Chi ha definito le dimensioni della terra, se mai lo sai? Chi ha teso su di essa lo strumento di misurazione? Dove sono fissate le sue fondamenta? Chi ha gettato la sua pietra angolare?ยป.
Questi interrogativi incalzanti che Dio, il Creatore, lancia a Giobbe alla fine della sua lunga protesta (38, 5-6) fanno intuire lโantica concezione che gli autori biblici avevano della Terra. Unโimmensa piattaforma quadrata (si parla spesso delle ยซquattro estremitร ยป) รจ sostenuta da possenti colonne che la reggono sulla distesa dellโoceano, simbolo delle acque caotiche e del nulla. Su di essa si leva la grandiosa cupola del cielo.
Noi, perรฒ, nel nostro itinerario alla ricerca del messaggio biblico sulla creazione ritorniamo alla pagina di apertura della Scrittura, al capitolo 1 del libro della Genesi, anzi, al suo primo versetto: ยซIn principio Dio creรฒ il cielo e la terraยป. Il verbo ebraico usato per sette volte nel primo capitolo della Genesi รจ bara, โcreareโ, e indica lโopera del taglialegna o dello scultore che trasformano una materia grezza. Naturalmente lโatto creativo รจ qualcosa di diverso perchรฉ suppone il nulla e non un dato preesistente, come fanno appunto gli artigiani e gli artisti. Ora, la mentalitร semitica faticava a esprimere concetti astratti come รจ appunto quello di ยซnullaยป.
ร cosรฌ che, allora, lโautore sacro รจ ricorso a tre immagini: ยซLa terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano lโabissoยป (1,2). In ebraico ยซinforme e desertoยป รจ tohu wabohu, unโespressione dal suono cupo: essa evoca una supercie desertica, desolata, che indica assenza di vita, silenzio e morte, il nulla appunto. Ci sono poi le ยซtenebreยป, negazione della luce: il primo atto creativo darร appunto origine alla luce (ยซSia la luce! E la luce fuยป 1, 3).
Infine cโรจ lโยซabissoยป, in ebraico tehom, che si spalanca sotto la terra che โ come si diceva โ era allora concepita simile a una piattaforma sostenuta da colonne che si ergono proprio su quel vuoto abissale e vertiginoso. Deserto, tenebra, abisso รจ la triade simbolica, usata dallโautore sacro per designare il nulla che sta alle spalle dellโatto creativo divino. Unโaltra immagine che sarร adottata altrove nella Bibbia, e che avremo occasione in futuro di illustrare, รจ quella del mare che รจ visto come un mostro che rode con le sue onde la terraferma, cioรจ lโessere creato. Quando si sarร in epoca ellenistica (III-II sec. a.C.) e si useranno le categorie filosofiche greche di ยซessereยป e ยซnulla ยป, allora anche la Bibbia si adatterร a quel linguaggio: ยซDio ha fatto il cielo e la terra e quanto รจ in essi non da cose preesistenti e tale รจ anche lโorigine del genere umanoยป (2 Maccabei 7, 28).
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Nella versione della creazione secondo la Bibbia รจ indubbio il primato del Creatore. Gli ebrei mitteleuropei detti Chassidim (ยซi piiยป), sorti nel โ700 e distrutti dal nazismo, intonavano questo bel cantico a Dio: ยซDovunque io vada, Tu; dovunque io sosti, Tu; solo Tu, ancora Tu, sempre Tu! Cielo, Tu; terra, Tu. Dovunque giro, dovunque miro, Tu; solo Tu, ancora Tu, sempre Tuยป. Questa presenza, perรฒ, non significa identitร panteistica tra Creato e Creatore. Il grande poeta tedesco Hรถlderlin pensava che la creazione avvenisse come lโemergere dei continenti in seguito al ritrarsi degli oceani: Dio crea, quasi ritirandosi per lasciare spazio alla creatura e, nel caso dellโuomo, per lasciare un varco alla libertร che puรฒ diventare anche una sda a Dio. ร quello che ancora il giudaismo chiamava lo zimzum, cioรจ il ยซritirarsiยป del Creatore nei confronti del Creato. ร, questo, un modo simbolico che certamente non nega lโinnito di Dio, che tutto supera e avvolge. Ci ricorda, perรฒ, che siamo limitati e non divini, che siamo opera delle mani del Creatore che ci precede e ci supera.
Fonte: Famiglia Cristiana