In questa pagina del Vangelo di Matteo possiamo comprendere cosa è richiesto per entrare nel regno dei cieli. Nella parabola delle dieci vergini, Gesù usa l’immagine di dieci fanciulle che, secondo l’usanza del tempo, avrebbero dovuto accogliere e accompagnare l’arrivo dello sposo alle nozze, che abitualmente venivano celebrate di notte (da questo la necessità delle lampade). Il racconto contrappone la “saggezza” di cinque di queste vergini alla “stoltezza” delle altre cinque. Tutte, allo stesso modo, sanno di avere un compito: quello di attendere e accogliere lo sposo. Nonostante questo, solo cinque di loro preparano per tempo l’olio necessario per tenere accese le lampade durante la celebrazione.
Le lampade simboleggiano la luce della fede, che siamo chiamati a vivere con coerenza e coraggio ogni giorno della nostra vita per essere sempre pronti all’incontro con il Signore. Di questo incontro non conosciamo né il giorno né l’ora. Per questo bisogna alimentare e nutrire la nostra fede, perché, al momento opportuno, non ci troviamo esclusi dall’incontro con lo Sposo, che è Cristo. Le risposte che le vergini “stolte” ricevono dalle vergini “sagge”, e dallo Sposo stesso, non sono da considerarsi come una chiusura egoistica, ma come l’inevitabile conseguenza, nel momento del giudizio finale, di una vita vissuta lontana da Dio, nel peccato e nella morte.
L’olio, che alimenta la nostra fede e che può mantenerne sempre accesa la luce sul nostro cammino, è la carità, cioè l’amore che metteremo nei nostri pensieri e nelle nostre azioni, al servizio di Dio e dei fratelli.
Per riflettere
Nella mia quotidianità, quanto oriento pensieri ed azioni al servizio e all’incontro dei fratelli e di Dio, evitando scelte di comodo od egoiste che “intiepidiscono” la mia vita e la mia fede?
Preghiera finale
Signore, io credo: io voglio credere in Te, o Signore;
fa’ che la mia fede sia piena, senza riserve, e che essa penetri
nel mio pensiero, nel mio modo di giudicare le cose divine e le cose umane.
O Signore, fa’ che la mia fede sia libera, cioè abbia il concorso personale
della mia adesione, accetti le rinunce e i doveri che essa comporta
e che esprima l’apice decisivo della mia personalità: credo in Te, Signore. […]
O Signore, fa’ che la mia fede sia forte; non tema le contrarietà
dei problemi, onde è piena l’esperienza della nostra vita avida di luce;
non tema le avversità di chi la discute, la impugna, la rifiuta, la nega;
ma si rinsaldi nell’intima prova della Tua verità. […]
O Signore, fa’ che la mia fede sia operosa e dia alla carità le ragioni
della sua espansione morale, così che sia vera amicizia con Te e sia in Te
nelle opere, nelle sofferenze, nell’attesa della rivelazione finale,
una continua testimonianza, un alimento continuo di speranza. […] Amen.
(Paolo VI)
AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi