Siate misericordiosi. Come a dire “siate santi”. La misericordia nell’Antico Testamento è uno degli attributi di Dio. La rachamin, la sollecitazione delle viscere materne, dell’utero, di colei che contiene in sé un figlio e anche quando ha partorito lo sente sempre suo fino alla morte. Di colei che sente fisicamente il dolore di coloro che ha generato, che sceglierebbe ogni disgrazia al posto dell’altro, che non sa provare gioia se il figlio non è felice.
Questa è l’immagine che Luca ci propone come obiettivo per le nostre scelte di vita. E la conseguenza logica è “non giudicate”. Una madre non giudica il figlio; ne vede i difetti, ma l’amore prevale sempre. Chi abbiamo di fronte non è certamente perfetto, ma è lui che vogliamo accanto. E le sue scelte sbagliate non provocano in noi desiderio di rivalsa, ma dolore.
Non voglia di vendetta, ma sofferenza e desiderio di intervenire perché tutto cambi e le nuove scelte siano più autentiche. Riecheggia forte un altro brano del Vangelo di Luca, la parabola del fariseo e del pubblicano. È certamente vero che il Fariseo è una brava persona, che rispetta la legge ed è sicuramente migliore del pubblico peccatore che ha di fronte, eppure esce dalla sinagoga non giustificato. Non prova dolore per il peccato del fratello, ma solo orgoglio per la propria giustizia.
Giudica e vive di giustizia, ma non di misericordia.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi