Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 9 Giugno 2023

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I dottori della legge portavano avanti la narrazione che il Messia sarebbe stato il figlio del re Davide, quindi un re glorioso. Gesù contesta questo tipo di insegnamento: il Messia non sarà figlio di Davide in senso genetico, quindi un re potente pronto a dominare e a combattere i nemici, ma un re spirituale.

Come i dottori della legge anche noi ci troviamo spiazzati dall’idea di Cristo come re. Il mistero difficile da comprendere è il fatto che Gesù sia contemporaneamente uomo e Dio e che non sia re in quanto potente ma in quanto sofferente, immagine di Dio Padre, che ci ama. Da un lato siamo invitati a capire, ad ascoltare la parola di Dio nel senso più profondo, senza limitare Cristo ad una figura prettamente umana, staccandoci dalla visione terrena delle cose.

Dall’altro lato, nascendo nell’umiltà di una grotta, tra i pastori e gli animali, e morendo sulla croce come un delinquente e, soprattutto, come un uomo, Gesù ci dà la possibilità di ritrovare in lui la debolezza che sperimentiamo quotidianamente in quanto esseri umani. Ed è con la risurrezione che questi due aspetti si congiungono e trovano compimento. È alla luce della risurrezione che scopriamo la vita nuova che Dio ci dona e il senso del suo essere re.

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Per riflettere

Lasciamoci illuminare dalla risurrezione e interroghiamoci sul nostro essere figli di Dio: riusciamo a vivere ogni giorno la chiamata ad essere santi? Siamo consapevoli che Dio ci chiama ogni giorno a seguirlo e che la nostra vita quotidiana è l’occasione per rispondergli?

✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mc 12,35-37

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi