Marco prosegue nel suo reportage, costellato di episodi di incredulità della gente e degli stessi discepoli. Qui è il Signore stesso che “si meraviglia della loro incredulità”.
È incredibile la capacità degli uomini di far prevalere la norma, la categoria, la coerenza con un supposto ordine delle cose rispetto alla sorpresa e alla apertura al nuovo. Gesù guarisce i malati, riporta alla vita i morti, tocca e risana, comanda perfino alle tempeste del mare. Tutti segni che dovrebbero richiamare alla salvezza promessa dai profeti, realizzata dal Messia tanto a lungo atteso. Tutti segni che dovrebbero aprire alla domanda della fede: forse quest’uomo viene da Dio?
E invece tutto il ragionamento porta a classificare Gesù all’interno delle categorie correnti: la sua parentela, la madre ben conosciuta in paese, i fratelli e le sorelle, il mestiere di artigiano, la sua educazione. Come se tutto fosse prevedibile e spiegabile.
La fede inizia con la capacità di rompere con le categorie esistenti e di farsi interrogare nel profondo. Forse le nostre categorie non spiegano tutto. Forse c’è davvero del nuovo.
Per riflettere
Classificare gli altri è un potente strumento per evitare di ingaggiarsi con le loro vite. Buono per creare alibi alla nostra pigrizia e alla durezza del cuore. Gesù ha attivamente combattuto le classificazioni.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi