Mt 10,17-22 (Lezionario feriale di Bose)
17Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: 20infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
21Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 22Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
Si tratta di parole dure quelle che ascoltiamo e meditiamo oggi dopo aver sostato sulla dolcezza e tenerezza di una nascita. Il messaggio che la liturgia ci vuole dare è in verità la testimonianza della vita nella sua pienezza: ogni vita porta con sé attesa, nascita e morte.
E’ così che Cristo ci ha dato testimonianza del Padre come Stefano, di cui facciamo memoria, il quale, tra i primi discepoli chiamati e inviati, ha dato compimento alla testimonianza di Cristo. Egli, il testimone fedele, ricorda che la vita del discepolo è una lotta continua, e questa lotta è parte integrante della testimonianza da rendere.
[ads2]Il discepolo è esposto alla persecuzione, al conflitto ma lo contraddistingue la fiducia che la parola di cui si fa portatore è parola di verità, perché per primo cerca di seguire le tracce di Gesù vivendo l’amore per i fratelli e anche per i nemici. Tutti coloro che nella propria vita cercano di non mettersi contro l’altro in virtù di una parola che è altra da sé saranno esposti al conflitto. Ma è il motivo dell’annuncio e la perseveranza che dà la forza di affrontare l’essere osteggiati. A coloro che perseverano nella testimonianza di una parola di vita, di fronte anche alle persecuzioni, questi saranno beati. “Beati i perseguitati, beati voi quando vi insulteranno e diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia” cf.5,11-12. E questi saranno annoverati tra i salvati: v.22 “chi avrà perseverato fino alla fine questi sarà salvato”.
Gesù ha vissuto in prima persona l’insulto, l’oltraggio, la persecuzione sia dalle autorità religiose del suo tempo sia da quelle romane come annuncia nei suoi discorsi “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi…. Faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato” cf.Gv 15,20-21.
L’insegnamento si fa più duro quando Gesù entra al cuore delle relazioni v.21“Il fratello metterà a morte il fratello”. Non solo, il discepolo, il testimone è perseguitato dalle autorità, dai potenti per motivi religiosi sociali, etnici ma egli si scontra anche nei rapporti interni, nella sua casa, proprio al cuore della chiamata ad essere testimone, inviato. Chi è allora il perseguitato? E’ ogni uomo, ogni donna che parla una lingua non accolta da chi non vede e non ascolta, da chi prevarica sul prossimo. Il fratello gli è ostile perché usa un vocabolario, una parola che non è di suo possesso, che è altra perchè donata, una parola che è testimonianza di un Nome, di una Vita. Il perseguitato non è la vittima che rimane schiacciata dalla prepotenza dell’altro ma è colui che in virtù della fede nello Spirito del Padre continua a lottare credendo che solo la perseveranza può creare semi di pace, di concordia lì dove c’è discordia, dove manca il rispetto, dove la dignità umana è calpestata. E colui che ostacola la relazione è chi non sa vedere al di là di sé, chi non sa accogliere quella parola diversa che può anche ferire oppure essere esigente, chi non vede il volto del Padre nel fratello.
“Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita” Ap 2,10 Qui si trova riassunta la vita di Stefano che ha dato testimonianza del Cristo fatto uomo.
Anche noi possiamo essere persone che sanno parlare di Cristo con la propria vita, donandosi, spendendosi per i fratelli e le sorelle senza farsi schiacciare dalle logiche di potere, prevaricazione, giudizio, logiche che annientano l’amore, la carità. Questo è essere conformi a Cristo ovvero essere germe fecondo di vita che apre sentieri di pace e di speranza, nella fiducia che si è prima di tutto amati.
Sorella Francesca della comunità monastica di Bose