Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 5 Novembre 2023

Commento al brano del Vangelo di: ✝ Lc 14,1.7-11

Nel brano tratto dal vangelo di Marco, l’evangelista presenta Gesù servendosi di due appellativi: Maestro e Giusto. Ciò che distingue altri personaggi autorevoli del tempo dal Nazareno è il suo stile di vita, presentato nel dettaglio nella prima parte della pericope e racchiusa in una sentenza a tutti nota posta in chiusura del brano.

Il Galileo di Nazaret, che si rivolge molto spesso con parole e toni severi nei confronti degli scribi e dei farisei, riconosce loro la frequentazione della Parola e la conoscenza del volere di Dio racchiusa nei libri del Primo Testamento. Ma denuncia al tempo stesso i loro limiti.

Da una parte, quindi, invita anche noi a porre attenzione alle loro parole e agli insegnamenti. Dall’altra ci mette in guardia se alle parole non seguono i fatti.

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Parlando alla folla e ai suoi discepoli, cioè anche a noi, segnala la distanza tra una scelta di vivere la fede senza ricadute efficaci nella quotidianità. Una accusa sempre molto attuale nei confronti dei praticanti di ieri e di oggi è il desiderio di visibilità, il farsi riconoscere, il mettersi in mostra. Il brano rimanda ai filatteri, alle frange, agli appellativi, ai posti d’onore, l’essere salutati. Oggi è diverso? Forse.

Abbiamo un Maestro e una Guida che è Dio fattosi carne e che ci spiega nella Parola come evitare queste tentazioni. Dalla Parola sappiamo che il Figlio di Dio ha vissuto per primo quanto ha predicato e poi trasmesso ai suoi amici un modello di vita paradossale ed assurdo. Decisamente in controtendenza alle nostre aspettative e convinzioni, il Risorto ci invita ad un cambiamento di prospettiva. Abbandoniamo le nostre pseudo certezze e accogliamo il rivoluzionario comandamento dell’amore.

Amare è servire: lo ha fatto il Galileo prima di abbracciare la croce. Perché non dovremmo seguire il percorso tracciato dal Maestro e dalla Guida?

Per riflettere

“Essi dicono e non fanno”: nella pericope sono scribi e farisei. Nell vita quotidiana sappiamo bene che le parole così severe del Maestro riguardano anche noi. La Parola fattasi carne è la Guida della nostra vita: non si è fatto servire ma per primo ha dato l’esempio. Ricordiamo la lavanda dei piedi.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

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