Ancora una volta il Cristo Gesù ci dice che non siamo pronti. Non sosteniamo sulle nostre spalle il peso della Verità, quella completezza di senso che sembra poterci annichilire. E allora lui per noi media, tra sé e il Padre, tra sé e la venuta dello Spirito.
Come persone non abituate alla luce, lascia che scorgiamo poco per volta il bagliore che filtra dalle sue parole. Seppure ora siamo fragili, limitati, la nostra ragione sopporta la sfida della fiducia. Non è possibile vedere con onniscienza, ma è possibile essere istruiti da un esempio di bene.
Non è sostenibile una verità più grande della nostra capacità razionale, è però pensabile seguire l’esperienza di un uomo buono che rivela con i suoi atti e la sua esistenza un Regno, che desideriamo sia reale. Non abbiamo garanzie, ma solo tentativi di fede.
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Dunque, cosa diremmo di noi se dovessimo raccontarci in quanto cristiani? Che abbiamo la verità di tutte le cose? Ma la via, la verità e la vita per noi è una sola, ed è il Cristo, Dio fatto carne per amore.
Tutto quel che possiamo fare, allora, è affidarci alla sua parola, alla sua testimonianza, fin quando verrà lo Spirito di Verità e saremo pronti ad accogliere la conoscenza di tutte le cose, con pienezza.
Per riflettere
Ritagliamo un attimo di silenzio nelle nostre giornate, prendiamoci del tempo per pregare e fare un esercizio di umiltà. Riconosciamo tramite il passo del Vangelo che siamo creature, parte di un disegno molto più ampio di noi, che spesso non capiamo ma al quale possiamo affidarci. Se questo ci aiuterà a toglierci dal centro di ogni narrazione, ci condurrà ad avere maggior fiducia nelle cose, ad affidarci con più docilità al progetto che il Padre ha preparato per noi. Talvolta il miglior modo per far fronte agli eventi della vita non è cercare di spiegarsi tutto, ma accettare di avere un limite, esercitare una feconda speranza per quel che verrà dopo di noi e in cui noi stessi troveremo compimento.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi