Il profeta disarmato contro il sopruso. Nella fine di Giovanni Battista troviamo tutti gli elementi che la storia si è incaricata di verificare nei soprusi dei potenti di ogni tempo e luogo. In primo luogo il potere politico, non importa se acquisito legittimamente o per imposizione.
Erode è re, governa per conto della potenza occupante romana, controlla la forza militare (si dice che “mandò una guardia”, che evidentemente aveva l’autorizzazione per procedere ad esecuzioni capitali). In secondo luogo il potere economico: per il suo compleanno può invitare “i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea”, come a dire, può spendere per avere a corte tutti quelli che contano.
E infine il potere della seduzione, potremmo dire il potere della sessualità: tiene con sé la moglie del fratello, Erodiade. La quale a sua volta esercita un’altra forma di potere di seduzione su di lui. Potere politico, soldi, sesso. In questo consiste la storia, direbbero gli uomini di mondo, quelli che si intendono delle cose degli uomini (anche oggi certi opinionisti la pensano esattamente così).
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Qui sta la grandezza ma allo stesso tempo il limite di Giovanni Battista, il più grande tra i nati di donna, ma anche colui che rispetto a Gesù non è degno di allacciare i calzari. Perché Giovanni combatte in nome della sua integrità. Quando perde, perde tutto. I discepoli lo seppelliscono, la storia finisce. Gesù non combatte, si affida.
Per riflettere
Diciamoci la verità. In fondo in fondo questa idea che al mondo contino molto potere e soldi ci sembra credibile. In fondo la storia la fanno i vincitori, no? Bisogna essere realisti, no? Perché dovremmo sempre stare dalla parte dei perdenti? Sottilmente il male si insinua nei nostri pensieri.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi