Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 5 Febbraio 2022

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Il brano meditato ieri ci ha consegnato gli ultimi istanti della vita di Giovanni. Oggi, protagonista assoluto è Gesù. Mentre nella pericope di venerdì incontravamo personaggi come Erode e le due figure femminili che in modi diversi segnano la morte del Battista, la lettura di oggi indica in modo chiaro i destinatari dell’azione del Nazareno: sono gli apostoli.

Se un ruolo non certo secondario abbiamo assegnato, nella lettura di ieri, a quella cerchia di persone che pur vedendo hanno taciuto assecondando il potere, nel testo di Marco emerge la “grande folla”. In essa non troviamo un nome né possiamo rintracciare parole pronunciate.

Sappiamo molto altro. Gli apostoli inviati da Gesù per portare la Parola di speranza e di gioia, il Vangelo, erano stanchissimi per il grande lavoro svolto. Avevano insegnato incessantemente: non avevano avuto il tempo di magiare. Dovevano dare da mangiare la Parola.

Ma la folla aveva ancora fame, e il tentativo del Nazareno di isolarsi con i suoi amici ha suscitato una reazione forse inaspettata. Quelle persone non se ne sono andate, hanno agito, hanno preso posizione e a piedi (non cavallo, come i protagonisti della corte di Erode) si sono messi in cammino. E, raggiunto il Salvatore, erano “una grande folla” di anonimi nella quale dobbiamo riconoscerci tutti.

La testimonianza di Giovanni, il precursore, non è stata vana. L’Emmanuele ha anche raccolto l’eredità del Battista e l’ha portata avanti fino al punto che Pietro, sorretto dallo Spirito Santo, potrà rispondere alla domanda “Chi dite che io sia”. Il Figlio di Dio, nato per la nostra salvezza, di fronte a quella scena mostra un tratto molto umano e divino: ha “compassione”. Capisce che non tutti riconoscono come pastore chi esercita il potere dell’arroganza politico-sociale-religioso. Hanno bisogno di un pastore diverso, capace di parole diverse, che indichi una strada diversa.

Per riflettere

Gesù di Nazaret è il vero pastore. Esercita un potere che è quello del servizio, dell’umiltà, dell’amore. Questo ha detto agli apostoli stanchi e felici. Annunciare la gioia del Vangelo è sfamare quanti cercano strade lontane da quelle percorse dalla corte di Erode


AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Massimo Salani
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi