla causa di Gesรบโ€, cioรจ il suo messaggio, che รจ risorta da morte โ€“come qualcuno ha scritto โ€“ ma la sua persona!

La risurrezione attuale non sostituisce quella finale del corpo, ma ne รจ la garanzia. Essa non vanifica e non rende inutile la risurrezione di Cristo dalla tomba, ma anzi si fonda proprio su di essa. Gesรบ puรฒ dire โ€œIo sono la risurrezioneโ€, perchรฉ egli รจ il Risorto! Prima di Giovanni, รจ stato lโ€™Apostolo Paolo ad affermare lโ€™inscindibile legame tra la fede cristiana e la risurrezione reale di Cristo. รˆ sempre utile e salutare ricordare le sue veementi parole ai Corinzi:
Se Cristo non รจ risorto, vuota allora รจ la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perchรฉ contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se รจ vero che i morti non risorgonoโ€ฆ ma se Cristo non รจ risorto, vana รจ la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati (1 Cor 15, 14-17).

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Gesรบ stesso aveva indicato la sua risurrezione come il segno per eccellenza dellโ€™autenticitร  della sua missione. Agli avversari che gli chiedevano un segno, egli dร  una risposta che difficilmente si puรฒ attribuire ad altri che a Gesรบ stesso:
Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarร  dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, cosรฌ il Figlio dellโ€™uomo resterร  tre giorni e tre notti nel cuore della terra (Mt 12, 39-40).

I suoi oppositori sapevano bene che Giona non era rimasto per sempre nel ventre della balena, ma che dopo tre giorni era uscito da essa.
Ho parlato, in una precedente meditazione, del pregiudizio presente nei non credenti nei confronti della fede, che non รจ minore di quello che essi rimproverano ai credenti. Rimproverano infatti ai credenti di non poter essere obbiettivi, dal momento che la fede impone loro, in partenza, la conclusione cui devono giungere, senza accorgersi che altrettanto avviene tra di essi. Se si parte dal presupposto che Dio non esiste, che il soprannaturale non esiste e che i miracoli non sono possibili, la conclusione a cui si giungerร  รจ anchโ€™essa data in partenza, perciรฒ, alla lettera, un pre-giudizio.

La risurrezione di Cristo costituisce il caso piรน esemplare di ciรฒ. Nessun evento dellโ€™antichitร  รจ suffragato da tante testimonianze di prima mano come questo. Alcune di esse risalenti a personalitร  del calibro intellettuale di Saulo di Tarso che aveva in precedenza fieramente combattuto tale credenza. Egli fornisce un elenco dettagliato di testimoni, alcuni dei quali ancora in vita, che avrebbero potuto, perciรฒ, facilmente smentirlo (1Cor 15, 6-9).

Si fa leva sulle discordanze circa i luoghi e i tempi delle apparizioni, senza rendersi conto che questa non programmata coincidenza sul fatto centrale รจ una riprova della veritร  storica di esso, piรน che una sua smentita. Nessuna โ€œarmonia prestabilitaโ€ in questo caso! Prima di essere messi per iscritto, gli eventi della vita di Gesรบ furono per decenni trasmessi per via orale โ€“ e variazioni e adattamenti marginali sono tipici di ogni racconto che una comunitร  viva e in espansione fa delle proprie origini, secondo i luoghi e le circostanze. รˆ la conclusione cui รจ giunta la piรน recente e accreditata ricerca critica sui Vangeli .

Non ci sono, del resto, soltanto le apparizioni. San Giovanni Crisostomo ha, al riguardo, una pagina famosa, a cui tutta lโ€™indagine critica moderna non ha tolto nulla della sua forza di persuasione. Diceva, dunque, in una omelia al popolo:

Come poteva venire in mente a dodici poveri uomini, e per di piรน ignoranti, che avevano passato la vita sui laghi e sui fiumi, di intraprendere una simile opera? Essi, che mai forse avevano messo piede in una cittร  o in una piazza, come potevano pensare di affrontare tutta la terra? [โ€ฆ] Non avrebbero, piuttosto, dovuto dire: E adesso? Non ha potuto salvare se stesso, come potrร  difendere noi? In vita non รจ riuscito a conquistare una sola nazione e noi, con il solo suo nome, dovremmo conquistare il mondo intero? Non sarebbe da folli mettersi in una simile impresa, o anche semplicemente pensarla? รˆ evidente perciรฒ che se non lo avessero visto risuscitato e non avessero avuto una prova inconfutabile della sua potenza, non si sarebbero esposti mai a tanto rischio.

A tutte queste prove il non credente non puรฒ opporre se non la convinzione che la risurrezione dai morti รจ qualcosa di soprannaturale e il soprannaturale non esiste. E cosa รจ questo se non, appunto, un pre-giudizio e un โ€œa prioriโ€?

Fides christianorum resurrectio Christi est, ha scritto santโ€™Agostino: โ€œLa fede dei cristiani รจ la risurrezione di Cristoโ€ E aggiungeva: โ€œ Tutti credono che Gesรน sia morto, anche i reprobi lo credono, ma non tutti credono che sia risorto e non si รจ cristiani se non si crede ciรฒโ€ . Questo รจ il vero articolo con cui โ€œla Chiesa sta o cadeโ€. Negli Atti, gli Apostoli sono definiti semplicemente come โ€œtestimoni della sua risurrezioneโ€ (Atti, 1,22; 2,32). Valeva dunque la pena rinfrescare la nostra fede in essa, prima di celebrarla liturgicamente tra qualche settimana.
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Solo adesso, dopo aver messo al sicuro il fatto storico della Risurrezione di Cristo, possiamo dedicare la nostra attenzione al significato esistenziale della parola di Gesรบ: โ€œIo sono la risurrezione e la vitaโ€. Commentando lโ€™episodio dei morti risuscitati e apparsi in Gerusalemme al momento della morte di Cristo (Mt 27, 52-53), san Leone Magno scrive: โ€œAppaiano anche ora nella Cittร  Santa [cioรจ, nella Chiesa] i segni della futura risurrezione e ciรฒ che deve compiersi un giorno nei corpi, si compia ora nei cuoriโ€ . Ci sono, in altre parole, due tipi di risurrezione: cโ€™รจ una risurrezione del corpo che avverrร  nellโ€™ultimo giorno e cโ€™รจ una risurrezione del cuore che deve avvenire ogni giorno!

Il modo migliore per scoprire cosa si intende per risurrezione del cuore, รจ osservare cosa produsse spiritualmente la risurrezione fisica di Gesรน nella vita degli Apostoli. Pietro inizia la sua Prima Lettera con queste alte parole:

Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesรน Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesรน Cristo dai morti, per una speranza viva, per unโ€™ereditร  che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa รจ conservata nei cieli per voi. (1 Pt 1,3-4)

La risurrezione del cuore รจ dunque la rinascita della speranza. Stranamente, la parola โ€œsperanzaโ€ รจ assente nella predicazione di Gesรน. I Vangeli riportano molti suoi detti sulla fede e sulla caritร , ma nessuno sulla speranza, anche se tutta la sua predicazione proclama che esiste una risurrezione dai morti e una vita eterna. Al contrario, dopo Pasqua, vediamo esplodere letteralmente lโ€™idea e il sentimento della speranza nella predicazione degli Apostoli. Dio stesso viene definito โ€œil Dio della speranzaโ€ (Rm 15,13). La spiegazione dellโ€™assenza di detti sulla speranza nel Vangelo รจ semplice: Cristo doveva prima morire e risorgere. Risorgendo, ha aperto la fonte della speranza; ha inaugurato lโ€™oggetto stesso della speranza che รจ una vita con Dio oltre la morte.

Proviamo a vedere cosa potrebbe produrre una rinascita della speranza nella nostra vita spirituale. Gli Atti degli Apostoli raccontano ciรฒ che accadde, un giorno, davanti alla porta del tempio di Gerusalemme chiamata โ€œla Porta Bellaโ€. Presso di essa giaceva uno storpio che chiedeva lโ€™elemosina. Un giorno passarono di lรฌ Pietro e Giovanni e sappiamo cosa accadde. Lo storpio, guarito, balzรฒ in piedi e finalmente, dopo chissร  quanti anni che giaceva lรฌ abbandonato, anche lui varca quella porta ed entra nel tempio โ€œsaltando e lodando Dioโ€ (At 3,1-9).

Qualcosa di simile potrebbe accadere anche a noi, grazie alla speranza. Spesso ci troviamo anche noi, spiritualmente, nella posizione dello storpio sulla soglia del tempio; inerti e tiepidi, come paralizzati di fronte alle difficoltร . Ma ecco che la speranza divina passa accanto a noi, portata dalla parola di Dio, e dice anche a noi, come Pietro disse allo storpio e come Gesรน disse al paralitico: โ€œAlzati e cammina!โ€ (Mc 2,11). E noi ci alziamo ed entriamo finalmente nel cuore della Chiesa, pronti ad assumere, di nuovo e con gioia, i compiti e le responsabilitร  che ci sono assegnate dalla Provvidenza e dallโ€™obbedienza. Questi sono i miracoli quotidiani della speranza. Essa รจ davvero una grande taumaturga, operatrice di miracoli; rimette in piedi migliaia di storpi e paralitici spirituali, migliaia di volte.

Ciรฒ che รจ straordinario nella speranza รจ che la sua presenza cambia tutto, anche quando esteriormente non cambia nulla. Io ne ho un piccolo esempio nella mia vita. Io sono una persona che soffre molto piรน il freddo che il caldo. Ora in Italia a marzo, allโ€™inizio della primavera, la temperatura, si sa, รจ piรน o meno la stessa che a fine ottobre e inizio novembre. Eppure per anni notavo che il freddo di marzo mi faceva meno problema che non quello di novembre. Mi sono chiesto perchรฉ, visto che la temperatura รจ la stessa, e finalmente ho scoperto la ragione. Il freddo di novembre รจ un freddo senza speranza perchรฉ si va verso lโ€™inverno; il freddo di marzo รจ un freddo con speranza perchรฉ si va verso lโ€™estate!

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La Lettera agli Ebrei paragona la speranza a โ€œunโ€™ancora sicura e salda della nostra vitaโ€. Sicura e salda perchรฉ gettata non sulla terra ma in cielo, non nel tempo ma nellโ€™eternitร , โ€œoltre il velo del santuarioโ€, dice la stessa Lettera agli Ebrei (Eb 6,18-19). Questo simbolo della speranza รจ diventato classico. Ma abbiamo anche unโ€™altra immagine della speranza โ€“ in un certo senso opposta alla precedente โ€“ e cioรจ la vela. Se lโ€™ancora รจ ciรฒ che dร  sicurezza alla barca e la mantiene ferma tra le onde del mare, la vela รจ ciรฒ che la fa muovere e avanzare nel mare.

In entrambi i modi opera la speranza, sia nei riguardi della barca che รจ la Chiesa che la barchetta della nostra vita. รˆ davvero come una vela che raccoglie il vento e senza rumore lo trasforma in una forza motrice che trasporta la barca sulle acque. Come la vela, nelle mani di un buon marinaio, รจ in grado di sfruttare qualsiasi vento, da qualsiasi direzione spiri, favorevole o sfavorevole, per muovere la barca nella direzione desiderata, cosรฌ fa la speranza.

Innanzitutto la speranza ci viene in aiuto nel nostro personale cammino di santificazione. La speranza diventa, in chi la esercita, il principio stesso del progresso spirituale. Essa รจ sempre allโ€™erta per scoprire nuove โ€œoccasioni di beneโ€ realizzabili. Perciรฒ non permette di adagiarsi nella tiepidezza e nellโ€™accidia. La speranza รจ lโ€™esatto contrario di ciรฒ che a volte si pensa. Non รจ una disposizione interiore bella e poetica che fa sognare e costruire mondi immaginari. Al contrario, รจ molto concreta e pratica. Passa il suo tempo mettendoti sempre davanti compiti da svolgere.

Quando in una determinata situazione non cโ€™รจ assolutamente nulla da fare โ€“ dice il filosofo Kierkegaard, in uno dei suoi discorsi edificanti- , allora, sรฌ, sarebbe la paralisi e la disperazione. Ma la speranza scopre sempre che cโ€™รจ qualcosa che si puรฒ fare per migliorare la situazione: lavorare di piรน, essere piรน obbedienti, piรน umili, piรน mortificati. Quando sei tentato di dire a te stesso โ€œNon cโ€™รจ piรน niente da fareโ€ (รจ ancora Kierkegaard che ci parla), la speranza si fa avanti e ti dice โ€œPrega!โ€ Tu rispondi โ€œMa ho pregato!โ€ e lei โ€œPrega ancora!โ€ E anche quando la situazione dovesse diventare talmente dura, che non sembra ci sia davvero piรน nulla da fare, la speranza ci indica comunque un compito: resistere fino alla fine e non perdere la pazienza. Questi traguardi additati dal filosofo credente sono esigenti, se non addirittura eroici. รˆ chiaro che essi non sono possibili per i nostri sforzi, ma solo per la grazia di Dio che ci viene in aiuto e non ci lascia mai soli.

La speranza ha un rapporto privilegiato, nel Nuovo Testamento, con la pazienza. รˆ il contrario dellโ€™impazienza, della fretta, del โ€œtutto e subitoโ€. รˆ lโ€™antidoto allo scoraggiamento. Mantiene vivo il desiderio. รˆ anche una grande pedagoga, nel senso che non indica tutto in una volta โ€“ tutto quello che cโ€™รจ da fare o si puรฒ fare โ€“ ma ti mette davanti una possibilitร  alla volta. Dร  solo โ€œil pane quotidianoโ€. Distribuisce lo sforzo e permette cosรฌ di realizzarlo.

La Scrittura mette continuamente in luce questa veritร : che la tribolazione non toglie la speranza, ma anzi la aumenta: โ€œLa tribolazione โ€“scrive lโ€™Apostolo โ€“ produce pazienza, la pazienza una virtรน provata e la virtรน provata la speranza. La speranza poi non delude, perchรฉ lโ€™amore di Dio รจ stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci รจ stato datoโ€ (Rom 5, 3-5).

La speranza ha bisogno della tribolazione come la fiamma ha bisogno del vento per rafforzarsi. Le ragioni terrene di speranza devono morire, una dopo lโ€™altra, perchรฉ emerga la vera ragione incrollabile che รจ Dio. Succede come nel varo di una nave. รˆ necessario che vengano rimosse le impalcature che sostenevano artificialmente la nave, quando era in costruzione, e che vengano portati via uno dopo lโ€™altro tutti i vari puntelli, perchรฉ possa galleggiare e avanzare liberamente sullโ€™acqua.

La tribolazione ci toglie ogni โ€œpresaโ€ e ci porta a sperare solo in Dio. Conduce a quello stato di perfezione che consiste nel sperare quando sembra che non ci sia speranza (Rm 4,18), cioรจ nel continuare a sperare confidando nella parola una volta pronunciata da Dio, anche quando ogni ragione umana per sperare รจ scomparsa . Tale fu la speranza di Maria sotto la croce e per questo la pietร  cristiana la invoca con il titolo di Mater Spei, madre della speranza.

La forza trasformatrice della speranza รจ meravigliosamente descritta in un bellissimo brano di Isaia:
Anche i giovani faticano e si stancano,
gli adulti inciampano e cadono;
ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza,
mettono ali come aquile,
corrono senza affannarsi,
camminano senza stancarsi. (Is 40,30โ€“31)
Lโ€™oracolo รจ la risposta al lamento del popolo che dice: โ€œLa mia sorte รจ nascosta al Signoreโ€. Dio non promette di togliere le ragioni della stanchezza e dello sfinimento, ma dona speranza. La situazione rimane di per sรฉ quella che era, ma la speranza dร  la forza per superarla.

Nel libro dellโ€™Apocalisse leggiamo che โ€œQuando il drago si vide gettato sulla terra, inseguรฌ la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma alla donna furono date le due ali della grande aquila, affinchรฉ potesse volare verso il suo luogo nel desertoโ€ (Ap 12,13-14). Se lโ€™immagine delle ali dellโ€™aquila si ispira, come sembra chiaramente, al testo di Isaia, ciรฒ significa che a tutta la Chiesa sono state donate le grandi ali della speranza, affinchรฉ con esse possa, ogni volta, sfuggire agli attacchi del male e superare ogni difficoltร . Oggi come allora.

Terminiamo ascoltando, come fatta ora su di noi, lโ€™invocazione che lโ€™Apostolo Paolo fa a favore dei fedeli di Roma al termine della sua Lettera ad essi indirizzata:
Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perchรฉ abbondiate nella speranza per la virtรน dello Spirito Santo. (Rom 15,13)

1.Agostino, Trattati sul Vangelo di Giovanni, 19,9.
2.W. Marxsen, La risurrezione di Gesรบ di Nazareth, Bologna 1970 (ed. Ingl. The Resurrection of Jesus of Nazareth, London 1970).
3.Cf. J.D.G. Dunn, Gli albori del Cristianesimo, 3 voll, Paideia, Brescia 2006, sintetizzato nel suo Cambiare prospettiva su Gesรบ, Paideia, Brescia 2011.
4.Giovanni Crisostomo, Omelie sulla I lettera ai Corinzi, 4, 4 (PG 61, 35 s.).
5.Agostino, Enarr. in Psaslmos, 120,6.
6.Leone Magno, Sermo 66, 3: PL 54, 366.
7.Sรธren Kierkegaard, Gli atti dellโ€™amore, Parte II, nr. 3.

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