Al centro della storia del buon samaritano vi รจ la domanda fondamentale dellโuomo. t un dottore della Legge, quindi un maestro dellโesegesi, che la pone al Signore: ยซMaestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?ยป (10,25). Luca aggiunge che il dottore avrebbe fatto quella domanda a Gesรน per metterlo alla prova. Egli personalmente, in quanto dottore della Legge, conosce la risposta che a essa dร la Bibbia, ma vuole vedere che cosa dice al riguardo quel profeta digiuno di studi biblici. Il Signore lo rimanda molto semplicemente alla Scrittura che questi, appunto, conosce e lascia che sia lui stesso a dare la risposta. Il dottore della Legge risponde con esattezza mettendo insieme Deuteronomio 6,5 e Levitico 19,18: ยซAmerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stessoยป (Lc 10,27). Riguardo a questa domanda Gesรน non insegna cose diverse dalla Torah, il cui intero significato รจ unito in questo duplice comandamento. Ora, perรฒ, questโuomo dotto, che da sรฉ conosce benissimo la risposta alla sua domanda, deve giustificarsi: la parola della Scrittura รจ indiscussa, ma come essa debba essere applicata nella pratica della vita solleva questioni che sono molto dibattute nella scuola (e anche nella vita stessa).
La domanda, nel concreto, รจ: chi รจ ยซil prossimoยป? La risposta abituale, che poteva poggiarsi anche su testi delle Scritture, affermava che ยซprossimoยป significava ยซconnazionaleยป. Il popolo costituiva una comunitร solidale, in cui ognuno aveva delle responsabilitร verso lโaltro, in cui ogni individuo era sostenuto dallโinsieme e quindi doveva considerare lโaltro, ยซcome se stessoยป, parte di quellโinsieme che gli assegnava il suo spazio vitale. Gli stranieri allora, le persone appartenenti a un altro popolo, non erano ยซprossimiยป? Ciรฒ, perรฒ, andava contro la Scrittura, che esortava ad amare proprio anche gli stranieri ricordando che in Egitto Israele stesso aveva vissuto unโesistenza da forestiero. Tuttavia, dove porre i confini restava argomento di discussione. In generale si considerava appartenente alla comunitร solidale e quindi ยซprossimoยป solo lo straniero che si era stanziato nella terra dโIsraele. Erano diffuse anche altre limitazioni del concetto di ยซprossimoยป. Una dichiarazione rabbinica insegnava che non bisognava considerare ยซprossimoยป eretici, delatori e apostati (Jeremias, p. 170). Inoltre era dato per scontato che i samaritani, che a Gerusalemme, pochi anni prima (tra il 6 e il 9 dopo Cristo) avevano contaminato la piazza del tempio proprio nei giorni della Pasqua spargendovi ossa umane (Jeremias, p. 17 1), non erano ยซprossimiยป.
Alla domanda, resa in questo modo concreta, Gesรน risponde con la parabola dellโuomo che sulla strada da Gerusalemme a Gerico viene assalito dai briganti che lo abbandonano ai bordi della via, spogliato e mezzo morto. Eโuna storia assolutamente realistica, perchรฉ su quella strada assalti simili accadevano regolarmente. Passano sulla medesima strada un sacerdote e un levita โ conoscitori della Legge, esperti circa la grande domanda della salvezza di cui erano al servizio per professione โ e vanno oltre. Non dovevano essere necessariamente uomini particolarmente freddi; forse hanno avuto paura anche loro e hanno cercato di arrivare piรน presto possibile in cittร ; forse erano maldestri e non sapevano da che parte cominciare per prestare aiuto tanto piรน che, comunque, sembrava che non ci fosse piรน molto da aiutare. Poi sopraggiunge un samaritano, probabilmente un mercante che deve percorrere spesso quel tratto di strada ed evidentemente conosce il padrone della locanda piรน vicina; un samaritano โ quindi uno che non appartiene alla comunitร solidale di Israele e non รจ tenuto a vedere nella persona assalita dai briganti il suo ยซprossimoยป.
Bisogna qui ricordare che, nel capitolo precedente, lโevangelista ha raccontato che Gesรน, in cammino verso Gerusalemme, aveva mandato avanti dei messaggeri che erano giunti in un villaggio di samaritani e volevano preparare per Lui un alloggio: ยซMa essi non vollero riceverlo, perchรฉ era diretto verso Gerusalemmeยป (9,52s). Infuriati, i figli del tuono โ Giacomo e Giovanni โ dissero allora a Gesรน: ยซSignore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?ยป. Il Signore li rimproverรฒ. Si trovรฒ poi alloggio in un altro villaggio.
Ed ecco ora apparire il samaritano. Che cosa farร ? Egli non chiede fin dove arrivino i suoi doveri di solidarietร e nemmeno quali siano i meriti necessari per la vita eterna. Accade qualcosโaltro: gli si spezza il cuore; il Vangelo usa la parola che in ebraico indicava in origine il grembo materno e la dedizione materna. Vedere lโuomo in quelle condizioni lo prende ยซnelle viscereยป, nel profondo dellโanima. ยซNe ebbe compassioneยป, traduciamo oggi indebolendo lโoriginaria vivacitร del testo. In virtรน del lampo di misericordia che colpisce la sua anima diviene lui stesso il prossimo, andando oltre ogni interrogativo e ogni pericolo. Pertanto qui la domanda รจ mutata: non si tratta piรน di stabilire chi tra gli altri sia il mio prossimo o chi non lo sia. Si tratta di me stesso. lo devo diventare il prossimo, cosรฌ lโaltro conta per me come ยซme stessoยป.
- Pubblicitร -
Se la domanda fosse stata: ยซEโ anche il samaritano mio prossimo?ยป, allora nella situazione data la risposta sarebbe stata un ยซnoยป piuttosto netto. Ma ecco, Gesรน capovolge la questione: il samaritano, il forestiero, si fa egli stesso prossimo e mi mostra che io, a partire dal mio intimo, devo imparare lโessere-prossimo e che porto giร dentro di me la risposta. Devo diventare una persona che ama, una persona il cui cuore รจ aperto per lasciarsi turbare di fronte al bisogno dellโaltro. Allora trovo il mio prossimo, o meglio: รจ lui a trovarmi.
Helmut Kuhn, nella sua interpretazione della parabola, va certamente oltre il senso letterale del testo e tuttavia individua correttamente la radicalitร del suo messaggio quando scrive: ยซLโamore politico dellโamico si fonda sullโuguaglianza dei partner. La parabola simbolica del samaritano, invece, sottolinea la radicale disuguaglianza: a samaritano, che non appartiene al popolo dโIsraele, sta di fronte allโaltro, a un individuo anonimo, egli che aiuta di fronte alla vittima inerme dellโattacco dei briganti. Lโagape, cosรฌ ci fa intendere la parabola, attraversa ogni tipo di ordinamento politico in cui domina il principio del do ut des, superandolo e caratterizzandosi in questo modo come soprannaturale. Per principio essa si colloca non solo al di lร di questi ordinamenti, ma si comprende anzi come il loro capovolgimento: i primi saranno ultimi (cfr. Mt 19,30). E i miti erediteranno la terra (cfr. Mt 5,5)ยป (p. 88s). Una cosa รจ evidente: si manifesta una nuova universalitร , che poggia sul fatto che io intimamente giร divengo fratello di tutti quelli che incontro e che hanno bisogno del mio aiuto.
Lโattualitร della parabola รจ ovvia. Se la applichiamo alle dimensioni della societร globalizzata, vediamo come le popolazioni dellโAfrica che si trovano derubate e saccheggiate ci riguardano da vicino. Allora vediamo quanto esse siano ยซprossimeยป a noi; vediamo che anche il nostro stile di vita, la storia in cui siamo coinvolti li ha spogliati e continua a spogliarli. In questo รจ compreso soprattutto il fatto che le abbiamo ferite spiritualmente. Invece di dare loro Dio, il Dio vicino a noi in Cristo, e accogliere cosรฌ dalle loro tradizioni tutto ciรฒ che รจ prezioso e grande e portarlo a compimento, abbiamo portato loro il cinismo di un mondo senza Dio, in cui contano solo il potere e il profitto; abbiamo distrutto i criteri morali cosรฌ che la corruzione e una volontร di potere priva di scrupoli diventano qualcosa di ovvio. E questo non vale solo per lโAfrica.
Sรฌ, dobbiamo dare aiuti materiali e dobbiamo esaminare il nostro genere di vita. Ma diamo sempre troppo poco se diamo solo materia. E non troviamo anche intorno a noi lโuomo spogliato e martoriato? Le vittime della droga, del traffico di persone, del turismo sessuale, persone distrutte nel loro intimo, che sono vuote pur nellโabbondanza di beni materiali. Tutto ciรฒ riguarda noi e ci chiama ad avere lโocchio e il cuore di chi รจ prossimo e anche il coraggio dellโamore verso il prossimo. Perchรฉ โ come detto โ il sacerdote e il levita passarono oltre forse piรน per paura che per indifferenza. Dobbiamo, a partire dal nostro intimo, imparare di nuovo il rischio della bontร ; ne siamo capaci solo se diventiamo noi stessi interiormente ยซbuoniยป, se siamo interiormente ยซprossimiยป e se abbiamo poi anche lo sguardo capace di individuare quale tipo di servizio, nel nostro ambiente e nel raggio piรน esteso della nostra vita, รจ richiesto, ci รจ possibile e quindi ci รจ anche dato per incarico.
I Padri della Chiesa hanno dato alla parabola una lettura cristologica. Qualcuno potrebbe dire: questa รจ allegoria, quindi unโinterpretazione che allontana dal testo. Ma se consideriamo che in tutte le parabole il Signore ci vuole invitare in modi sempre diversi alla fede nel regno di Dio, quel regno che รจ Egli stesso, allora unโinterpretazione cristologica non รจ mai una lettura completamente sbagliata. In un certo senso corrisponde a una potenzialitร intrinseca del testo e puรฒ essere un frutto che si sviluppa dal suo seme. I Padri vedono la parabola in dimensione di storia universale: lโuomo che li giace mezzo morto e spogliato ai bordi della strada non รจ unโimmagine di ยซAdamoยป, dellโuomo in genere, che davvero ยซรจ caduto vittima dei brigantiยป? Non รจ vero che lโuomo, questa creatura che รจ lโuomo, nel corso di tutta la sua storia si trova alienato, martoriato, abusato? La grande massa dellโumanitร รจ quasi sempre vissuta nellโoppressione; e da altra angolazione: gli oppressori โ sono essi forse le vere immagini dellโuomo o non sono invece essi i primi deformati, una degradazione dellโuomo? Karl Marx ha descritto in modo drastico lโยซalienazioneยป dellโuomo; anche se non ha raggiunto la vera profonditร dellโalienazione, perchรฉ ragionava solo nellโambito materiale, ha tuttavia fornito una chiara immagine dellโuomo che รจ caduto vittima dei briganti.
La teologia medievale ha interpretato i due dati della parabola sullo stato dellโuomo depredato come fondamentali affermazioni antropologiche. Della vittima dellโimboscata si dice, da un lato, che fu spogliato (spoliatus); dallโaltro lato, che fu percosso fin quasi alla morte (vulneratus: cfr. Lc 10,30). Gli scolastici riferirono questi due participi alla duplice dimensione dellโalienazione dellโuomo. Dicevano che รจ spoliatus supernaturalibus e vulneratus in naturalibus: spogliato dello splendore della grazia soprannaturale, ricevuta in dono, e ferito nella sua natura. Ora, questa รจ allegoria che certamente va molto oltre il senso della parola, ma rappresenta pur sempre un tentativo di precisare il duplice carattere del ferimento che grava sullโumanitร .
La strada da Gerusalemme a Gerico appare quindi come lโimmagine della storia universale; lโuomo mezzo morto sul suo ciglio รจ immagine dellโumanitร . Il sacerdote e il levita passano oltre โ da ciรฒ che รจ proprio della storia, dalle sole sue culture e religioni, non giunge alcuna salvezza. Se la vittima dellโimboscata รจ per antonomasia lโimmagine dellโumanitร , allora il samaritano puรฒ solo essere lโimmagine di Gesรน Cristo. Dio stesso, che per noi รจ lo straniero e il lontano, si รจ incamminato per venire a prendersi cura della sua creatura ferita. Dio, il lontano, in Gesรน Cristo si รจ fatto prossimo. Versa olio e vino sulle nostre ferite โ un gesto in cui si รจ vista unโimmagine del dono salvifico dei sacramenti โ e ci conduce nella locanda, la Chiesa, in cui ci fa curare e dona anche lโanticipo per il costo dellโassistenza.
I singoli tratti dellโallegoria, che sono diversi a seconda dei Padri, possiamo lasciarli serenamente da parte. Ma la grande visione dellโuomo che giace alienato e inerme ai bordi della strada della storia e di Dio stesso, che in Gesรน Cristo รจ diventato il suo prossimo, la possiamo tranquillamente fissare nella memoria come una dimensione profonda della parabola che riguarda noi stessi. Il possente imperativo contenuto nella parabola non ne viene infatti indebolito, ma รจ anzi condotto alla sua intera grandezza. Il grande tema dellโamore, che รจ lโautentico punto culminante del testo, raggiunge cosรฌ tutta la sua ampiezza. Ora, infatti, ci rendiamo conto che noi tutti siamo ยซalienatiยป e bisognosi di redenzione. Ora ci rendiamo conto che noi tutti abbiamo bisogno del dono dellโamore salvifico di Dio stesso, per poter diventare anche noi persone che amano. Abbiamo sempre bisogno di Dio che si fa nostro prossimo, per poter diventare a nostra volta prossimi.
Le due figure, di cui abbiamo parlato, riguardano ogni singolo uomo: ogni persona รจ ยซalienataยป, estraniata proprio dallโamore (che รจ appunto lโessenza dello ยซsplendore soprannaturaleยป di cui siamo stati spogliati); ogni persona deve dapprima essere guarita e munita del dono. Ma poi ogni persona deve anche diventare samaritano โ seguire Cristo e diventare come Lui. Allora viviamo in modo giusto. Allora amiamo in modo giusto, se diventiamo simili a Lui, che ci ha amati per primo (cfr. 1 Gv 4,19).
(Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, Gesรน di Nazaret, Rizzoli, capitolo 7: il messaggio delle parabole, 219-256).