Di Gesù hanno scritto Mosè e i Profeti eppure è il figlio di Giuseppe, di Nazaret. Che c’entra un carpentiere di un villaggio della Galilea col Messia? Come nel caso di Andrea e Pietro, anche Filippo invita Natanaele a vedere con i propri occhi, a fare esperienza diretta di Gesù. Non c’è altro modo per incontrare il Signore. La fede la possiamo ereditare in famiglia, possiamo viverla come un’abitudine, aggrapparci a essa come a una consolazione, non farcela mancare per sentirci più sicuri.
Alla fine però occorre viverla, praticarla. E c’è sempre un momento in cui facciamo esperienza di Dio, quando tutto assume senso, acquista una prospettiva nuova e ci fa capaci di trasmettere agli altri un messaggio: “Abbiamo trovato…”. Solo così la nostra vita cambierà, si trasformerà silenziosamente, giorno dopo giorno. Non solo, perché chi diverrà discepolo del Signore e comincerà a seguirlo davvero potrà vedere “cose più grandi di queste”.
Come “il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo”. È il sogno di Giacobbe che vede gli angeli scendere e salire su una scala che da terra raggiunge il cielo. Quel ponte gettato fra Dio e l’uomo è Gesù stesso. La Parola, il Verbo che si è fatto carne, chiede di essere accolta per portare frutto.
Per riflettere
Natanaele incontra Gesù dopo che Filippo lo ha invitato a constatare con i propri occhi. Così supera pregiudizi e chiusure. Siamo pronti a metterci in gioco per cambiare, aprirci alla novità del Vangelo e abbandonare i nostri rassicuranti schemi mentali?
AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Angela Castino, Edoardo Cortese, Domenico Coviello
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi