Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 5 Dicembre 2022

366

Gesù sta insegnando. Intorno a Lui gli esperti della Legge. Vogliono capire le Scritture, conoscere Dio e la salvezza che Egli promette. Assiste la folla, ci sono quelli che ascoltano, quelli che guardano, quelli che sono là per caso, per curiosità o nella speranza di un miracolo. Ad un certo momento, in un modo del tutto insolito, attraverso il tetto su un lettino viene presentato a Gesù un paralitico. L’uomo non chiede nulla, è stato portato davanti a Gesù perché compisse un miracolo. Invece Gesù in questo contesto, pubblicamente, gli perdona i peccati.

Gli scribi e i farisei si scandalizzano, ma qual è il vero motivo di scandalo? Non fanno riferimento alla persona che viene presentata a Gesù, né al modo in cui è stata portata. Cosa li turba? Il fatto che Gesù perdoni i peccati oppure che i peccati possano essere perdonati senza alcun merito?

Il vero motivo di scandalo è la misericordia. Il loro cuore non accetta che il perdono e la riconciliazione possano essere messe in atto attraverso il Verbo. Cioè grazie alla misericordia. Non ce lo possiamo meritare, non ce lo possiamo comprare, guadagnare. Dio, che loro dichiarano di voler conoscere attraverso le Scritture, quando si presenta operante e si mostra così come è descritto nella Bibbia, diventa un motivo di scandalo.

È possibile trovarsi al cospetto del Signore e non vederlo. Cercare Dio con l’intelletto e accettare con il cuore la sua misericordia, gratuita e operante, ci riveste di una dignità nuova e ci rialza in piedi. “Beato l’uomo al quale Dio fa mostra della sua misericordia! Egli sarà uno che non si può insuperbire, dopo che Dio gli ha mostrato la sua misericordia. (…)

Non insuperbendosi, non s’innalza. Non ponendosi in alto, non rotola a terra, e naturalmente, se non cade, resta in piedi. Stando in piedi, aderisce a Dio e resta saldo in lui, gode e si allieta nel Signore suo Dio” (Sant’Agostino).

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

Il commento di oggi è proposto dal Centro Diocesano per le Vocazioni di Pisa