Cafarnao è definita «la città di Gesù», il luogo, cioè, dove si svolge buona parte del suo ministero in questa zona di confine, sulle rive del lago di Tiberiade, il Mar di Galilea; è qui che incontra i primi discepoli, come abbiamo visto nel testo evangelico di ieri. A Cafarnao è ancora visibile oggi una sinagoga costruita su quella antica dei tempi del Signore; scopriremo poi che è vicinissima alla casa di Pietro.
Proprio qui, nella sinagoga, luogo di ascolto della parola e di incontro della comunità, è presente un uomo posseduto da uno spirito immondo. La violenza dello spirito immondo spinge l’uomo a rivolgersi a Gesù, gridando con una certa violenza. Egli conosce che quell’uomo che parla con autorità è «il santo di Dio».
Ci sono conoscenze che non servono, non sono espressioni di fede. Non basta dire correttamente chi sia questo uomo, bisogna diventarne discepoli, mettersi in ascolto e obbedire alla sua Parola. Non sono le formule che dicono la fede, ma il coinvolgimento della vita. E questo spirito prende chiaramente le distanze da Gesù: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?».
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Non è senza significato che questo uomo posseduto da uno spirito immondo sia in una sinagoga. È il primo segno che Gesù compie secondo il vangelo di Marco: la lotta tra il Signore e il male è una connotazione presente nei vangeli. Il Signore è venuto a liberare, a ridare vita, a vincere il male in tutte le sue forme, anche quando si nascondono nei luoghi che sembrano dedicati a Dio, alla preghiera, al culto. Ciò che segna la differenza è l’adesione al Signore, o almeno lo stupore sincero di fronte a lui.
Per riflettere
Mi stupisce ancora la Parola di Gesù? Come mi pongo di fronte al Signore? Ripeto formule di fede o riesco ad andare oltre, entrando in relazione con lui? Desidero che Gesù sia il mio Maestro?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi