La settimana si apre con il terzo brano tratto dal capitolo 14 del vangelo di Luca. Come nei primi due, ritornano protagonisti il capo dei farisei e il pranzo. Nell’ultima pericope Gesù offriva una lettura diversa sulla scelta dei posti al banchetto. In questo testo, rivolgendosi direttamente al capo dei farisei, contesta un modo di vivere la Parola molto diffusa nella società dell’epoca fondata su alcuni testi del Primo Testamento.
Ancora una volta, il Nazareno, seduto a tavola ed invitato dal capo dei farisei, propone una scelta di vita, cogliendo l’occasione della quotidianità di un pasto, per insegnare una tappa del cammino che conduce al Regno. La convivialità è presente nella Parola in più episodi. Stare insieme, soprattutto a tavola, anche oggi, è conoscersi, parlare, discutere. Anche mettere in evidenza le distanze; più spesso, le vicinanze.
Chi invitare? Chi invitiamo? Il capo dei farisei ha invitato una persona importante, la cui fama si andava diffondendo. Conosciamo dalle pericopi precedenti la presenza di altri ospiti. Nella prossima troveremo citati dei “commensali”. Forse, sono persone tutte altolocate e meritevoli di essere sedute a banchettare. Ma le parole dell’Emmanuele rimandano ad un insegnamento presente nei testi già commentati.
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Perché escludere gli ultimi? Il nostro egoismo e protagonismo si riflette anche sulle scelte delle persone che ci circondano o che si siedono a tavola.
Se amare è servire, prima di tutto dobbiamo amare i più deboli, i più fragili, i più bisognosi. Il rischio è di non cogliere la grande novità portata dal Figlio che si è fatto uomo, ha sofferto come noi ed è morto in croce per noi. Per tutti, anche per gli esclusi citati dal libro del Levitico.
Amare è servire “poveri, storpi, zoppi, ciechi” e potremmo aggiungere vedove, orfani, persone colpite da altre malattie, quanti fuggono dalla propria terra per disperazione, quanti subiscono le conseguenze causate dalle numerose guerre.
La tavola è un momento di convivialità ed è occasione anche per testimoniare l’amore che è servizio verso tutte le sorelle e i fratelli.
Per riflettere
Il Maestro non si rivolge solo al capo dei farisei. Un passato non ancora lontano ricorda l’accoglienza per gli altri anche invitandoli a tavola. Altri tempi. Nei nostri, l’attenzione per poveri, storpi, zoppi, ciechi e disperati per la situazione di oggi può e deve portare a gesti concreti. Non mancano le occasioni e le modalità.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi