Gesù torna ancora a interpretare i segni e le aspettative presenti in modo tangibile nel popolo, il popolo eletto di Israele. Sono tempi di attesa, segnati dall’oppressione militare e politica dell’impero romano e dalla staticità religiosa, controllata da un’élite che ha ridotto la Legge e il Tempio a strumenti di conservazione sociale.
Tempi in cui ha trovato un grande seguito Giovanni il Battista, con la sua proposta di ricerca sincera: vivendo personalmente l’ascesi del deserto, lontano da tentazioni di ricchezza e potere, poteva credibilmente proporre in modo universale l’attesa sobria di un messia che non avrebbe tardato. Gesù riconosce in Giovanni il compimento della prima alleanza, la figura di quell’Elia, padre di tutti i profeti, il cui ritorno era atteso come segno dell’avvento del Regno. Giovanni è il più grande tra i nati di donna, ma il suo annuncio si ferma alla soglia del mondo nuovo che sta per essere donato ed è un annuncio senza certezze, che in una parabola di vita drammatica si trasforma infine nella domanda: “Sei tu?”. Voce che grida nel deserto in attesa che prenda forma la Parola.
Per riflettere
Giovanni Battista è il più grande tra i mortali, più di Abramo, di Mosè e di Elia. In lui la storia precedente confluisce per sfociare nel suo compimento. I suoi occhi hanno visto, le sue orecchie hanno udito e le sue mani hanno toccato colui che gli altri, solo da lontano, hanno desiderato, sognato e annunciato. (Padre Silvano Fausti)
Preghiera finale
Dio della libertà
che prepari le tue vie
sovvertendo i nostri cammini,
Dio di speranza nella desolazione
e di desolazione nella falsa speranza,
donaci di lasciarci sovvertire da te,
per vivere fino in fondo
la santa inquietudine,
che apre il cuore e la vita
all’avvento del Tuo Figlio,
il liberatore fra noi. Amen. Alleluia!
(Bruno Forte)
AUTORI: Michela e Roberto Roncella
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi