Gesù infrange la legge molte volte e non su punti secondari—mette l’uomo prima del sabato, mangia coi peccatori, tocca gli impuri, salva l’adultera dalla punizione—, ma chiarisce che non è venuto per eliminare la legge ma per portarla a compimento: anche la legge ha bisogno di un oltre, di uno spazio più ampio, di una meta a cui tendere.
La legge superiore di cui parla Gesù non è quella del servo, preoccupato con il suo agire di meritare la ricompensa del suo padrone, ma quella del figlio, grato di poter accogliere nella propria vita l’amore gratuito e preveniente del Padre.
Ciò che fa non mira a conquistare un premio o a meritare un salario, ma ad accogliere e a far fruttificare in sé un dono che sempre lo precede. Quindi, non si tratta di fare cose diverse, ma di vivere con un cuore diverso. Non un cuore preoccupato semplicemente della scrupolosa osservanza dei precetti, ma un cuore teso a cercare in ogni realtà e in ogni gesto della vita il volto del Padre e la relazione con lui.
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La legge è una realtà sana e necessaria che va messa al servizio di un disegno più grande e in rapporto alla storia della salvezza che trova il senso più alto nell’Amore; e chi ama non solo osserva, ma compie tutta la legge. Chi ama realizza, mette in pratica, riempie, colma, completa, conferma.
Per arrivare alla perfezione dell’amore che ha una legge piena di iota e trattini, di minime attenzioni, dettagli, piccoli gesti, dobbiamo usare la perfezione della Legge di Cristo non trascurando il minimo dettaglio, neppure uno iota.
La radicalità di Gesù è dunque quella di chi, mentre risale all’intenzione di colui che ha donato la Legge, esorta i suoi discepoli a vigilare sul disegno, sulla purezza del loro cuore quale fonte della vera giustizia.
Per riflettere
Ogni vita ha bisogno di una regola, di una legge; non vissuta come una dittatura o un insieme di prescrizioni da ottemperare, bensì come uno strumento per imparare ad amare. Come vedo e vivo la legge di Dio: come orizzonte crescente di luce o come imposizione che delimita la mia libertà?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi