Breve spegazione della Quaresima

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LA QUARESIMA

STRUTTURA DELLA QUARESIMA

  • Il tempo di Quaresima ha lo scopo di preparare la Pasqua mediante il ricordo del Battesimo e la
  • Inizia il Mercoledì delle ceneri e termina il Giovedì santo con la Messa “in Cena Domini”
  • Dall’inizio della Quaresima fino alla Veglia pasquale non si canta l’Alleluia
  • Durata di quaranta giorni: il carattere originario fu riposto nella penitenza di tutta la comunità e dei singoli, protratta per quaranta giorni. Nella determinazione della durata ebbe grande peso il numero quaranta che ricorre nella Bibbia (i giorni che Gesù passò nel deserto; gli anni trascorsi da Israele nel deserto; i giorni che Mosè passò sul monte Sinai;… )

ORIGINE E STORIA

  • La celebrazione della Pasqua nei primi tre secoli della vita della Chiesa non aveva un periodo di preparazione. La comunità cristiana viveva così intensamente l’impegno cristiano fino alla testimonianza del martirio da non sentire la necessità di un periodo di tempo per rinnovare la conversione già avvenuta col Battesimo
  • Nel IV secolo, l’unica settimana di digiuno era quella che precedeva la
  • L’uso di iscrivere i peccatori alla penitenza pubblica quaranta giorni prima di Pasqua, determinò la formazione di una “quadragesima” (quaresima) che cadeva nella VI Domenica prima di Pasqua. Dal momento poi che la Domenica non si celebravano riti penitenziali, si fissò questo atto al Mercoledì precedente. Ogni Mercoledì era infatti giorno di digiuno. Così è nato il “Mercoledì delle ceneri”.
  • Sintetizzando: allo sviluppo della Quaresima ha contribuito prima di tutto la pratica del digiuno in preparazione alla Pasqua, poi la disciplina penitenziale, infine la preparazione dei catecumeni che saranno battezzati la notte di Pasqua.

DIMENSIONE BATTESIMALE – PENITENZIALE

Cristo ci ha radicalmente trasformati, cioè convertiti, inserendoci nel suo Mistero pasquale con il Battesimo.

La Chiesa professa la sua fede in un solo Battesimo, per il perdono dei peccati.

La penitenza, in senso cristiano, è fondata sulla stessa realtà battesimale per il perdono dei peccati ed è poi ripresa e resa segno espressivo per quanti ricadono nel peccato, nel sacramento della Riconciliazione.

Questo tempo liturgico non solo prepara i catecumeni al Battesimo, ma è il tempo in cui la Chiesa e i singoli sono chiamati a vivere maggiormente questo sacramento mediante una più profonda conversione.

Battesimo e Penitenza sono così i misteri propri della Quaresima.

DIMENSIONE ECCLESIALE

La Quaresima è il tempo della grande convocazione di tutta la Chiesa perché si lasci purificare da Cristo suo sposo.

La penitenza ha sempre come effetto la riconciliazione non solo con Dio, ma anche coi fratelli, che a causa del peccato sempre hanno subito un danno.

La penitenza quaresimale non deve essere soltanto interna ed individuale, ma anche esterna e sociale.

LA SPIRITUALITÀ

La quaresima è il “tempo favorevole” per la riscoperta e l’approfondimento dell’autentico “discepolo di Cristo” (cristiano) ===> conversione.

La spiritualità della Quaresima è caratterizzata da un più attento e prolungato ascolto della Parola di Dio perché è questa Parola che illumina a conoscere i propri peccati. L’esame di coscienza cristiano non è un ripiegamento su se stessi, ma un aprirsi alla Parola della salvezza e un confronto col Vangelo.

LE OPERE DELLA PENITENZA

Le opere della penitenza quaresimale devono essere compiute nella consapevolezza del loro valore di segno sacramentale (cioè di segno efficace).

  • il digiuno e l’astinenza dalle carni, devono esprimere l’intimo rapporto che c’è tra questo segno e la conversione interiore. Sarebbe inutile astenersi dai cibi, se non ci si astenesse dal peccato. In questo modo il cristiano accetta la faticosa lotta al peccato con la mortificazione per allargare sempre di più all’iniziativa di
  • la preghiera: La Quaresima è tempo di più assidua e intensa preghiera, legata molto strettamente alla conversione, per lasciare sempre più spazio a Dio.

La preghiera cristiana così intesa non può essere il tentativo di accaparrarsi Dio per averlo garante dei propri progetti, ma è disponibilità piena alla sua volontà.

La preghiera va fatta anche comunitariamente per significare che tutta la Chiesa è comunità che prega e perciò penitente. Infine non va dimenticata la preghiera per ottenere la conversione dei peccatori.

  • la carità: La Quaresima è tempo di più forte impegno di carità verso i fratelli. Non c’è vera conversione a Dio senza conversione all’amore

LA SETTIMANA SANTA

Settimana santa: giorni nei quali la Liturgia segue passo passo gli ultimi eventi della vita terrena di Gesù.  

LA DOMENICA DELLE PALME

Da questa domenica ha inizio la Settimana santa.

In questo giorno la Chiesa fa memoria dell’ingresso di Cristo in Gerusalemme per compiervi il suo Mistero pasquale.

Nella liturgia rivivono e si rivelano i due aspetti fondamentali della Pasqua:

  • l’ingresso messianico in Gerusalemme
  • la memoria della sua Passione.

Non si tratta di fare un pio ricordo, ma di rendere presente oggi l’avvenimento.

La liturgia dà rilievo alla processione in onore di Cristo Re, facendo attenzione a che non si favoriscano i fedeli a dare valore soltanto al ramo d’ulivo, trascurando il vero significato della celebrazione. La benedizione dei rami è essenzialmente finalizzata alla processione.

LA MESSA DEL CRISMA

La Messa crismale viene celebrata sotto la presidenza del Vescovo nella cattedrale la mattina del Giovedì santo.

Evidenzia il clima di festa del sacerdozio all’interno del popolo di Dio.

Nella stessa messa sono benedetti: il Crisma (l’olio profumato utilizzato nel Battesimo, nella Cresima e nell’Ordine), l’Olio dei catecumeni e l’Olio degli infermi.

“Il Triduo pasquale della Passione e Resurrezione del Signore ha inizio dalla Messa nella cena del Signore, ha il suo fulcro nella Veglia pasquale e termina con i Vespri della Domenica di Resurrezione.”

Questo triduo è la realtà stessa della Pasqua del Signore celebrata in tre giorni: il venerdì celebra la morte, il sabato la sepoltura, la domenica la resurrezione. Ogni giorno del triduo richiama l’altro e si apre sull’altro. Il centro di gravitazione dei tre giorni è la Veglia pasquale con la celebrazione eucaristica.

GIOVEDì SANTO

LA MESSA “Nella Cena del Signore”

Nella Messa “Nella Cena del Signore” la Liturgia ricorda l’istituzione dell’Eucaristia, celebrando il memoriale dell’ultima cena.

Questa messa ha un carattere festivo, unitario e comunitario.

Il Vangelo parla della figura di Cristo che, pur essendo Signore e maestro, si fa servo, lavando i piedi agli apostoli. In questo contesto va visto il rito della “lavanda dei piedi”.

Il rito deve aiutare a comprendere meglio il grande e fondamentale precetto cristiano della carità fraterna. 

L’ADORAZIONE DELL’EUCARISTIA

Al termine delle celebrazione della Messa, le ostie vengono processionalmente portare ad un luogo debitamente preparato, perché siano esposte in un tabernacolo, adorate e conservate per la comunione del Venerdì santo.

La Chiesa con il segno dell’adorazione vuole sottolineare anche la presenza permanente di Cristo sotto le specie eucaristiche.

L’adorazione deve terminare entro mezzanotte; a quest’ora subentra il ricordo del tradimento, della cattura, della passione e morte di Gesù.

OGNI COMUNITÀ È GIUDICATA DALLA EUCARISTIA CHE CELEBRA

Il gesto dell’ultima cena compendia e interpreta tutta la vita e la missione di Gesù. La celebrazione della Cena del Signore è l’incontro più forte della comunità credente con il Risorto e con i fratelli.

Perché una comunità cristiana possa celebrare degnamente il mistero eucaristico, è necessario che i fedeli si sforzino di formare tra loro, durante tutta la settimana, una vera comunità, una vera famiglia, i cui membri si considerino come veri fratelli.

La celebrazione dell’Eucaristia è il luogo e il criterio per verificare la vita della comunità, in altri termini è il momento per verificare se sappiamo “far Chiesa”.

Si tratta allora di celebrare l’Eucaristia come “annuncio della morte del Signore sino alla sua venuta” da parte di una comunità che esprime con la vita, e non a parole soltanto, il senso salvifico e liberatore della morte del Signore.

VENERDI’ SANTO

Il venerdì santo non è considerato dalla Liturgia un giorno di lutto e di pianto, ma un  giorno di amorosa contemplazione del sacrificio di Gesù.

L’elemento fondamentale e universale della Liturgia di questo giorno è la proclamazione della Parola: possibilmente celebrata alle tre pomeridiane, ora della morte di Gesù, in cui viene letta la Passione secondo Giovanni.

Dopo le letture e l’omelia la Liturgia della Parola si conclude con la solenne preghiera dei fedeli. Con questa solenne preghiera tutta la famiglia di Dio e tutta l’umanità è come portata ai piedi della Croce sulla quale Cristo muore per tutti.

A questo punto del rito abbiamo la presentazione e adorazione della Croce in cui la Chiesa innalza il segno della vittoria del Signore.

Si termina con la Comunione; non si celebra l’Eucaristia quindi l’altare è interamente spoglio senza croce, senza candelieri e senza tovaglie.

