Il testo di oggi è corposo, ma abbastanza lineare, e richiama una famosa citazione di Sant’Agostino: “Ama e fa ciò che vuoi”. Si parla di tradizione e di precetti che di per sé non sono né buoni né cattivi. La tradizione è necessaria per progredire come umanità in tutti i campi e senza di essa dovremmo ripartire da zero ogni giorno, per ogni generazione e per ogni singola cosa.
I precetti, cioè le leggi, sono necessarie e ambiscono a garantire l’ordine, l’equilibrio e l’equità sociale. Perché Gesù rimprovera duramente gli scribi e i farisei? Perché invece di amare Dio amano la legge, travisando il fine ultimo della legge, che invece è proprio quello di amare Dio attraverso il nostro essere uomini. Quindi il rimprovero, grave, è di tradire Dio. Seguono i precetti e le tradizioni come se queste fossero fini a loro stesse, vuote e prive di uno scopo più grande.
Bisogna tenere sempre a mente, e soprattutto nel cuore, che le tradizioni e i precetti, così come la dottrina e la liturgia con le sue norme, devono essere uno strumento che ci permette di conservare e tramandare nel corso dei secoli la conoscenza e l’esperienza che l’uomo ha di Dio. Facciamo molta attenzione a non cedere alla tentazione di lavarci la coscienza tramite l’assolvimento di una lista di buone azioni, o peggio essere convinti che la salvezza sia nella meticolosa osservanza dei precetti e delle devozioni: tutte cose importantissime ma che servono per farci entrare in relazione con Dio e a permetterci di comprendere il comandamento nuovo di Gesù, che è quello di amare il prossimo.
Alla fine della vita verremo giudicati nell’amore e l’amore è creativo, in tutti i sensi; amare quindi non vuol dire astenersi dal fare determinate cose o fare sempre le stesse, troppo facile. Amare è essere come Dio, creare costantemente relazioni e creare sempre nuovi modi di fare carità.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
I commenti sono curati da Rita e Giovanni Giordanelli