Ci sono tre volti in questo brano del vangelo. C’è il volto dei farisei, che per mettere Gesù alla prova si nascondono dietro falsi complimenti (“Maestro, sappiamo che sei veritiero”). C’è il volto di Cesare sulla moneta che viene portata a Gesù, il quale rappresenta il potere politico ed economico dei Romani, conquistatori di Israele. E infine c’è il volto di Gesù, il Maestro che “non guarda in faccia nessuno” (ma ci scruta nel profondo) e deve rispondere alle domande ipocrite dei farisei.
In questo contesto Gesù fa due cose. Primo, smaschera i farisei per quello che vogliono realmente e vede il loro bluff. Secondo, rilancia: non si abbassa alla richiesta di una dichiarazione di ribellione contro i Romani, ma rilancia con un vero messaggio rivoluzionario, dare a Dio quel che è di Dio.
Facendo questo, ribadisce ancora una volta che il Vangelo non riguarda il potere degli uomini, non serve a rovesciare il governo dei Romani. Invece il Vangelo di Gesù viene a rovesciare la relazione dell’uomo con Dio, che non chiama più gli uomini servi ma figli.
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La rivoluzione che Gesù ci chiede di fare è quindi quella di lasciare le cose del mondo al mondo. E dopo esserci alleggeriti di tutto ciò che non riguarda Dio, dare a Dio quello che gli spetta, ovvero il nostro amore di figli.
E quindi la sfida è duplice. Da un lato discernere quali sono le cose del mondo, evitando di santificare ciò che non ha a che fare con Dio. Dall’altro, fare spazio al Signore, coltivare un luogo sacro dentro di noi, dove si entra solo a piedi scalzi e si incontra il Dio del roveto ardente.
Per riflettere
Riconosciamo il volto del Signore nella nostra vita? Riusciamo a santificare il nostro quotidiano? Riusciamo a dedicare a Dio quello che gli spetta veramente o preferiamo pagare tributi maggiori a qualcos’altro (il lavoro, i nostri interessi, noi stessi)?
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mc 12,13-17
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi