Benedetto XVI visiterà la Sinagoga di Roma

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Ventitré anni e nove mesi dopo la storica visita di Giovanni Paolo II, un Papa tornerà a varcare la soglia della Sinagoga di Roma. L’avvenimento, ufficializzato oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede, è stato fissato per il pomeriggio del 17 gennaio 2010, quando Benedetto XVI incontrerà la comunità israelitica della capitale in occasione della Giornata del dialogo tra cattolici ed ebrei e della commemorazione di un importante fatto storico per la comunità ebraica romana. Il servizio di Alessandro De Carolis (Radio Vaticana):

Sinagoga di RomaEra stato lo stesso Benedetto XVI, il mese scorso, a parlare della sua imminente visita alla Sinagoga di Roma nel telegramma di auguri inviato il 17 settembre al rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, per le ricorrenze ebraiche dello Yom Kippur e del Sukkot. Inizialmente, la visita era stata ventilata per questo autunno, poi la scelta è caduta significativamente sul 17 gennaio 2010, durante il quale è in programma la 21.ma edizione della Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. Quella di Roma sarà la terza Sinagoga che Benedetto XVI visiterà, dopo quelle di Colonia, in Germania, nell’agosto 2005, e di Park East a New York, nell’aprile del 2008. Già subito dopo l’elezione al Soglio pontificio, nell’aprile del 2005, Benedetto XVI aveva manifestato con un messaggio a Riccardo Di Segni la sua volontà di confidare “nell’aiuto dell’Altissimo per continuare il dialogo e rafforzare la collaborazione con i figli e le figlie del popolo ebraico”.
Ma il 17 gennaio prossimo – giorno della visita di Benedetto XVI alla Sinagoga romana – vedrà anche il ricordo di un’importante pagina di storia per gli ebrei romani, quella del “Mo’ èd di Piombo”, che si celebra il 2 del mese di shevàt in memoria di un avvenimento considerato miracoloso. Nel 1793, gli ebrei del ghetto di Roma scamparono alla furia del popolino romano che si era radunato presso i portoni del ghetto per incendiarli e penetrare all’interno del recinto con intenzioni ostili, convinto che gli ebrei dessero aiuto e protezione agli odiati sostenitori delle nuove idee rivoluzionarie provenienti dalla Francia. Episodi di violenta intolleranza si erano già verificati altrove e si temeva il peggio quando un provvidenziale acquazzone, quasi un diluvio torrenziale, contribuì a spegnere le fiamme appiccate ai portoni e, insieme, anche i bollori dei più scalmanati. Il nome di “Mo’ èd di Piombo” sembra sia da ricollegarsi al colore del cielo di quella giornata, scuro e livido come il piombo. La ricorrenza era ricordata ogni anno nella Scuola Siciliana ad opera della congrega “Ezrà Betzaròt” con una luminaria e un rinfresco durante il quale erano raccolte donazioni in denaro tra i membri della Chevrà.