Medita
Giuda e Pietro, due cadute rovinose. L’esistenza e il ruolo del traditore sono parte di un mistero che ci supera, che coinvolge drammaticamente il rapporto fra libertà dell’uomo e presciente onnipotenza di Dio. Però un confronto sulle due cadute rovinose profetizzate da Gesù nel vangelo odierno ci consente almeno qualche riflessione… meno rischiosa.
Al pensiero del supplizio imminente, Gesù è umanamente turbato. Ma al turbamento concorre il pensiero del tradimento. Un amico, uno dei discepoli che Egli ha scelto dopo un’intensa notte di preghiera e discernimento sta per tradirlo. Il tradimento dell’amicizia è un altro aspetto del dramma dell’Iscariota. La sua vera tragedia però non è tanto l’aver tradito, quanto la disperazione di poter essere perdonato. Giuda aveva avuto la grazia del pentimento ma questo è degenerato in disperazione e così è divenuto autodistruzione, almeno temporale (Benedetto XVI). Fino all’estremo della vita, quando il menzognero per eccellenza tenta l’estremo assalto, esiste la possibilità di corrispondere alla Grazia e all’amore di Dio. Giuda, almeno in apparenza, non ne è stato capace.
Anche Pietro si macchia di un peccato spregevole. Lui, il discepolo scelto dal Signore come la roccia su cui fondare la Chiesa, negherà per tre volte di conoscere Gesù. Egli però da questa caduta si risolleva. Anche lui, come Giuda, ottiene la Grazia del pentimento ma, a differenza di Giuda, questo gli dà la forza di rialzarsi dal fango. Sarà lo sguardo di Gesù a trapassargli il cuore e a renderlo capace di una fedeltà non più sbandierata ma vissuta fino al martirio.
Rifletti
“Se il tuo cuore ti accusa di peccato, Dio è più grande del tuo cuore” (Teresa di Lisieux, Dottore della Chiesa). Teniamo sempre lontana, con tutte le forze e con l’aiuto di una buona direzione spirituale, la diabolica tentazione di disperare dell’amore e del perdono di Dio.
Prega
Signore, insegnami ad affidarmi alle tue mani,
ad affidarmi alla tua guida,
anche nei momenti brutti,
nei momenti oscuri,
nel momento della morte,
io mi affido a te perché tu non deludi mai, tu sei fedele.
Signore, non capisco…
anche senza capire, mi affido alle tue mani.
(Papa Francesco)
Fonte: Ascolta e Medita – Marzo 2020 curato da Domenico Coviello, Angela Castino – Arcidiocesi di Pisa – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi