È il giorno prima della Pasqua e anche Gesù con i suoi discepoli si appresta a celebrarla. Dio si rivela nei particolari, e sono precise le indicazioni che il Maestro fornisce sul luogo in cui vivere questa festa centrale per tutti gli ebrei. Dove dobbiamo andare per prepararla al meglio? È la domanda dei discepoli che amano il loro Maestro e vogliono unirsi a Lui senza sapere ancora che quella per loro sarà una Pasqua speciale. Unica nella loro vita
Inaspettata come tutte le più grandi sorprese di Dio. Si tratta di seguire un uomo con una brocca d’acqua, simbolo del battesimo, e salire al piano superiore in una sala già allestita per la cena e provvista di tappeti dove ci si potrà accomodare per mangiare assieme: la stanza più intima del nostro cuore, preparata ad accogliere il Signore, unico cibo e ristoro per la nostra anima.
Gesù sa prima del tempo, indica una strada da percorrere, un luogo preciso, e invita a entrare in un’intimità con Lui, che è venuto per portare a compimento l’antica Alleanza attraverso il suo stesso corpo e sangue. C’è solo da immaginare i volti dei discepoli all’udire quelle parole del Signore, così nuove e sconvolgenti: prendete e mangiate, questo è il mio corpo, questo è il mio sangue. Immaginare quei discepoli che lo hanno seguito e che presto lo tradiranno mentre entrano nel grande mistero dell’Eucaristia.
«Vivere eucaristicamente», scriveva Edith Stein, «significa uscir fuori dalla limitazione della propria vita e trapiantarsi nell’immensità della vita di Cristo»1 . E forse sarà necessaria una vita intera per entrare davvero in questo mistero anche per noi oggi. Preghiamo, leggiamo, sappiamo, conosciamo.
Ma si tratta poi di vivere con il nostro stesso corpo, con la nostra stessa vita, la vita di Gesù che si dona a noi peccatori, chiamati a donarci per essere davvero suoi discepoli.
(A cura di Turris Eburnea)
1 E. Stein, Il mistero del Natale. Incarnazione e umanità , Queriniana, Brescia 2010.
Fonte | Per gentile concessione dell’Editrice AVE