Alberto Maggi – Sul passato, presente e…futuro

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โ€œDi questi tempiโ€ oppure โ€œal giorno dโ€™oggiโ€ sono espressioni che precedono sempre qualcosa di negativo, sia che si parli dei giovani come della politica, della famiglia, del lavoro e cosรฌ via (la moda dโ€™oggi, le canzoni di oggi). Si rimpiangono i โ€œbei tempiโ€, che sono sempre quelli โ€œdi una voltaโ€, mai del presente, con tutto il corollario di nostalgia per tempi felici, paradisiaci, che non torneranno piรน, come la moda di una volta, le canzoni di una volta, la gioventรน e persino la vecchiaia, che non รจ piรน quella che era, perchรฉ in passato i vecchi, ovviamente quelli โ€œdi una voltaโ€, erano modelli di saggezza e di sapienza.

Se perรฒ si va a ritroso nel tempo, alla ricerca di quando, in che epoca, i tempi erano stati buoni, positivi, si vede, sorprendentemente, che da sempre gli uomini hanno vissuto con disagio il presente (โ€œnon si va piรน avantiโ€), hanno avuto paura del futuro (โ€œdove andremo a finireโ€) e hanno guardato con nostalgia al passato (โ€œeh, una volta sรฌ cheโ€ฆโ€). Cosรฌ si corre il rischio di trascorrere la propria vita senza scorgere il bello che invece cโ€™รจ e che solo le generazioni successive scopriranno con rimpianto.

La storia dimostra che migliaia di anni fa ci si lamentava della moda, del traffico e della gioventรน esattamente come si fa oggi. In un papiro egizio di ben cinquemila anni fa si legge: โ€œNemmeno i tempi sono piรน quelli di una volta. I figli non seguono piรน i genitoriโ€ e in un frammento dโ€™argilla babilonese di tremila anni fa รจ scritto: โ€œQuesta gioventรน รจ guasta fino al midollo; รจ cattiva, irreligiosa e pigra. Non sarร  mai come la gioventรน di una volta. Non riuscirร  a conservare la nostra culturaโ€.

Nel settimo secolo a.C., il profeta Michea si lamentava che โ€œil figlio insulta suo padre, la figlia si rivolta contro la madre, la nuora contro la suoceraโ€ (Mi 7,6). Platone, circa quattro secoli prima di Cristo, deplora il padre che โ€œsi abitua a rendersi simile al figlio e a temere i figlioli, e il figlio simile al padre e a non sentire nรฉ rispetto nรฉ timore dei genitori, per poter essere liberoโ€ฆ I giovani si pongono alla pari degli anziani e li emulano nei discorsi e nelle opere, mentre i vecchi accondiscendono ai giovani e si fanno giocosi e faceti, imitandoli, per non passare da spiacevoli e dispoticiโ€ (Rep. VIII, 562โ€‘563).

Marziale, poeta spagnolo del primo secolo, vissuto a Roma, si doleva che in questa cittร , diventata troppo grande, era faticoso vivere e non si sopportavano piรน i rumori del traffico (Epigr. XI, 57,5). Nel secondo secolo, il poeta Giovenale si lamentava anche lui dei mali di Roma, del rumore, dei profughi (!), della delinquenza, del costo della vita e rimpiangeva i bei tempi del passato: โ€œFelici i padri dei nostri bisavoli! Beati i tempi dei re e dei tribuni quando bastava a Roma una prigioneโ€ (Sat. III, 302โ€‘314).

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Anche nella Chiesa, che pure era stata chiamata dal Cristo a essere la testimone visibile della buona notizia e ad avere piena fiducia nellโ€™azione del suo Signore, la visione negativa del presente era comune in larghi settori della stessa. Basti pensare al focoso Pietro lโ€™Eremita, il quale predicando la necessitร  della prima crociata, nel 1095, diceva: โ€œIl mondo sta attraversando un periodo tormentato. La gioventรน di oggi non pensa piรน a niente, pensa solo a se stessa, non ha piรน rispetto per i genitori e per i vecchi; i giovani sono intolleranti di ogni freno, parlano come se sapessero tutto. Le ragazze poi sono vuote, stupide e sciocche, immodeste e senza dignitร  nel parlare, nel vestire e nel vivereโ€. Gli ultraconservatori hanno sempre vissuto le novitร  del presente come un pericolo. Forse i nostalgici odierni si ritrovano dโ€™accordo con questo fosco quadro del mondo contenuto nellโ€™affermazione del Sinodo dei vescovi italiani riuniti a Pistoia nellโ€™anno 1794: โ€œIn questi ultimi secoli si รจ prodotto un generale offuscamento sulle veritร  di maggiore importanza, che riguardano la religione e che sono a base della fede e della dottrina morale di Gesรน Cristoโ€ (Cost. Auctorem Fidei, Denzinger, 2601). Eppure il papa di allora, Pio VI, condannรฒ come eretica questa visione pessimistica, nonostante che i tempi fossero veramente brutti: Pio VI รจ uno dei pochi papi che hanno sperimentato la prigionia e che, travolto dalla grande bufera della Rivoluzione francese, morรฌ deportato.

Secoli fa, quindi, si lamentavano del presente esattamente come oggi e fantasticavano di un bel tempo passatoโ€ฆ quando appunto a Roma una prigione bastava e avanzava! La scontentezza con la quale si guarda e si vive il presente si รจ proiettata anche nella spiritualitร  e ha esercitato il suo influsso in certe devozioni intrise di pessimismo, cosรฌ contrarie alla pienezza della gioia desiderata e augurata da Gesรน (Gv 15,11; 17,13). Giร  nellโ€™Antico Testamento sโ€™insegnava che sragionano quanti pensano che โ€œla nostra vita รจ breve e tristeโ€, perchรฉ โ€œnon conoscono i misteriosi segreti di Dioโ€ (Sap 2,1.22). รˆ proprio il non conoscere il disegno di Dio quel che ha trasformato la vita da dono del Signore in penoso esilio. Tuttavia la storia dellโ€™umanitร , per usare le parole di Ireneo di Lione, โ€œnon รจ quella di una penosa risalita dopo una caduta, bensรฌ un cammino provvidenziale verso un futuro pieno di promesseโ€ (Adv. Haer., lib. IV, 38). Il racconto della creazione (Gen 1-3), al quale tante volte ci si rifร  come ad un paradiso perduto, non รจ il rimpianto per un eden irrimediabilmente scomparso, ma una profezia per il mondo da realizzare che gli uomini sono chiamati a costruire. Lโ€™essenza stessa della creazione รจ di essere nuova e di manifestarsi sempre in una maniera inedita, mai ripetitiva. Per questo il Vangelo si apre con un invito ad aprirsi al nuovo, a non mettere il vino nuovo negli otri vecchi, ma โ€œvino nuovo in otri nuoviโ€ (Mt 9,17), altrimenti, mette in guardia Gesรน, โ€œnessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perchรฉ dice: il vecchio รจ gradevole!โ€ (Lc 5,39). La dinamica della vita รจ quella di โ€œricondurre i cuori dei padri verso i figliโ€ (Lc 1,17) e non quello dei figli verso i padri (Ml 3,24). รˆ il vecchio che deve aprirsi ed accogliere il nuovo, non il contrario.

Lasciando da parte un passato che รจ bello solo perchรฉ รจ passato, quindi in parte dimenticato o idealizzato, si puรฒ vivere serenamente il presente e andare incontro fiduciosi al futuro, confidando in quel Gesรน che assicura: โ€œnon preoccupatevi dunque del domani, perchรฉ il domani si preoccuperร  di se stessoโ€ (Mt 6,34).

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