L’amore non è solo un atteggiamento interiore di misericordia. Come ogni amore, si esprime più nei fatti che nelle parole. Come la fede senza le opere è morta, così l’amore del nemico non esiste se non gli facciamo del bene con creatività e fantasia. Dev’essere però un bene per lui, non per me. Dev’essere un’esaltazione del nemico nell’amore, non l’umiliazione del fratello nel disprezzo e nell’odio. Il perdono è umiltà e amore, non atteggiamento di superiorità e vendetta.
Il nostro sommo bene ci viene proprio dall’amore dei nemici, perché ci dà la possibilità di amare come ama Dio, nella totale gratuità. “Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (v. 31): è la regola d’oro che sintetizza tutto quanto è stato detto finora. Rabbì Hillel l’aveva insegnata in forma negativa: “Ciò che dispiace a te, non farlo a nessuno.
Questa è tutta la legge: il resto è commento”. Ma per osservare questo comandamento negativo basta non fare nulla. Gesù invece comanda di fare tutto il bene con la creatività propria dell’amore: impegno da infarto quotidiano! Ovviamente, per vivere queste parole di grazia occorre il dono dello Spirito, che ci dà il cuore nuovo. Per amare come Dio bisogna amare a senso unico: dare tutto senza pretendere nulla. Il prezzo della vita è la gratuità.
Quanto Dio ha fatto nella creazione e nella redenzione è amore e gratuità: non ha investito, non ha speculato su di noi. Ha dato tutto se stesso, rimettendoci la vita. E ci ha lasciato un comandamento: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10, 8).
Preghiera finale
Il perdono è il culmine della preghiera cristiana;
il dono della preghiera non può essere ricevuto
che in un cuore in sintonia con la compassione divina.
Il perdono sta anche a testimoniare che nel nostro mondo,
l’amore è più forte del peccato.
(Catechismo della Chiesa cattolica)
AUTORE: Michela e Paolo Buti, Cristina e Emanuele Cattin
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi