Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 9 Maggio 2022

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Commento al Vangelo di oggi

Gesù con queste due parabole si propone mediante due diverse immagini: il pastore, guardiano delle pecore, e la porta del recinto delle pecore.
Gesù-pastore ha cura del suo gregge, non come i ladri che sono interessati solo alla carne e alla lana delle pecore, perché Lui ha una relazione con ognuno dei componenti del gregge: conosce ciascuno con il proprio nome. Questa immagine deve essere letta tenendo conto dell’ambiente in cui si sono svolti gli eventi descritti dai Vangeli. La Terra santa è una regione molto arida, dunque spesso molte greggi venivano portate ad abbeverarsi ad un’unica fonte, con il rischio che le pecore si confondessero tra un gregge e l’altro. Ma quando ciascun pastore si separa dall’altro, riprendendo la propria strada, Gesù-pastore non fatica a ritrovare le pecore del suo gregge chiamandole una ad una per nome e le pecore lo riconoscono, lo seguono e non sbagliano gregge. Ognuno di noi, dunque, è invitato ad ascoltare la voce del Signore che mai manca di chiamarci per nome, uno ad uno.

Gesù poi si paragona alla porta delle pecore. La porta è un luogo dai molteplici usi e assicura sicurezza a chi è al suo interno. Ma essenzialmente la porta è fatta per essere oltrepassata: serve per entrare in una realtà diversa da quella in cui ci si trova. Se chiusa, crea una barriera che può essere infranta solo da chi vi è dentro; se oltrepassata, permette di accedere ad uno spazio altrimenti inaccessibile. La porta è spesso associata all’ingresso in aree di grande importanza sacra e liturgica: basti pensare al tempio di Gerusalemme, i cui diversi spazi erano contrassegnati da portali, in alcuni casi invalicabili se non dal Sommo Sacerdote. Dalla venuta di Gesù, attraverso quella porta ora possono passare tutti i credenti: Gesù l’ha spalancata e l’incontro con il Signore è divenuta una esperienza non più esclusiva, ma per tutti.

Per riflettere

Le immagini utilizzate da Gesù nel Vangelo ci rincuorano, descrivendoci un Dio premuroso, attento e desideroso di farsi incontrare e conoscere da noi. Nutriamo gli stessi sentimenti nei confronti di Dio? Siamo sempre disposti ad entrare dalla porta e a rispondere alla chiamata per nome del Signore?

Preghiera finale

Ho paura a dirti di “sì”, Signore.
Non so ancora che cosa vuoi e dove mi vuoi portare.
Ho paura che tu mi voglia condurre proprio là dove io non voglio andare.
Ho paura che tu mi spinga per strade a me non gradite,
di firmare una carta in bianco, di dirti un “sì” che poi reclama altri “sì”.
Sono incerto sulle mie scelte, insicuro nelle mie decisioni,
e sempre più insoddisfatto di ciò che sono e di ciò che faccio.
Signore, aiutami a comprendere che Tu non hai bisogno delle mie resistenze e dei miei dubbi,
se questi mi imprigionano nell’inazione e nella sofferenza.
Infondimi forza, fiducia e decisione perché possa aderire al tuo progetto.
E perché venga il tuo regno e non il mio,
perché sia fatta la tua volontà e non la mia,
aiutami a dire “sì”, ma subito, e con amore.


AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Centro Diocesano per le Vocazioni di Pisa
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi