Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 6 Maggio 2021

554

L’ultima cena è finita, Giuda il traditore se n’è andato e Gesù ha anticipato agli apostoli increduli l’imminenza della sua passione e della sua morte. In quest’atmosfera di tragedia incombente Gesù fa il suo discorso di commiato. Non è una sintesi della sua predicazione, come ci saremmo aspettati, anzi, è un discorso molto lungo che si estende per ben 4 capitoli del vangelo di Giovanni, dal 14 al 17. Potremmo dire piuttosto che è un distillato, in quanto svela ai discepoli gli aspetti teologici della sua predicazione come le motivazioni che l’hanno animata e gli obiettivi che prospetta.
L’immagine che viene fuori dai versetti che stiamo leggendo è quella di una cascata di amore che dal Padre si riversa sul Figlio e dal Figlio su di noi. È una cascata che per quanto riguarda noi uomini ci investe tutti, che ci piaccia o no. A noi la scelta se evitarla, oppure accoglierla, “rimanendoci” sotto, come fa Gesù.

Cosa in realtà per noi significhi questo «rimanere» ce lo spiega il versetto successivo, nel quale Gesù ci dice che si rimane nel suo amore semplicemente osservando i suoi comandamenti. Il riferimento ai comandamenti delle tavole della Legge è inequivocabile, ma qui sembra quanto mai opportuno leggerli attraverso la sintesi che Gesù stesso ce ne ha proposto: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti” (Mt 22, 37–40).
Parlando ai discepoli Gesù soggiunge anche: “Come io ho osservato i comandamenti del Padre mio”. E questo induce inevitabilmente i discepoli, ma anche noi, a pensare quali possano essere i comandamenti del Padre per Gesù. Il primo che a me viene in mente è il suo farsi uomo. Un farsi uomo per dirci “queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
Ma un farsi uomo anche per soffrire la passione, la morte e, peggio ancora, lo strazio della consapevolezza che eravamo proprio noi, oggetto prediletto del suo amore, ad infliggergli tutto ciò.

Per riflettere

Da Giovanni Paolo II impariamo che l’obbligo di rispettare i comandamenti non è un divieto fine a se stesso ma, al contrario, indica che “il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo non ha nella sua dinamica positiva nessun limite superiore”, cioè è un invito ad amare sempre di più: c’è invece “un limite inferiore, scendendo sotto il quale si viola il comandamento”. (dall’enciclica Veritatis splendor, 52).

Preghiera finale

Offriamo la nostra preghiera
e le nostre azioni per tutti i laici
affinché si rendano disponibili a colmare, per quanto possibile,
i vuoti che si creano con la diminuzione delle vocazioni alla vita consacrata.
Ti preghiamo affinché siano sempre più numerosi
quelli che rispondono al tuo richiamo
e la tua assistenza li accompagni nella loro opera
di aiuto materiale e spirituale di tutti i fratelli.
Dei fratelli nella fede, ma anche dei fratelli
la cui fede è vacillante o è stata smarrita o non c’è mai stata.


AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi