Lo sguardo acuto di Basilio è attratto dall’intimità di Dio. Non è irraggiungibile. Anzi, è la missione di Dio stesso. Scopriamo infatti che tutta la dinamica che ha messo in moto nella storia è orientata in questa precisa direzione: noi in Dio.

Se la creatura ha disobbedito, compromettendo la relazione con il Creatore, Egli ora si mostra come Salvatore che ricuce il divino legame, aprendo una strada percorribile dalla creatura: finalmente può far ritorno all’Amore che l’ha creata.

E che la sostiene nel rialzarsi, nella risurrezione: il cammino è quello percorso da Cristo stesso, partecipabile da tutti nel battesimo. Lì seppelliamo gli egoismi e risuscitiamo a vita nuova; anche noi, Figli di Dio.

Basilio Magno (329-379) e Gregorio di Nazianzo (329-390) sono due dottori della Chiesa. Assieme a Gregorio di Nissa, fratello minore di Basilio, sono i tre Padri Cappadoci, filosofi cristiani provenienti dal centro dell’attuale Turchia. Essi dimostrarono che la fede cristiana era all’altezza delle riflessioni filosofiche ellenistiche, confrontandosi con le sfide culturali dell’epoca, dopo essersi formati alla scuola ateniese retore Imerio di Prusia. Diedero un grande contributo sia alla definizione del concetto di Trinità, sia alla liturgia (vari riti e preghiere si richiamano a san Basilio), sia alla vita monastica. Soprattutto Basilio, dopo aver visitato vari monaci che vivevano nel deserto, redasse la regola dei monaci basiliani, dando maggior peso alle opere assistenziali rispetto alle pratiche ascetiche. Diventato vescovo, fondò la Basiliade, il primo ospedale della storia, pensato all’interno di una cittadella. Anche Gregorio Nazianzeno raggiunse l’amico Basilio nella vita monastica; fu ordinato suo malgrado vescovo dal padre. Si distinse per la fine teologia sino ad essere chiamato a guidare la comunità cristiana della capitale Costantinopoli sotto Teodosio, che convocò il secondo Concilio ecumenico.

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