Se è vero che negli Atti degli Apostoli si muove una massa molto varia di personaggi, a partire dai due protagonisti Pietro e Paolo, è altrettanto significativa la folla delle donne che Luca fa entrare in scena e che noi abbiamo già presentato. Si tratta talvolta solo di lontane evocazioni, come fa, per esempio, Stefano, il primo martire cristiano, che nel suo ampio intervento davanti all’assise giudaica del Sinedrio, ricostruendo la storia dell’Israele biblico, ricorda la figlia del faraone che salvò il piccolo Mosè e «lo allevò come suo figlio» (7,21).
Non manca persino un’incursione nella classicità greca con la dea Artemide, la divinità raffigurata a Efeso con i molti seni, simbolo di fecondità. Paolo, che si era battuto con successo contro questa idolatria, aveva però dovuto subire la violenta reazione degli orefici efesini che commerciavano oggetti sacri dedicati a questa dea (si legga la tumultuosa vicenda narrata in Atti 19,23-40). Quando, invece l’apostolo, naufrago a Malta, sarà morsicato da una vipera, gli abitanti dell’isola lo riterranno punito dalla «dea della giustizia», cioè Dike (28,4). Se vogliamo restare nell’orizzonte pagano, ecco l’allusione alla regina di Etiopia, in realtà Kush, cioè la Nubia (tra Egitto e Sudan). Un suo alto funzionario sarà battezzato dal diacono Filippo e il nome della regina, Candace, era piuttosto un titolo generale equivalente all’egizio “faraone” (8,27).
Ancora Paolo, durante il suo arresto a Cesarea Marittima e in attesa di essere trasferito a Roma per essere giudicato dal tribunale imperiale supremo, mentre è nel palazzo del governatore romano interloquisce con Drusilla che era la moglie del governatore Felice, personaggio avido, brutale e dissoluto (24,24). Questa era la figlia minore del re giudeo Erode Agrippa I, fratello di Erodiade, l’avversaria di Giovanni Battista (24,24). Durante quello stesso periodo di carcerazione provvisoria, Paolo ebbe l’occasione di incontrare Berenice (“colei che porta vittoria”). Era sorella di Drusilla e, quindi, anch’essa figlia di Erode Agrippa I. Aveva sposato uno zio, Erode di Calcide e, dopo la sua morte, conviveva con suo fratello Erode Agrippa II. È proprio davanti a questa strana coppia, giunta in visita dal nuovo governatore romano Festo, che l’apostolo pronunciò una forte autodifesa, con una descrizione della sua conversione avvenuta sulla via di Damasco (25,13.23; 26,30: si leggano i due capitoli integrali 25 e 26). Il discorso di Paolo, se lascerà scettico Festo, colpirà invece Berenice ed Erode Agrippa II, convincendoli che «quest’uomo poteva essere rimesso in libertà, se non si fosse appellato a Cesare» (26,32).
Ma non mancano anche figure femminili più vicine all’apostolo. Da un lato, proprio a Cesarea, prima ancora del soggiorno in custodia cautelare presso il palazzo del governatore – cioè quando da Efeso stava per rientrare a Gerusalemme per l’ultima volta – Paolo era stato ospite di «Filippo l’evangelista », che la tradizione ha confuso con l’omonimo apostolo. Egli in realtà era uno dei sette “diaconi” già citati (6,1- 6) e «aveva quattro figlie nubili dotate del dono della profezia» (21,8-9). Infine, sappiamo da Luca che Paolo a Gerusalemme aveva una sorella con un figlio che lo salverà da un complotto ordito contro di lui da alcuni giudei (23,16).
Fonte: Famiglia Cristiana