Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 9 Ottobre 2023

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Amare Dio. Amare il prossimo come te stesso. Solo dal riconoscere l’amore che Dio ha per me, come sono, può scaturire in me una tenerezza per me stesso e per gli altri. Ma il comandamento dice: ama il prossimo come te stesso. La tenerezza per il mio cuore, creato da Dio come un capolavoro, deve accompagnare la tenerezza per le persone accanto a me. La stessa misericordia che ho per gli altri devo averla per me stessa. E questo è possibile solo dopo aver visto in primis la misericordia di Dio per me.

Avere compassione. Pare che sia questo l’insegnamento più profondo che emerge da questo brano di Vangelo. Compatire—patire con. Piangere insieme a chi piange, ridere insieme a chi ride: essere uniti in una comunione che ci fa condividere il cuore con colui che è accanto a noi. Questa è la prima forma di dignità che si può dare a un uomo, che spesso di fronte al dolore e alla fatica non ha bisogno di una risposta, ma di una presenza. Una presenza che abbia il coraggio di ascoltare e rimanere accanto, senza la pretesa di dare soluzioni, solo con la disponibilità a stare e a farsi ferire dall’anima dell’altro.

Il secondo insegnamento è quello della gratuità. Dare senza calcolo, senza paura: ma dare ciò di cui l’altro ha davvero bisogno. La cura per le piaghe del ferito, la possibilità di essere accolto in un luogo di rifugio. La cura è una parola che ritorna più volte in questo brano. Come madri e padri siamo chiamati a prenderci cura di chi cade sulla nostra via, senza voltare il viso dall’altra parte. Con coraggio occorre essere disponibili a farsi cambiare e stravolgere da quello che incontriamo; con intelligenza donare il nostro tempo e un aiuto concreto.

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Per riflettere

Donaci Signore la grazie di vedere i tuoi segni di tenerezza per il nostro cuore, in modo da poter amare noi stessi e gli altri.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi