card. Gianfranco Ravasi – «Sparge la neve come uccelli»

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Siamo abituati a considerare il panorama biblico come una plaga arida, sferzata da un vento caldo sotto un sole incandescente. In realtà, nonostante il ritmo stagionale meno netto del nostro, l’inverno stende il suo manto gelido anche sulla terra della Bibbia. Ebbene, dato che siamo in un periodo che ha visto migrare molti verso le montagne innevate, introduciamo nella nostra sequenza di scene naturali bibliche un quadretto un po’ inatteso, ma non improbabile. Forse qualche lettore, giunto pellegrino a Gerusalemme in pieno inverno ha scoperto – come è accaduto a me un paio di volte – la città tutta imbiancata (dopo tutto, si trova a 800 metri di altezza).

Non per nulla, nelle Sacre Scritture ebraiche è presente la parola «neve», shèleg, mentre nel greco neotestamentario per due volte risuona l’equivalente chiôn, sia pure solo come paragone: le vesti dell’angelo della Pasqua sono «bianche come neve» (Matteo 28,3) e il Cristo dell’Apocalisse ha i «capelli candidi, simili a lana candida come neve» (1,14). Comparazioni che ricorrono anche nell’Antico Testamento per indicare un’anima purificata dal peccato (Salmo 51,9) o una pelle affascinante e giovanile (Lamentazioni 4,7) o, in modo opposto, per descrivere una pelle consumata dalla lebbra che la scia chiazze biancastre (per esempio 2Re 5,27).

Ma c’è anche la neve reale che scende con il suo meraviglioso sfarfallio. Essa è contemplata con occhi stupiti da un sapiente, il Siracide: «Dio sparge la neve come uccelli che discendono, come locusta che si posa è la sua caduta. L’occhio ammira la bellezza del suo candore e il cuore stupisce al vederla fioccare» (43,17-18). Anzi, lo stesso poeta ebreo rappresenta, sempre in modo quasi filmico, l’intera meteorologia invernale: «Riversa sulla terra la brina come sale, che gelandosi forma punte di spine. Soffia la gelida tramontana, sull’acqua si condensa il ghiaccio: esso si allarga sull’intera massa d’acqua che si riveste come corazza» (43,19-20).

È curioso notare che, nella concezione di allora, si immaginava che in cielo ci fossero «serbatoi per la neve» (Giobbe 38,22), aperti da Dio che ordinava alla neve: «Cadi sulla terra!» (37,6). Anche il Salmista è convinto che è il Signore a «far scendere la neve come lana e a spargere la brina come polvere» (147,16). Nella memoria di Israele si conservava, poi, l’eco di eventi straordinari legati a questo fenomeno piuttosto eccezionale, come quando un generale di Davide, un certo Benaià, «in un giorno di neve, scese in una cisterna e vi abbatté un leone» (2Samuele 23,20), o come quando, secoli dopo, un altro generale siro, nemico dei Maccabei, fu bloccato con la sua cavalleria durante un attacco perché «in quella notte era caduta neve abbondantissima» (1Maccabei 13,22).

Lo sguardo biblico non è mai solo romantico, ecologico o storico; sboccia sempre in una dimensione religiosa, nella certezza che tutta la realtà è affidata a un Creatore. È per questo che, a più riprese, si prega: «Neve e nebbia, lodate il Signore… Benedite, gelo e freddo, il Signore; benedite, ghiacci e nevi, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli!» (Salmo 148,8; Daniele 3, 69-70).

Fonte: Famiglia Cristiana