Ai tempi di Gesรน era frequente che gli amministratori di grandi latifondi, gestendo direttamente i canoni di usufrutto del terreno e gli interessi dei prestiti, invece che ricevere direttamente uno stipendio, guadagnavano sulla differenza tra gli incassi e quanto preteso dai proprietari.
L’amministratore del racconto di Gesรน, appreso del proprio licenziamento, per garantire la propria sussistenza, si ingrazia il favore di alcuni debitori riducendo gli importi da questi dovuti. La decurtazione lo avrebbe fatto rinunciare al proprio guadagno, ma non avrebbe modificato il profitto atteso dal proprietario.
Nel racconto di Gesรน l’amministratore รจ dunque indicato come disonesto per la sua cattiva gestione precedente il licenziamento e non per le sue successive azioni. Allo stesso tempo non รจ per un furto ai propri danni che il padrone loda l’amministratore, per la sua rapida e risoluta decisione.
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Piuttosto che il guadagno atteso al presente come percentuale di quanto dovuto al padrone, conviene guardare alla prospettiva del futuro e per questo confidare nei rapporti con le altre persone. (sintesi di un commento di Mariusz Rosik, sacerdote cattolico e professore presso la Pontificia Facoltร Teologica di Wroclaw, Polonia)
Per riflettere
Siamo capaci di considerarci amministratori e non proprietari dei beni di cui ci troviamo a disporre? Siamo capaci di allargare i nostri orizzonti temporali e spirituali nell’uso dei beni, cogliendo il guadagno che rappresenta anche per noi stessi la loro condivisione?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per lโEvangelizzazione e la Catechesi