«Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». E se scambiassimo l’ordine della frase e la leggessimo così: “Nonostante le opere buone, ti lapidiamo perché sei un bestemmiatore: tu che sei uomo ti fai Dio”. Ma, in un certo qual modo, non si fanno simili a Dio tutte le persone che compiono il bene?
Non è forse quello di cui si parlava inizialmente, ovvero, il farsi vicini a Cristo nel suo esempio, nel suo donarsi e nel suo abbinare la Parola alle opere ispirate da essa? Ecco, infatti, che Gesù risponde coerentemente rispetto a quanto fatto notare: «Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre».
Al di là del fatto che il Cristo Gesù viva una condizione di comunione col Padre, infatti, dice una cosa vera per ciascun cristiano; perché dire che sia un bestemmiatore, se dalle sue azioni si può giudicare solo che viva ed agisca secondo quanto richiesto dal Padre. Essere nel Signore ci protegge non solo dalle accuse ingiuste, ma anche e soprattutto dal vivere una vita incoerente e piena d’ipocrisia.
AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi