I destinatari della sapienza divina non sono in primo luogo i profeti o i re. Sono i piccoli, gli scartati. O gli stranieri oggetto di disprezzo, come il centurione romano dalla grande fede. Il Dio che Gesù prega e loda è una divinità un po’ strana: cambia le carte in tavola alle sicurezze umane e le fa vacillare. Non corrisponde all’immagine che le civiltà generalmente si fanno di lui.
Non è un freddo “Motore Immobile”, né un distaccato “Architetto dell’Universo”; e neppure una “Mente assoluta” che ama i dotti e i sapienti. No, il Dio di Gesù è il Vivente amante della vita: ha il cuore di un padre, di una madre, e nasconde i suoi segreti ai potenti e ai presuntuosi per rivelarli a chi sa accogliere, amare, mettersi in cammino per cambiare.
«Nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio» dice Gesù ai discepoli, ai quali poi preannuncerà l’invio dello Spirito Santo. Dio è una relazione; è uno ma sono tre, come i tre uomini che incontrano Abramo alle Querce di Mamre, perché esprime una comunione di amore.
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E il suo amore, ci insegna Gesù, è particolarmente attento agli umili, ai poveri, più pronti ad accoglierlo e a diffonderlo di chi si sente appagato dal proprio narcisismo credendo di sapere qualcosa e di essere qualcuno.
Per riflettere
Cosa vuol dire per me farmi piccolo? Come posso spogliarmi di schemi mentali, presunzioni e attaccamenti per ricevere la Parola?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi