Domenica scorsa abbiamo meditato sulla controversia tra Gesù e gli avversari come i farisei e gli scribi che si ritenevano gli unici depositari e custodi della Parola e delle modalità con cui manifestare la loro fede. Ma dimenticavano che la Parola stessa contiene e rimanda all’esercizio di un amore disinteressato che non esclude nessuno né penalizza alcuno.
Al dibattito consegnato nella pericope di Marco domenica scorsa, segue oggi un segno compiuto da Gesù che si colloca nel medesimo scenario. I profeti furono mandati da Dio perché l’alleanza con il popolo di Israele era costantemente disattesa dalla nazione che Lui stesso aveva scelto. Negli ebrei non mancavano gli esperti della Parola: sadducei, farisei, scribi. Alle numerose parole pronunciate dal Nazareno (le parabole) e ai numerosi segni compiuti dal Salvatore (i miracoli) nella terra promessa seguono fatti incresciosi. Come il tentativo di catturalo e di ucciderlo. Avverrà, lo sappiamo, poco dopo.
Il Signore esce da Israele per recarsi in un territorio impuro per gli ebrei. La presenza di persone che praticano altre religioni, che non conoscono e non possono rispettare le leggi spesso solo costruite dagli uomini e non da Dio, costituiva uno scandalo per i suoi avversari. Per questa ragione assume un valore altissimo il gesto di guarigione impartito dall’Emmanuele.
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Il Figlio ama tutti e non fa distinzione alcuna. I suoi avversari erano “sordomuti”: non ascoltavano il Verbo e pertanto incapaci di proferire parole di amore, di fratellanza, di misericordia e di pace. Gli “altri”, i non ebrei, meritano quanto farisei e scribi non comprendono. L’incarnazione della seconda Persona della santissima Trinità ha permesso un rovesciamento di prospettiva. E di tutto questo dobbiamo rendere grazie anche a Maria. Il suo “sì” ha reso possibile l’Emmanuele.
Per riflettere
La venuta del Figlio ha portato una buona notizia: Dio vuole la salvezza di tutti. La storia di salvezza mette in luce la scelta di una donna, Maria, ebrea che accoglierà l’invito di Dio di partorire il Salvatore non solo del popolo di Israele ma di tutto il genere umano. A lei ci rivolgiamo come Vergine Madre nata senza peccato, Madre di Dio e Madre della Chiesa.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi