Benedetto XVI all’udienza generale del 23 gennaio 2008

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Una
corale implorazione fatta con un cuore solo e un’anima sola‘: è questo il senso
spirituale della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si
concluderà dopodomani e alla quale Benedetto XVI ha dedicato stamattina la
catechesi dell’udienza generale in Aula Paolo VI. Il Papa ha ripercorso
sinteticamente le tappe di questo evento, che quest’anno celebra i 100 anni di
vita, ed ha auspicato che i cristiani sappiano dare una testimonianza di unità
per rendere ‘accessibile’ il volto di Dio al mondo che ‘soffre’ per la sua
assenza.
Fonte: Radiovaticana.org 


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Il servizio di Alessandro De Carolis:

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“Chiedendo
la grazia dell’unità, i cristiani si uniscono alla preghiera stessa di
Cristo e si impegnano ad operare attivamente perché l’intera umanità lo
accolga e lo riconosca come solo Pastore ed unico Signore, e possa così
sperimentare la gioia del suo amore”.
 
Benedetto
XVI ha spiegato subito, all’inizio della sua ampia catechesi, il valore
di quella che chiama “concorde implorazione fatta con un’anima sola e
un cuore solo”, riflesso dell’invocazione che duemila anni fa Gesù levò
per primo con il suo “ut unum sint”, “perché tutti siano uno”. E quel
valore, all’inizio del 2008, presenta – spiega il Papa – uno spettro di
significati ancora più ampio perché esattamente un secolo fa – dopo
secoli di ostilità – i cristiani delle varie confessioni riscoprirono,
al di là delle divisioni, la forza unificante della preghiera in
comune. Benedetto XVI ha ripercorso la storia della Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani a partire dall’intuizione definita
“veramente feconda” del pastore anglicano, padre Paul Wattson, che nel
1908 lanciò l’iniziativa di un Ottavario di preghiera, divenuto
vent’anni dopo – grazie all’apporto decisivo dell’Abbé Couturier di
Lione – l’attuale Settimana di preghiera. E quando 40 anni fa anche i
padri conciliari del Vaticano II avvertirono “l’urgenza dell’unità” tra
i cristiani, la Settimana di preghiera, ha riconosciuto il Pontefice,
divenne “uno dei momenti più qualificanti e proficui” del cammino
ecumenico.

 
Dopo gli accenni storici,
Benedetto XVI si è soffermato sul fulcro spirituale dell’ecumenismo: su
ciò – ha detto – che lo “ha vivificato”, ovvero la preghiera, che
converte il cuore e spinge alla “santità di vita”:

 
“‘Pregate
continuamente’, questa Parola di San Paolo è il tema della Settimana di
quest’anno; è al tempo stesso l’invito che non cessa mai di risuonare
nelle nostre comunità, perchè la preghiera sia la luce, la forza,
l’orientamento dei nostri passi, in atteggiamento di umile e docile
ascolto del nostro comune Signore”.

Un
passo oltre la preghiera è la preghiera vissuta in “comune”, sulla cui
validità molto si sofferma il Decreto conciliare sull’ecumenismo, Unitatis redintegratio. In questo tipo di preghiera, sostiene Benedetto XVI, la fede indivisa in Cristo brilla più delle divisioni confessionali:

"Nella
preghiera comune, le comunità cristiane si pongono insieme di fronte al
Signore e, prendendo coscienza delle contraddizioni generate dalla
divisione, manifestano la volontà di ubbidire alla sua volontà
ricorrendo fiduciosi al suo onnipotente soccorso (…) La preghiera
comune non è quindi un atto volontaristico o puramente sociologico, ma
è espressione della fede che unisce tutti i discepoli di Cristo”.

La
preghiera comune, dunque, ha fatto evolvere il dialogo ecumenico e
“tali amichevoli relazioni”, ha riconosciuto il Pontefice, hanno poi
“migliorato la reciproca conoscenza”, intensificando la comunione e
“rendendo, al tempo stesso, più chiara la percezione dei problemi che
restano aperti e che fomentano la divisione”. E qui, il Papa ha parlato
a cuore aperto di quanto un’umanità oggi troppo spesso indifferente al
soprannaturale possa beneficiare dal raggiungimento della piena
comunione fra i cristiani:

"Il
mondo soffre per l’assenza di Dio, per l’inaccessibilità di Dio, ha
desiderio di conoscere il volto di Dio. Ma come potrebbero e possono,
gli uomini di oggi, conoscere questo volto di Dio nel volto di Gesù
Cristo se noi cristiani siamo divisi, se uno insegna contro l’altro, se
uno sta contro l’altro? Solo nell’unità possiamo mostrare realmente a
questo mondo – che ne ha bisogno – il volto di Dio, il volto di Cristo".
 
Al
termine delle catechesi e dei saluti ai gruppi in più lingue – fra i
quali ai sacerdoti e ai seminaristi dell’Ordine Maronita Mariamita –
Benedetto XVI ha concluso l’udienza generale ricordando la figura di
San Francesco di Sales, patrono della stampa cattolica, del quale si
celebra domani la memoria liturgica. “vescovo di Ginevra in un periodo
di gravi conflitti – ha sottolineato – egli fu uomo di pace e di
comunione. Maestro di vita spirituale, egli ha insegnato che la
perfezione cristiana è accessibile ad ogni persona”.