Benedetto XVI – Commento al Vangelo del 25 Novembre 2021

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Profezia apocalittica nel “Discorso Escatologico”

Oggi, analizziamo questo discorso intrecciato con parole dell’Antico Testamento (particolarmente del “Libro di Daniele”). Gesù parla del futuro con antiche parole profetiche, ma, imprimendo in esse un senso nuovo e più´profondo. La parte nuova è che l’immagine del “Figlio dell’uomo” (profetizzata da Daniele) è proprio lì, parlandoci in presente.

Le parole apocalittiche di allora acquistano un “carattere personalista”: nel loro centro vi è la persona di Gesù. Il vero “avvenimento” è la Persona che, nonostante il tempo trascorso, continua ad essere realmente presente. Al porre nel centro le immagini cosmiche in una Persona, attualmente presente e conosciuta, il contesto cosmico viene trasformato in qualcosa di secondario e la questione cronologica perde importanza: nello sviluppo delle cose físicamente misurabili, la Parola “è” (“rimane”), e la Sua Parola è più reale e durevole di tutto l’universo materiale.

-Questa relativizzazione di ciò che è cosmico, o , meglio ancora, la sua concentrazione in ciò che è personale, si manifesta nel fatto che “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”: gli elementi cosmici passano, mentre la Parola di Gesù è il “firmamento autentico” sotto il quale l’uomo può restare.


Il commento è tratto dai testi di Benedetto XVI. A cura di evangeli.net