I sadducei con i loro quesiti paradossali rappresentano efficacemente quello che succede quando cadiamo nella tentazione di interpretare la parola del Signore in senso letterale, come un codice legislativo o un copione.
Diventa allora facile creare scenari fantascientifici come quelli dei sadducei che incrementino il nostro scetticismo e la nostra sfiducia: “Non è possibile credere in Dio, perché se seguissimo il Vangelo le donne non voterebbero nemmeno”, “Essere cristiano significa vivere fuori dal mondo: cosa dice la Bibbia delle cellule staminali?”. E così via.
Lo sforzo che dobbiamo fare però non è solo quello di contestualizzare la parola del Signore nel tempo e nello spazio, ma soprattutto quello di avvicinare la parola del Signore a noi, rendendola viva nella nostra quotidianità. In questo consiste il Vangelo di Gesù: nell’annuncio di una parola che ha il potere di cambiare le nostre vite.
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Per far questo Gesù in questo brano mette in luce due criteri che ci possono aiutare nel rendere la parola del Signore acqua viva: conoscere le Scritture e riconoscere la potenza del Signore.
È tramite la conoscenza delle scritture, infatti, che permettiamo alla voce del Signore di raggiungerci come ha raggiunto Mosè nel roveto ardente. Scopriamo così che Dio “Non è Dio dei morti, ma dei viventi”, ovvero che il suo messaggio può essere incarnato nella nostra vita presente.
Il secondo criterio invece ci indica la direzione che dobbiamo tenere. Se riconosciamo la potenza di Dio, riconosciamo che lui può tutto e in particolare che può salvarci dal peccato e dalla morte. Ed è da questa consapevolezza che deve nascere la nostra conversione: se accettiamo la Promessa del Signore, allora la nostra vita deve cambiare per incarnare la sua parola.
Per riflettere
Credo realmente alla resurrezione? Vivo in prospettiva della vita eterna? Riconosco che la nostra speranza si basa sulla promessa della vita eterna che deriva dall’essere figli di Dio?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi