Gv 1,9-14 (Lezionario feriale di Bose)
9Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
11Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
12A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Riascoltiamo la parte centrale del prologo del quarto vangelo, proclamato per intero nella messa del giorno di Natale e di nuovo ieri. Non dovremmo mai stancarci di approfondire questo brano riassuntivo e dossologico, glorioso, che ci comunica altrimenti l’unico Vangelo dell’incarnazione: un uomo come Gesù solo Dio ce lo poteva dare. È una pagina teologicamente molto densa, è la sintesi ultima: se Gesù ha narrato in modo definitivo Dio (exeghésato: Gv 1,18), Giovanni ha narrato in modo definitivo Gesù nel prologo.
D’altra parte, si rimane colpiti dalla luminosa semplicità con cui l’evangelista ha compreso l’inesauribile mistero del Dio-uomo. Tutto è contenuto in quella sintesi nella sintesi su cui sfocia il testo liturgico: “La Parola si è fatta carne e ha posto la sua tenda, è venuta ad abitare tra di noi”. “La Parola si è fatta carne”: se sapessimo ciò che diciamo, sobbalzeremmo! Com’è possibile che la Parola eterna di Dio, Parola che è Dio, Parola per mezzo della quale tutto è stato creato ed esiste, diventi sárx, carne fragile, debole, cioè un figlio, un uomo che va verso la morte?
[ads2]Follia, diremmo. Vero, ma follia voluta da Dio, libera sua scelta di svuotarsi. E perché? Per uscire da sé ed entrare in relazione con noi. E per quale motivo? Per amore, che nel prologo risuona nelle parole “vita, luce, grazia”, anzi “grazia su grazia”, “amore su amore”. Se Dio scende dai cieli sulla terra diventando in Gesù uno di noi, è proprio per il suo desiderio di donarsi a noi.
Ecco allora l’altra ottica da cui leggere il prologo, quella di noi umani: “… e ha posto la sua tenda tra di noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria”. È il punto di arrivo di varie espressioni disseminate nel prologo: “Nella Parola era la vita, la vita luce degli umani … veniva nel mondo la luce vera che illumina ogni umano”.
Tutto luminoso? No, nessuna illusione, ci sono le tenebre che vorrebbero soffocare la luce, eppure non possono sopraffarla. È stato così per Gesù, venuto tra i suoi senza essere compreso, fino alla morte di croce: “il mondo non l’ha riconosciuto … i suoi non l’hanno accolto”. Siamo onesti: quante volte le nostre tenebre soffocano la luce di Cristo, soprattutto con quella cattiveria o ignoranza che vorrebbe spegnere la luce in chi ci è accanto… Dobbiamo dunque oscurarci, disperare? No, ma solo accogliere il Vangelo, più forte, più luminoso, più vita di ogni morte: “A quanti hanno accolto la Parola fatta carne, ha dato potere di diventare figli di Dio … Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo accolto grazia su grazia”.
Ha scritto un “poeta maledetto”: “Da qualche parte c’è luce. Forse non sarà una gran luce, ma la vince sulle tenebre … Non puoi sconfiggere la morte ma puoi sconfiggere la morte in vita, qualche volta. E più impari a farlo di frequente, più luce ci sarà”.
Sì, tutti gli umani cercano luce, vita, amore: nelle forme più diverse e anche contorte non cercano altro! Noi cristiani, umani come tutti, dovremmo fare una sola cosa: cogliere la luce, la vita, l’amore, la bellezza nel Vangelo che è l’uomo Gesù, Parola fatta carne, e nella sua umanità accogliere e donare il racconto ultimo di Dio. Accogliere e donare la luce, la vita, l’amore, la bellezza, fatti carne in un uomo: Gesù.
Fratel Ludwig della comunità monastica di Bose