Il venerdì santo è giorno di digiuno, da protrarsi possibilmente anche al sabato santo, come segno esteriore di partecipazione interiore al Sacrificio di Cristo.

SABATO SANTO

In questo giorno la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua Passione e Morte, astenendosi dal celebrare la Messa.

Ogni fedele è chiamato alla contemplazione, nutrendo il cuore di quegli affetti suggeriti dalla Liturgia delle Ore: la tranquillità nella pace di Dio, il riposo nella speranza, la fiducia piena nella Parola di Dio, certezza del compimento delle promesse divine e abbandono al giudizio di Dio.

Il Sabato santo diventa forte richiamo ai credenti a “ritirarsi nel deserto” per rimanere soli davanti a Dio solo in una preghiera silenziosa di puro ascolto.

L’origine della celebrazione della Pasqua si trova nell’Antico Testamento: Esodo e Deuteronomio.

Ogni anno Israele celebrava il memoriale degli eventi dell’Esodo secondo il comando del Signore. Nella celebrazione si vanno affermando due aspetti dell’evento pasquale: l’immolazione dell’agnello e l’uscita dall’Egitto come passaggio dalla schiavitù alla libertà.

Il passaggio dall’istituzione pasquale dell’Antico Testamento a quella del Nuovo Testamento avviene grazie alla coincidenza cronologica della morte di Gesù con la festa pasquale ebraica.

Secondo Giovanni la Nuova Pasqua nasce sul Calvario dove Gesù è immolato come agnello pasquale.

Per essere esatti bisogna considerare quattro Pasque nella storia della salvezza:

  • la Pasqua del Signore: il passaggio di Jahvè nella notte dell’uscita dall’Egitto.
  • la Pasqua dei Giudei: la celebrazione della memoria della cena
  • la Pasqua di Cristo: la sua immolazione sulla croce, il suo passaggio da questo mondo al Padre attraverso la passione e la
  • la Pasqua della Chiesa: celebrata ogni anno, ogni settimana e ogni giorno nel rito

VEGLIA PASQUALE

La speranza della Chiesa nella notte pasquale è fondata sulle promesse di Dio e viene ravvivata dalla lettura di queste promesse con i testi che parlano di Abramo, dell’Esodo e della Terra promessa.

Il vegliare acquista, in questo clima, il valore simbolico dell’attesa della venuta del Signore.

La ragione del carattere notturno di questa celebrazione sta nel significato del passaggio dalle tenebre alla luce come passaggio di Israele dalla schiavitù alla libertà, passaggio di Cristo dalla morte alla vita gloriosa, passaggio dei credenti in Cristo dalla morte del peccato alla vita divina.

Liturgia della luce

Il cero pasquale è simbolo di Cristo risorto, le candele che si accenderanno dal cero sono simbolo della vita nuova che il Signore ci comunica mediante lo Spirito santo nella sua Risurrezione.

Il cero viene portato processionalmente verso l’altare. Il senso di questa processione è: siamo il nuovo popolo di Dio, seguiamo Cristo risorto, luce del mondo.

Il canto dell’exultet annuncia il messaggio della Risurrezione e celebra le meraviglie operate da Dio nella storia della salvezza.

Liturgia della Parola

La tradizione liturgica ci dice che la Scrittura va letta meditando e pregando.

Le prime sette letture sono tratte dall’Antico Testamento e ripercorrono la storia del Popolo di Israele nel suo cammino verso la salvezza guidato dall’intervento di Dio.

Dopo l’ultima lettura dell’Antico Testamento si accendono le candele dell’altare e si canta il Gloria. L’ottava lettura è l’Epistola tratta dalla lettera ai Romani.

Dopo la proclamazione dell’Epistola: si canta l’Alleluia, acclamazione che contraddistingue il tempo pasquale. La nona lettura è il Vangelo della Risurrezione.

Liturgia Battesimale

Canto delle Litanie dei Santi.

Preghiera di benedizione dell’acqua battesimale. Celebrazione di eventuali Battesimi.

La benedizione del fonte significa che la grazia del Battesimo non scaturisce dall’acqua come elemento materiale, ma dallo Spirito Santo che la santifica. Ciò viene espresso mediante il segno dell’immersione del cero nel fonte battesimale.

Liturgia Eucaristica

L’Eucaristia di questa notte è l’azione di grazie più alta e significativa resa dalla Chiesa al Padre, per averci dato il suo Figlio morto e risorto. Tutto ciò che la Chiesa compie durante l’intero Anno Liturgico converge in questa Messa e parte da questa Messa pasquale.

Tutto il mistero cristiano è qui, tutta la meraviglia dei sacramenti, tutto il senso del destino divino degli uomini.

IL GIORNO DI PASQUA

La Liturgia del giorno di Pasqua celebra l’evento pasquale come giorno di Cristo Signore.

Le letture accentuano il valore sacramentale della celebrazione della Pasqua che partecipata fa entrare in una condizione di vita nuova.

FONTE